di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
TENNIS – Di Davide Bencini
Quale sarà il finale di stagione dei top player? Bella domanda. Intanto occorrerebbe definire “top player”. Vogliamo parlare per stereotipi e fingere per un attimo che esitano ancora i Fab 4? Naaaa.
Mai come quest’anno è difficile, almeno di non ragionare unicamente per fama, gloria e semplice curriculum. E forse era anche l’ora di vedere un po’ di varietà in un mondo che fino a ieri era dominato da uno o due nomi a stagione. Anche se resta difficile capire chi sia, specialmente in questo momento dell’anno, il giocatore più in forma e quali siano i reali obbiettivi dei top 10 in questa seconda parte di più che sorprendente 2014. Wawrinka, Djokovic, Federer, Nadal, prima dell’esplosione di Cilic, si sono alternati quali protagonisti della stagione. Ma chi sta meglio?
Partendo da Djokovic la questione principale è non tanto in che condizioni realmente sia ma quanto il fatto di essersi sposato e diventare padre peserà sulle sue priorità. Inutile dire che fuori dalla Davis, con il Master già conquistato in carriera, uno Wimbledon in più in bacheca quest’anno la mente di Nole potrebbe essere già al colore con cui dipingere la cameretta del pupo. Sempre che non goda di menti ancora più svuotate della sua…
Chiedere a Federer per esempio. In quel di Svizzera, con tutta la buona volontà che il nonnino svizzero possa mettere in una turnée asiatica che sa tanto di sponsor e mangiate di ravioli al vapore, c’è una sola cosa che risuona a ogni porta: le parole “Davis” e “Cup”. E’ l’unico trofeo che manca al palmares di Roger e diciamo che non saremmo stupiti nel vedere un Federer, visto anche il lieve riacutizzarsi del problema alla schiena, che non si danna l’anima nei prossimi tornei. Crediamo che pur di vincere l’insalatiera quest’anno girerebbe nudo per i mercatini di Natale in tutta la nazione. Anche perché, diciamoci la verità, o quest’anno o mai più. Dice di voler andare a Shanghai. Più probabile che ci vada il gemello brutto. Per vederlo a Parigi poi ci vorrà tutta la più grande immaginazione del mondo. Forget starà già moccolando da Luglio. Oltretutto nel mezzo c’è sempre Basilea, che non salta nemmeno se vengono tutte le piaghe d’Egitto in contemporanea.
Tra questi nei-babbi, sogni da raggiungere, campioni decaduti e mele forse ancora acerbe per diventare certezze fa il suo rientro Nadal dopo i noti problemi al polso. Nessuno si interessa di lui ma sappiamo tutti come sono i “rientri” alla Nadal. L’ultimo ha portato a 894 tornei vinti di fila e probabilmente 8 film biografici sulla sua leggenda imperitura tra una decina d’anni. Inutile dire che per lui l’unico trofeo che manca, al contrario di Federer, sono quelle Finals che purtroppo non si giocano mai sulla terra, come direbbe lo zio. Viste le varie distrazioni altrui e l’instabilità nel resto della truppa potrebbe essere la volta buona.
Infatti oltre a questi tre nomi non è che il convento passi troppo. Specie se Ferrer perde due primi turni di fila e Wawrinka perde da Ito, tanto per dirne due. Diciamo che vista l’antifona intanto il primo obbiettivo di fine stagione per loro due potrebbe essere di poter tornare in Europa quanto prima… Poi si vedrà. Wawrinka probabilmente è scusato dall’obbiettivo Davis, sul quale sarà già stato istruito con sedute sui ceci e frustate da Federer, oltre alle minacce di fustigazione pubblica in caso di infortunio. Ma Ferrer pare proprio, dopo anni passati a fare il diavolo della Tazmania, che abbia finito non solo le energie ma anche la voglia. Il Master di fine stagione è ancora alla sua portata, ma la speranza forse è che ritrovi un po’ di mordente.
Sotto troviamo un Berdych che cerca di dare senso a una stagione completamente anonima e un Raonic che cerca in qualche modo un sigillo dopo un’annata fatta di passi avanti senza però arrivare ancora veramente dalle parti che contano davvero.
Sempre che ancora di top player si possa parlare cercherà di qualificarsi per le finali anche Murray, cosa che solo a dirla un anno fa si sarebbe corso il rischio di essere arrestati. Andy non è nemmeno l’ombra del giocatore che era sotto le cure di Maestro Lendl, ma è ancora lì in corsa e sempre che non si cuocia a puntino con 13 tornei in 3 settimane (visto che ha giocato e vinto per il rotto della cuffia a Shenzen), l’ingl… anzi no, scozze… ma va, britannico via, può sempre farcela, puntando soprattutto sulla condizione, eufemisticamente parlando, deficitaria di chi gli sta sopra.
Restano le due sorprese di fine stagione, ovvero Cilic e Nishikori. Il secondo probabilmente venderebbe la mamma e la collezione di Inu-Yasha firmata dall’autore per essere a Londra; dopo di che potrebbe anche darsi al cricket, essendo il primo giapponese ad aver fatto tutto, ormai.
Il primo è un vero punto di domanda, in quanto potrebbe essere la vera mina vagante, soprattutto se si confermerà ai livelli paranormali di New York. Pressione non ne avrà, e se in campo troverà anche controfigure o giocatori propensi a elucubrazioni su viaggi di ritorno verso terre più consone e trofei mancanti vari, con il tennis con cui ha vinto gli US Open potrebbe tranquillamente spazzare via tutti. In pratica vale lo stesso discorso di Murray; ma al contrario. Un anno fa ci saremmo presi in giro da soli al solo pensarlo.
Chi più chi meno tutti hanno i loro piccoli o grandi obbiettivi. Fatto sta che mai come quest’anno ci sono state così tante direzioni diverse per i nomi illustri della classifica. Chissà che alla fine a giovarne non sia un’altra rivelazione. In fondo questo 2014 ci ha abituati a tutto. Ma proprio tutto.