Raccontando Indian Wells: Nadal imbarazzato, Federer condanna Marti. Stephens, la regina del blocco

 TENNIS – Dal nostro inviato ad Indian Wells Diego Barbiani 

«Io e Marc (Lopez, ndr) dormiamo insieme in hotel». Avete presente quel classico silenzio imbarazzate in cui vorreste tremendamente che accadesse qualcosa di ancora più imbarazzante per spezzare la situazione e poter tornare a respirare?

Ieri è toccato al povero Rafael Nadal, che dopo aver pronunciato quella frase si è guardato intorno, ha fatto un sorrisone alzando gli occhi al cielo ed ha provato a proseguire: «Insieme, ma con letti separati!». Perché tanta fretta a precisare? 

Cambiando spogliatoio e passando a quello svizzero, Federer ha detto la sua sulla vicenda di Yann Marti, reo di aver abbandonato il ritiro della squadra durante la trasferta di Coppa Davis in Belgio: «Non lo conosco bene, l’ho visto durante la Coppa Davis a Ginevra e qualche volta negli Slam quando lui faceva le qualificazioni. Ho seguito la questione da lontano, con il capitano ed il fisioterapista che mi riportavano l’accaduto. La mia idea è che la squadra venga prima di tutto, per questo Marti per me ha sbagliato. Se non la pensi così non c’è posto per te. Sarà dura ora per lui, ma è importante per la Svizzera che vengano prese le giuste decisioni e questo comportamento non è accettabile. In ogni caso non sono dentro a questa situazione, posso solo seguirla e vedere come evolve. Queste cose sarebbe meglio che non accadessero, dispiace molto. Oltretutto è la seconda volta che capita con due giocatori diversi nel giro di pochi anni…».

Ieri si scriveva qui del clima da stadio che si respirava durante il match tra Coco Vandeweghe e Sesil Karatantcheva, soppiantato nelle preferenze da Eugenie Bouchard contro Lucie Hradecka ma forse più divertente da vedere. Ieri è capitato un altro episodio simile: con tutto il pubblico sul centrale a vedere Rafael Nadal contro Igor Sijsling, sul campo 3 c’era una partita molto più equilibrata ed appassionante, con Andrey Golubev che faceva partite delle stelle comete dalla sua racchetta e Roberdo che doveva resistere, resistere e resistere. Di fatti, sul 5-4 al terzo e dopo aver avuto mille momenti difficili in tutto il parziale, lo spagnolo si è tirato su grazie a diversi pasticci del kazako, che ha concluso con un doppio fallo piuttosto grossolano.

Vedere Golubev dal vivo, specialmente se ispirato, vale ampiamente il prezzo del biglietto: è uno spettacolo di pulizia tecnica e potenza che lo ritrovi in pochi altri giocatori, peccato che il suo gioco già di per sé difficile (basta qualche frazione di secondo in ritardo e la palla decolla) lo costringa ad alzare l’alticella del rischio quando è nelle fasi finali dei match e la probabilità di errore salga notevolmente. Ma ora, a parte farfugliamenti vari, vogliamo parlare del vero fenomeno?

Direttamente dal Kazakistan, questo ragazzo per tutta la partita si è fatto sentire con urla simili, al cambio di campo invece intonava il coro: «What time is it? PLAY! PLAY! PLAY!». Robredo, di tanto in tanto, guardava l’arbitro come a sperare gli dicesse qualcosa per calmarlo, alle volte le urla o gli applausi duravano ben oltre la soglia consentita, ma il giudice di sedia ha sempre preferito lasciar correre. Il pubblico intorno, divertito, ad ogni punto dello spagnolo reagiva allo stesso modo e ben presto si sentiva solo: «Woohoo!».

Infine, le difficoltà che Sloane Stephens ha avuto negli ultimi anni avevano nascosto quelli che erano i suoi attriti con Serena Williams ma soprattutto con i tanti tifosi della sua connazionale. Da quel match in Australia tra le due non si sono mai amate, per usare un eufemismo, ed ora che la giovane Sloane è tornata a vincere tre partite di fila e martedì sfiderà la n.1 del mondo è giunto il momento per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «I tifosi di Serena Williams? Loro mi odiano».

Davvero? «Sì. Soprattutto i suoi fan più accaniti. E’ qualcosa nato all’improvviso. Loro sono state le prime persone che ho bloccato su Twitter. Io sono la regina del blocco, tu dici una brutta cosa? Io ti blocco. Fine. Non esiste la negatività per me». Ed ancora: «Alcune delle cose che mi hanno scritto erano davvero cattive, per questo sono diventata così amica del tasto blocco. Blocco, blocco ed ancora blocco». Sembra quasi che si diverta. «Niente affatto, non è piacevole ma ho dovuto farlo. E credetemi sono davvero tanti. Più di un migliaio? Non saprei, non amo la negatività. All’inizio mi divertivo a scrivere su Twitter, con il tempo invece ho scoperto che è uno strumento per attaccare ed offendere facilmente qualcuno». A questo punto si potrebbe sperare in un gesto di Serena per smorzare i toni, ma siamo certi che avverrà?

 

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