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09 Ago 2015 11:00 - ATP
Il serve&volley è ancora vivo, seconda parte. Federer esempio per i futuri attaccanti?
di Salvatore De Simone
TENNIS – Roger Federer sta giocando in questi ultimi mesi un tennis ancora più aggressivo di quello che era solito fare. Qualcuno dei giovani saprà seguire questa strada tracciata dallo svizzero?
In un’intervista rilasciata all’inizio del 2014 mentre si svolgeva l’Australian Open , John Newcombe, ex campione degli anni sessanta e settanta, parlò anche di Roger Federer. Lo svizzero era reduce da un anno difficilissimo a causa del mal di schiena che lo aveva tormentato per tutto il 2013, riuscendo ad incamerare in quella stagione solo un torneo: Halle. Secondo Newcombe, aldilà dei problemi fisici, l’elvetico non avrebbe più avuto chance contro i vari Djokovic, Nadal o Murray a meno che non si fosse deciso a giocare di più all’attacco, praticando anche il serve&volley. Alla scontata replica dell’intervistatore sul fatto che sarebbe stato rischioso andare a rete subito dopo il servizio, la leggenda australiana rispose in modo perentorio: “Non dico che Roger debba sempre giocare il serve&volley: basta farlo anche un paio di volte a game. E deve attaccare di più durante il match rispetto a quando sta facendo in questi ultimi anni”. Non sappiamo se l’attuale numero due del mondo abbia mia letto la suddetta intervista ma sostanzialmente disse le stesse cose qualche mese dopo, alla vigilia della stagione sull’erba: cioè che avrebbe utilizzato più spesso il serve&volley e che in generale avrebbe giocato di più all’attacco; ed effettivamente da un anno a questa parte il rossocrociato ha aumentato vertiginosamente le discese a rete, senza disdegnare di fare vole’ subito dopo aver servito.
Federer è stato l’ultimo tennista a vincere uno slam facendo costantemente serve&volley, nel 2003 a Wimbledon. Dall’anno successivo il fuoriclasse di Basilea decise di abbandonare gradualmente questa tattica, cercando di tenere il pallino del gioco con l’aggressività da fondocampo. In questa sede non si vuole ragionare sui motivi che hanno portato l’elvetico a giocare di meno a rete né analizzare il perché sia tornato ad utilizzare il serve&volley andando di più all’attacco. Vorremmo chiederci piuttosto se questo Federer decisamente più aggressivo possa essere preso ad esempio da più giovani tennisti che volessero distanziarsi dal gioco di fondocampo dei loro coetanei.
Anche in questo caso, così come nella prima parte dedicata a questo tema, ci soffermiamo un attimo su un match dell’ultima edizione di Wimbledon: ossia la semifinale tra lo svizzero e Andy Murray. Fin dall’inizio Roger ha improntato la partita con un aggressività martellante non lasciando prendere fiato al pur ottimo scozzese di quel giorno: il rossocrociato non si è limitato a lanciare missili di diritto (e di rovescio) ma è andato a prendersi il punto a rete con autorità e in alcuni momenti del match ha giocato il serve&volley (quasi sempre facendo punto) in una cifra che sta tra il qualche volta e lo spesso. E non aveva di fronte uno qualunque ma uno dei giocatori più forti degli ultimi vent’anni che, non dimentichiamolo, era davanti al suo pubblico. Federer non ha avuto nessun timore dei passanti del britannico e ha finito per vincere la partita in tre set. Da un anno ormai Roger gioca in questo modo; forse non sempre, comunque il più delle volte. E la tattica si è rivelata tutt’altro che perdente; d’accordo, finora è mancato lo slam e non è ritornato numero uno, ma solo perché c’è un certo Novak Djokovic, fuoriclasse più giovane, al top della carriera. In ogni caso le vittorie, tra cui i Masters 1000 di Cincinnati e Shanghai, non sono mancate. Tutto questo a ben 34 anni.
Nessuno pretende che i nuovi tennisti giochino bene come Federer (chi lo potrebbe?). Ma questo non impedisce di poter provare gli schemi che l’elvetico sta utilizzando in questa fase della sua incredibile carriera: tra questi c’è anche il serve&volley, che se praticato bene può ancora dare i suoi frutti. Come ha detto Ilie Nastase qualche giorno fa, è molto difficile che si possa essere bravi quanto Roger ma si può sempre cercare di imitare la sua tattica. Alla fine degli anni settanta dominava Bjorn Borg e i tennisti d’attacco dell’epoca (che erano molto di più rispetto ad oggi) non riuscivano a trovare un modo per scardinare il muro dello svedese e il suo diritto top spin, tanto da creare un elevato numero di discepoli che imitarono il suo modo di giocare, iniziando a far disperare gli spettatori che amavano vedere vole’. Poi uscì fuori un giovane e geniale statunitense che faceva dell’attacco non solo il suo stile di vita, ma anche di gioco: John McEnroe, la cui importanza nel tennis contemporaneo è indiscutibile. Pure lui aveva uno stile inimitabile ma nondimeno ha mostrato ai giovani dell’epoca che si poteva battere un giocatore considerato invincibile andando a rete e non avendo paura di fare serve&volley (ad esempio difficilmente uno come Stefan Edberg, attuale coach di Federer, sarebbe stato un attaccante se non avesse visto McEnroe). Adesso sarà magari più difficile, per via delle superfici e dei materiali, ma non è detto che sia impossibile battere i campioni di fondocampo odierni (e quelli futuri) usando questo tipo di tecnica e in generale il gioco d’attacco.
Federer sta dimostrando che si può ancora essere competitivi giocando di volo. Nel suo caso non scendendo a rete nella quantità dei vari McEnroe o Sampras del passato ma comunque non pensando a quella parte del campo come una trappola mortale, ma anzi come un’opportunità per sorprendere gli avversari. I giovani più forti in questo momento (da Kyrgios a Coric, da Thiem a Zverev e Kokkinakis) sembrano voler prediligere il gioco da fondocampo, naturalmente in modo diverso uno dall’altro. Però forse le prossime generazioni non disdegneranno di giocare, almeno qualche volta, una tattica considerata oggi poco redditizia come l’arte del serve&volley e di andare a rete un po’ più spesso dei tennisti attuali. Vedremo in futuro se qualcuno prenderà esempio dal Roger Federer che stiamo ammirando in quest’ultimo periodo.