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21 Gen 2015 14:31 - Australian Open
Australian Open: il futuro di Del Potro a rischio, e quanti sbagli…
di Luigi Ansaloni
TENNIS-MELBOURNE. Dal nostro inviato Luigi Ansaloni.
Qualcuno di sicuro ha sbagliato, e a quanto pare non è la prima volta. Il calvario di Juan Martin Del Potro, andato nuovamente sotto i ferri la scorsa notte negli Stati Uniti, non è dovuto solo all’incredibile sfortuna che ha colpito il fuoriclasse argentino, ma anche ad una serie di errori che potrebbero avergli pregiudicato per sempre la carriera.
Qui a Melbourne, in sala stampa, è un sussurrato che adesso, dopo la notizia della nuova operazione, è diventato, se non un grido, una voce ad alto volume. A quanto pare nemmeno il numerosissimo clan argentino sapeva dell’intervento di Del Potro. Tranne che per qualcuno davvero vicino al tennista (e non sono molti, i giornalisti), l’andare sotto i feri di Del Potro è rimasto assolutamente segreto. Quelle che non sono rimaste segrete sono le voci.
Ovvero: è stata l’ennesima fatalità, questo nuovo infortunio, oppure qualcuno ha sbagliato? Se due indizi fanno una prova, la seconda possibilità è altamente probabile. Perché Del Potro è tornato sotto i ferri a così breve distanza (qualche mese) dalla precedente operazione ai polsi? Evidentemente non è stato fatto un lavoro perfetto. Tutt’altro. Juan Martin era arrivato in Australia con la voglia di giocare, di fare bene, di provarci. Era pronto? A quanto pare i medici hanno detto che sì, era pronto, che i tempi erano maturi. Qualcosa è andato storto. Uno come l’argentino non va ai tornei per passare un turno, ma per andare avanti. Lo ha fatto a Sydney, ma già lì aveva capito che qualcosa non andava. Ha provato a passare sopra al dolore, ha provato a venire qui a Melbourne per giocare, ma poi si è dovuto arrendere. Non è stato precauzione, è stata delusione. Delusione di non aver risolto il problema e che il calvario non era finito, tutt’altro. Non si è rifatto male, semplicemente l’operazione dello scorso anno non è stata risolutiva come si aspettava. Anzi, probabilmente non aveva risolto un bel niente, e l’andare nuovamente sotto i ferri è stata la logica conseguenza di un qualcosa di sbagliato. Probabile anche che ad un certo punto, pur con il dolore, Del Potro ha provato a forzare, a vedere se poteva funzionare, anche un minimo. E questa trasferta australiana ha confermato una consapevolezza che il tennista argentino aveva da tempo, ovvero che qualcuno aveva sbagliato. Da qui al ritiro, alla bandiera bianca, ce ne passa, ma a 27 anni Juan Martin deve fare i conti con un avversario ben più temibile dei vari Federer e Nadal: il tempo. Che ormai sta per scadere.