Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
28 Gen 2015 08:50 - Australian Open
Australian Open. Italiani, popolo di doppisti: da Cucelli/Del Bello a Bolelli/Fognini
di Gianluca Atlante
TENNIS – AUSTRALIAN OPEN – DI GIANLUCA ATLANTE – Simone Bolelli e Fabio Fognini sono in semifinale nel doppio nel primo Major dell’anno. Una carrellata sulle altre grandi coppie italiane, da Cucelli/Del Bello a Pietrangeli/Sirola, da Panatta/Bertolucci sino a Camporese/Nargiso.
La Terra dei canguri lo ha ribadito: siamo anche un Popolo di doppisti. L’insegnamento delle donne, del resto, ha spinto gli uomini a provare altrettanto: o almeno così sembrerebbe. Errani e Vinci hanno aperto una strada che adesso Bolelli e Fognini (seconda semifinale nella prima prova dello Slam dopo quella centrata nel 2012 alla quale va sommata quella nel 2011 all’Open degli Stati Uniti) sembrano voler ripercorrere. E siccome tra gli uomini, non ci sono tutti questi fenomeni dediti al doppio che, come ci insegnano quelli più bravi, è un altro sport, tantovale provarci. Per disegnarsi un’altra carriera che a livello di prestigio e, soprattutto, di prize money, non è certo da buttare via. Certo, il paragone con il nostro passato tennistico e la storia, potrebbe risultare blasfemo. Pensando, per esempio, a Gianni Cucelli e Marcello Del Bello, la prima coppia storica del nostro tennis, capaci di arrivare quattro volte ai quarti di finale sia al Roland Garros (’47,’48,’49 e ’52) che a Wimbledon (’48-’49-’51 e ’52) ed in semifinale all’Open degli Stati Uniti nel ’49 e, soprattutto, a Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola, la coppia principe, che nel 1959 trionfarono al Roland Garros battendo Emerson e Fraser, non certo due qualsiasi e tre anni prima e nel ’56, si issarono sino alla finale di Wimbledon, dove dovettero inchinarsi a due geni della racchetta come Lew Hoad e Ken Rosewall. Per non parlare delle sette finali agli Internazionali d’Italia, compresa quella sospesa per oscurità del 1960 contro Emerson e Fraser, che gli valse, però, come titolo. Paragone che, alla luce, soprattutto, dei risultati in Coppa Davis, non regge nemmeno con l’altra coppia storica del nostro tennis, formata da Adriano Panatta e Paolo Bertolucci. Capaci, in maglia azzurra, di vittorie incredibili, un po’ meno negli Slam, dove, a loro favore, si segnalano soltanto tre quarti di finale al Roland Garros nel ’75, ’77 e ’80 oltre alla semifinale del ’76 agli Internazionali d’Italia, con la sconfitta 7/6 al terzo set contro la coppia Gottfried-Ramirez e alle vittorie di Montecarlo e Barcellona. Paragone, invece, che regge con quella che poteva essere una grande coppia e non lo è stata, se non in qualche occasione in Coppa Davis, come nella sfida con la Germania, nel ’91, a Dortmund, dove Becker e Jelen, vennero sconfitti in cinque set o quella con la Spagna a Bolzano, dove ad inchinarsi agli azzurri furono Sergio Casal ed Emilio Sanchez. Parliamo di Omar Camporese e Diego Nargiso, che non sono mai andati tanto d’accordo, bravi a trionfare nel ’90 al torneo di Milano ma, poi, a scegliere compagni diversi per le loro imprese tennistiche in coppia. Ripercorrendo la storia dei nostri doppi, nel 1985, in semifinale agli Internazionali d’Italia ci arrivarono anche Paolo Canè e Simone Colombo. Oltre a Massimo Bertolini e Cristian Brandi, che nel 2000 arrivarono anche loro in semifinali agli Internazionali d’Italia, sconfitti dalla coppia Ferreira-Kafelnikov.