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18 Mag 2015 17:00 - ATP
Djokovic 2011 e 2015: somiglianze e differenze nella marcia verso Parigi
di Salvatore De Simone
TENNIS – Uno slam e quattro Masters 1000 messi in bacheca per Novak Djokovic. Esattamente come nel 2011. Ma è davvero lo stesso tennista di quella stagione? E il numero uno del mondo ce la farà stavolta a trionfare al Roland Garros?
Novak Djokovic ha vinto l’Australian Open battendo Andy Murray in finale. Nei mesi successivi ha trionfato in 4 dei primi 5 Masters 1000 della stagione ma uno l’ha lasciato per strada perché ha preferito riposarsi e non ha voluto parteciparvi. In questi tornei il numero uno del mondo ha battuto gli altri tre appartenenti alla cerchia dei cosiddetti ‘Fab Four’: il sopra menzionato britannico oltre che i due tennisti più importanti e amati dell’ultimo decennio tennistico, Federer e Nadal.
No, non stiamo facendo una disamina di questi primi quattro mesi e mezzo del 2015. Bensì abbiamo appena riepilogato la parte di stagione di Djokovic nel 2011 la settimana prima che iniziasse il Roland Garros. Nessun tennista dell’epoca recente aveva così nettamente dominato per un certo periodo di tempo in un paio di stagioni come il Nole dei suddetti anni, nemmeno il Federer dello stratosferico triennio 2004-06. E’ davvero impressionante come il giocatore di Belgrado stia ricalcando quella sua magica annata, quasi stesse facendo una gara con se stesso in un vero e proprio copia/incolla. Tanto che oggi come allora ci si fa la stessa domanda: “Riuscirà il serbo a vincere anche il Roland Garros?”. E tutti danno la stessa risposta: “Sì, a meno che non trovi il miglior Nadal”. In realtà quattro anni fa Djokovic fu fermato nello slam parigino in semifinale da un Federer deluxe, ma difficilmente l’eterno svizzero potrebbe ripetere l’impresa nell’edizione imminente.
Però c’è un’altra domanda da porsi e cioè se il Nole che stiamo ammirando in queste settimane sia identico a quello del 2011. Dal punto di vista di risultati, non completamente: Djokovic ha sì vinto tutte le competizioni importanti (slam e Masters) a cui ha partecipato ma in questo inizio di stagione ha perso due sfide, una contro Karlovic a Doha e l’altra contro Federer in finale a Dubai. Mentre la prima volta era arrivato alla vigilia dello slam rosso con un cammino immacolato di ben 37 vittorie e appunto nessuna sconfitta. Inoltre il percorso per la conquista dei tornei all’epoca fu più netto, con meno partite in cui l’attuale numero uno del mondo dovette faticare. Quel Djokovic sembrò davvero un marziano capace di polverizzare chiunque si trovasse di fronte, non solo nelle fasi finali ma anche nei primi turni, dimostrando una continuità di gioco spaventosa. C’è da dire tra l’altro che Nole nel 2011 batté Nadal in tutte le finali dei Masters; e quel Rafa non era certo lo stesso tennista di questi ultimi mesi, confuso e fuori forma. Dunque uno potrebbe giungere alla conclusione che il Djokovic attuale non sia quello di quattro anni fa e di conseguenza ci sia la possibilità che anche quest’anno gli sfugga il tanto desiderato Roland Garros.
In realtà la questione è un po’ più complessa. Vero che il serbo in questo 2015 ha un po’ meno vinto e ‘convinto’ rispetto all’altra stagione presa in esame; ma solo fino ad un certo punto. Nei momenti davvero importanti il numero uno del mondo ha mostrato negli ultimi tempi un cinismo, una determinazione e una concentrazione impressionanti; e non stiamo parlando solo dei tornei ma dei singoli match. Consideriamo le due finali vinte sul rosso e l’unica partita disputata conto Nadal finora quest’anno, a Montecarlo: in quest’ultima e ieri a Roma contro Federer al momento opportuno Djokovic ha alzato il livello non lasciando scampo ai suoi rivali storici; in quanto al match contro Berdych nell’ultimo atto del torneo del Principato, probabilmente nessuno ha davvero pensato che il pur ottimo Thomas avrebbe avuto una chance nel terzo e decisivo set. Nelle sfide menzionate (come in tutte le altre) c’è da notare poi un aspetto tecnico: il serbo sembra migliorato col servizio. Non è da escludere che ci sia lo zampino del coach Boris Becker, il quale da giocatore ebbe nella battuta una delle armi fondamentali. Mentre il ‘RoboNole’ del 2011 si affidava soprattutto alla sua fenomenale risposta, quello odierno – sempre nei punti che contano – spesso non dà possibilità nemmeno col primo colpo e questo in ottica Roland Garros potrebbe risultare non di secondo piano.
“Sono un tennista migliore rispetto a quello di quattro anni fa”, ha più volte dichiarato il numero uno del mondo. Forse migliore no, ma ancora più maturo e consapevole dei propri mezzi forse sì. E con Nadal in difficoltà, Federer che risulta meno competitivo sulla lunga distanza per via dei molti anni sul groppone, Murray come sempre punto interrogativo (nonostante lo scozzese sembra in forma) e i giovani rampanti che sinceramente non vediamo capaci di poterlo battere al meglio dei tre set, per Djokovic quest’anno il Roland Garros pare davvero a portata di mano. Nonostante, a differenza del 2011, abbia perso un paio di partite; perché quest’ultime sembrano le classiche briciole lasciate per strada.