Australian Open. Italiani, popolo di doppisti: da Cucelli/Del Bello a Bolelli/Fognini

TENNIS – AUSTRALIAN OPEN – DI GIANLUCA ATLANTE – Simone Bolelli e Fabio Fognini sono in semifinale nel doppio nel primo Major dell’anno. Una carrellata sulle altre grandi coppie italiane, da Cucelli/Del Bello a Pietrangeli/Sirola, da Panatta/Bertolucci sino a Camporese/Nargiso.

La Terra dei canguri lo ha ribadito: siamo anche un Popolo di doppisti. L’insegnamento delle donne, del resto, ha spinto gli uomini a provare altrettanto: o almeno così sembrerebbe. Errani e Vinci hanno aperto una strada che adesso Bolelli e Fognini (seconda semifinale nella prima prova dello Slam dopo quella centrata nel 2012 alla quale va sommata quella nel 2011 all’Open degli Stati Uniti) sembrano voler ripercorrere. E siccome tra gli uomini, non ci sono tutti questi fenomeni dediti al doppio che, come ci insegnano quelli più bravi, è un altro sport, tantovale provarci. Per disegnarsi un’altra carriera che a livello di prestigio e, soprattutto, di prize money, non è certo da buttare via. Certo, il paragone con il nostro passato tennistico e la storia, potrebbe risultare blasfemo. Pensando, per esempio, a Gianni Cucelli e Marcello Del Bello, la prima coppia storica del nostro tennis, capaci di arrivare quattro volte ai quarti di finale sia al Roland Garros (’47,’48,’49 e ’52) che a Wimbledon (’48-’49-’51 e ’52) ed in semifinale all’Open degli Stati Uniti nel ’49 e, soprattutto, a Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola, la coppia principe, che nel 1959 trionfarono al Roland Garros battendo Emerson e Fraser, non certo due qualsiasi e tre anni prima e nel ’56, si issarono sino alla finale di Wimbledon, dove dovettero inchinarsi a due geni della racchetta come Lew Hoad e Ken Rosewall. Per non parlare delle sette finali agli Internazionali d’Italia, compresa quella sospesa per oscurità del 1960 contro Emerson e Fraser, che gli valse, però, come titolo. Paragone che, alla luce, soprattutto, dei risultati in Coppa Davis, non regge nemmeno con l’altra coppia storica del nostro tennis, formata da Adriano Panatta e Paolo Bertolucci. Capaci, in maglia azzurra, di vittorie incredibili, un po’ meno negli Slam, dove, a loro favore, si segnalano soltanto tre quarti di finale al Roland Garros nel ’75, ’77 e ’80 oltre alla semifinale del ’76 agli Internazionali d’Italia, con la sconfitta 7/6 al terzo set contro la coppia Gottfried-Ramirez e alle vittorie di Montecarlo e Barcellona. Paragone, invece, che regge con quella che poteva essere una grande coppia e non lo è stata, se non in qualche occasione in Coppa Davis, come nella sfida con la Germania, nel ’91, a Dortmund, dove Becker e Jelen, vennero sconfitti in cinque set o quella con la Spagna a Bolzano, dove ad inchinarsi agli azzurri furono Sergio Casal ed Emilio Sanchez. Parliamo di Omar Camporese e Diego Nargiso, che non sono mai andati tanto d’accordo, bravi a trionfare nel ’90 al torneo di Milano ma, poi, a scegliere compagni diversi per le loro imprese tennistiche in coppia. Ripercorrendo la storia dei nostri doppi, nel 1985, in semifinale agli Internazionali d’Italia ci arrivarono anche Paolo Canè e Simone Colombo. Oltre a Massimo Bertolini e Cristian Brandi, che nel 2000 arrivarono anche loro in semifinali agli Internazionali d’Italia, sconfitti dalla coppia Ferreira-Kafelnikov.

 

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