Esclusiva / Quinzi: «I miei coetanei sono più avanti? Io devo pensare alla mia carriera»

TENNIS – Dal nostro inviato a Napoli Lorenzo Di Caprio

Si è conclusa per Gianluigi Quinzi una settimana importante, dove nel ricco torneo challenger di Napoli è stato fermato ai quarti di finale in un match-maratona da Marco Cecchinato, impostosi 6-7 6-2 7-6.

E’ stato ad un passo dalla prima semifinale a questi livelli ma è uscito dal torneo a testa alta, avendo ottenuto in precedenza vittorie di spessore su Flavio Cipolla ma soprattutto Blaz Rola, lo sloveno che si era presentato in Campania da n.103 del mondo e terzo favorito del tabellone. Il netto 63 61 conclusivo aveva sancito anche il successo più importante della giovanissima carriera dell’ex vincitore di Wimbledon junior, alle prese da un po’ di tempo con qualche difficoltà nell’emergere anche e soprattutto confrontato con i tanti giovani che da un anno circa si stanno mettendo in gran luce. Il challenger italiano ha rappresentato anche l’occasione per mostrarsi al pubblico dopo diversi mesi passati in sudamerica.

Da ottobre ti alleni con Mariano Monachesi, come procede?

«Con Monachesi va tutto bene, qui a Napoli però mi sta dando una mano Umberto Rianna perché il mio allenatore non c’è. Con il mio staff ci siamo soffermati molto sul servizio e sulla tenuta fisica: per qualche settimana, infatti, sarò seguito anche da un preparatore atletico perché per me è molto importante stare bene durante i tornei. Ovviamente sto lavorando in maniera importante anche per quanto concerne il fattore mentale, raggiungere la giusta tranquillità in campo e così via. Stiamo lì, non cediamo di un centimetro».

Da anni il tuo nome è sulla bocca di tutti gli appassionati di tennis nostrani: credi che la pressione derivante da ciò ti abbia limitato in questi anni?


«Bisogna convivere con le pressioni. Voi giornalisti avete un lavoro ed io ne ho un altro, ci sta ed è normale: io mi limito a non ascoltare nessuno, evito anche di leggere i commenti. Nel campo ci sono io e dunque penso solo a me, altrimenti farei entrare gli altri. In questo sport sei solo, non è facile, ma con le vittorie arriva anche la fiducia».

Molti dei giocatori con cui un paio d’anni fa ti giocavi il primato nella classifica juniores, ora sono più avanti di te: come te lo spieghi?


«Forse loro stanno lavorando più sodo, sono più concentrati, ma non perdo tempo nel vedere le carriere dei miei coetanei, mi limito piuttosto a fare la mia. Loro possono “esplodere” a 18-19 anni mentre io a 25-26, ad esempio, ognuno ha il suo tempo. Sono tutti bravi e li ammiro, ma il fatto che siano arrivati a determinati livelli prima di me non significa che io sia una “schiappa”!».

Prossimi appuntamenti?


«La programmazione non prevede più alcun Future perché Monachesi vuole che io giochi a livelli più alti, quindi graviterò tra Challenger e ATP. I miei prossimi appuntamenti saranno Vercelli e Torino. Sono un giocatore da veloce, quindi credo che questi tre saranno i miei unici tornei sulla terra prima di andare a giocare su erba e cemento. Obiettivi? Non sono uno che se ne pone di precisi, in questi termini: preferisco pensare torneo per torneo».

 

Dalla stessa categoria