di SALVATORE SODANO Queste grandi competizioni internazionali a squadre al femminile, la prima fondata nel 1923 come “Wightman Cup”, equivalente della “Coppa Davis”, con nuovi format e denominazioni, si disputano da oltre un secolo. La prima, che prendeva la denominazione dal nome della grande signora del tennis americano Hazel Wightman, fu disputata sin dal 1923 […]
TENNIS – Presentato in grande stile il maxi-evento di Genova e Milano. Mattatore John McEnroe. Grande vicinanza agli alluvionati genovesi: raccolta fondi e 500 ingressi gratuiti per le finali di Milano.
«Magari potrei allenare Fognini». Manco a dirlo, la battuta strappa-titolo è arrivata da John McEnroe, mattatore della conferenza-evento che ha dato il via alla straordinaria tre giorni de “La Grande Sfida”. Dopo essere arrivato in mattinata, proveniente da Vienna, “Mac” si è presentato alla Sala Buzzati di Milano insieme agli altri tre protagonisti: Ivan Lendl, Goran Ivanisevic e Michael Chang. Ed è stato un pomeriggio affascinante, tra passato e presente, con il carisma di quattro campioni che non è stato minimamente scalfito dallo scorrere del tempo. La battuta di McEnroe era in risposta a chi gli chiedeva se avesse mai pensato di fare il coach. «Loro tre hanno fatto un gran lavoro, io sono l’unico che manca. Il problema è che nessuno me l’ha chiesto…forse bisognerebbe domandarsi perchè non me lo chiede nessuno!». Da lì la battuta sul numero 1 italiano.
Prima che i quattro campioni accedessero alla Sala, il vicedirettore della Gazzetta dello Sport Gianni Valenti ha condotto la fase introduttiva, in cui l’ideatore-organizzatore Ernesto De Filippis ha manifestato grande soddisfazione per i dati di biglietteria: «Era una sfida nella sfida. A Genova siamo a un passo dal sold-out, mentre su Milano abbiamo superato i 7.000 biglietti venduti. E’ un grande risultato, di solito questi eventi si giocano in impianti da 4-5.000 posti». La Grande Sfida 3 avrà un forte senso benefico: vista la recente alluvione genovese, gli organizzatori hanno lanciato una raccolta fondi per sostenere gli alluvionati. «Quello che si vede in TV è minimale rispetto alla realtà – ha detto De Filippis –purtroppo è pieno di macerie. Non mi sono sentito di chiedere nulla ai genovesi, ma abbiamo raggiunto un accordo con l’associazione ARCA, che nella giornata di sabato porterà alcuni rappresentanti a Milano e darà vita a una raccolta fondi. Avrà un gran successo, ne sono sicuro, perchè questa è una città di grande cuore». Ma non finisce qui: La Grande Sfida accoglierà gratuitamente fino a 500 spettatori genovesi nella tappa di Milano (in basso i dettagli). Senza contare che si chiederà ai giocatori di donare del materiale da mettere all’asta su Ebay.«Nel mondo stanno succedendo tante cose pazze – ha detto McEnroe – nella mia carriera sono stato molto fortunato. Sono lieto di poter dare ai genovesi un pizzico di distrazione dalle loro disgrazie».
Al di là della vicenda agonistica, comunque importante, i giocatori sono stati stimolati soprattutto sul passato, ma anche sul presente. Di seguito le dichiarazioni più interessanti, sia durante lo show che in risposta ai giornalisti.
JOHN MCENROE
«Io ho smesso a 33 anni, mentre Federer ha giocato una grande stagione proprio nell’anno dei 33. E’ un campione eccezionale, forse il migliore di sempre. I giocatori di oggi hanno più chance di avere una carriera lunga perchè la loro vita è più facile. C’è stato un grande progresso come alimentazione, tecnologie, allenamenti. Infatti Federer non è l’unico over 30 che sta facendo ottime cose».
«Il mio erede? Non so, probabimente Nadal è quello che mi assomiglia di più…poi è mancino come me! Scherzi a parte, Ivanisevic mi somigliava abbastanza, più come carattere che come gioco».
IVAN LENDL
«Fare di nuovo il coach? Non penso, almeno non adesso. Bisogna aspettare l’occasione giusta, magari arriva tra 6 mesi o magari tra 4 anni. Mai dire mai. In questo momento mi piace partecipare a eventi come questo e avere più tempo libero. Alla mia età, viaggiare per 25 settimane all’anno è piuttosto faticoso».
«Sono venuto tante volte a Milano, almeno una ventina. La prima risale agli anni 70, quando giocai il Torneo dell’Avvenire. Poi c’è stato il Bonfiglio e il torneo ATP, che ho vinto quattro volte. Il mio ricordo principale dell’Italia è un incontro di Coppa Davis contro Adriano Panatta. Fu interrotto per oscurità sul 6-4 1-4 per Panatta a causa della lunghezza del match precedente tra Smid e Barazzutti. Il giorno dopo vinsi 6-1 il secondo set e pensai che sarebbe stato tutto facile. In effetti, i due set successivi finirono 6-0 6-0. Peccato che li vinse Panatta».
GORAN IVANISEVIC
«Non ho rimpianti per la mia carriera. Ho giocato in un periodo difficilissimo, contro grandi avversari come Sampras, Agassi, Becker, Edberg, Chang, l’ultimo McEnroe…forse avrei potuto vincere di più, ma magari anche meno. Certo, la finale di Wimbledon nel 1992 è stata una grande opportunità».
«Ho sempre avuto una buona relazione con gli italiani. Ricordo delle sfide con Camporese, Canè, Nargiso, poi ho giocato il doppio con Gaudenzi. Adesso ci sono Fognini e Seppi che mi sembrano ottimi ragazzi, ma spero che il giovane Gianluigi Quinzi possa essere ancora più forte».
MICHAEL CHANG
«Io e Lendl non abbiamo mai parlato del famoso match al Roland Garros 1989. Abbiamo avuto tante opportunità di dialogo e abbiamo discusso della vita, del tennis, del coaching. Ma di quella partita no. Ivan non mi ha chiesto nulla e io di certo non tiro fuori l’argomento! Nutrivo un gran rispetto nei suoi confronti già prima di quella partita, ma dopo è addirittura aumentato. E adesso ci capita di giocare insieme a golf».
LA GRANDE SFIDA PER GENOVA
MCA Events ha deciso di destinare 500 posti gratuiti per i residenti a Genova e provincia che sabato vorranno andare a Milano per seguire le finali. Per accedere alla promozione, basterà inviare una mail all’indirizzo info@lagrandesfida.net e indicare il proprio nome. Farà fede la carta d’identità con la segnalazione della residenza. Oltre alla raccolta fondi, un forte segnale di vicinanza a una popolazione davvero sfortunata.
foto credit Jacopo Barsotti