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22 Ago 2014 09:04 - ATP
Federer a cuore aperto: "Tutto è cambiato, ma ancora mi diverto a giocare a tennis"
di Salvatore De Simone
TENNIS
di SALVATORE DE SIMONE
Un Federer a 360 gradi si ‘confessa’ a Jon Wertheim in una lunga intervista, nella quale ha parlato di molte cose, dall’amore per la famiglia e per il tennis all’uso che fa dei social network, dalla fatica dei primi allenamenti al piacere di viaggiare. E di tanto altro ancora.
Roger Federer ha rilasciato un’intervista a Jon Wetheim su “si.com/tennis”, in cui ha spaziato tra vari argomenti, facendo emergere anche aspetti non sempre noti della sua personalità e del suo carattere. Lo svizzero sta vivendo un gran momento; ha appena trionfato per la sesta volta al master di Cincinnati ed è considerato da molti uno dei grandi favoriti per la vittoria dell’imminente Us Open, se non il primo favorito. Qualcosa di veramente straordinario, se si pensa che stiamo parlando di un tennista che ha oltre 15 anni di attività alle spalle, di cui la maggior parte passati ai vertici del proprio sport. Ma per raggiungere i suoi incredibili traguardi anche lo svizzero ha dovuto capire cosa sono i sacrifici e l’importanza di allenarsi quotidianamente, senza fare il ‘lavativo’: “Nei primi anni per me era dura allenarmi, mi chiedevo spesso: ‘Perché devo farlo ora quando posso farlo domani?’. A volte mi scocciavo già dopo pochi minuti e la mattina facevo fatica ad alzarmi. Poi finalmente mi sono detto: ‘Ok, devo essere più professionale. Non posso continuare a sprecare gli allenamenti’. Da lì è cambiato tutto, ora amo allenarmi”.
La dedizione. Un fattore importante che il giovane Roger ha compreso essere indispensabile per diventare Federer. Un fuoriclasse che però possiede anche la grande qualità di sapersi mettere in gioco, quando quello stesso gioco che ha dominato per anni è diventato sempre è più difficile, per via dell’età, della concorrenza, del cambiamento tecnologico che ha un po’ appiattito il tennis: “Si, forse adesso è meno divertente. Quando ho iniziato c’era una 30% di giocatori difensivisti, un 30% di attaccanti dal fondo e un altro 30% che facevano serve&volley. Ora quasi tutti giocano dal fondo e pochi sanno giocare a rete. La tecnologia delle racchette e soprattutto delle corde è stata decisiva per questo cambiamento. Prima potevi avere di fronte un difensore e poi il giorno dopo un attaccante. Io ho dovuto adattarmi”. Lo svizzero ha dovuto adattarsi al cambiamento imposto dalla tecnologia ma un fuoriclasse lo si vede anche da come si ribella al proprio tempo; infatti negli ultimi mesi ha riscoperto il gioco di volo – grazie probabilmente anche ai consigli del suo coach Edberg – e ormai non c’è partita in cui non delizia gli spettatori con decine di ricami sottorete; non solo perché lo sa fare ma anche perché gli piace: “Si, l’ho sempre detto. A me piace variare il gioco e non mi va di giocarmi il punto aspettando sempre da fondocampo. Per questo mi piace andare all’attacco”. A Roger piace anche la gente, la compagnia. Non è un campione che gioca a fare l’eremita: “Di solito preferisco avere gente intorno. Ho bisogno del contatto con le persone; la famiglia, certo, ma anche il mio staff e i tifosi. L’anno scorso a Montecarlo e Shanghai ero da solo in albergo, è stata un’esperienza strana, perché di solito hanno la chiave della stanza anche il mio allenatore e il mio fisioterapista”. Il tennista di Basilea non disdegna neppure i contatti ”virtuali”, come quelli dei social network che tanta importanza hanno ormai nella vita quotidiana delle persone: “Ho impiegato un po’ ad abituarmi ma adesso li uso volentieri. Ho iniziato con facebook, poi anche con twitter dall’anno scorso a Parigi. Sono strumenti interessanti; c’è chi li usa per passatempo, altri per informare e informarsi. Sostanzialmente io cerco di essere me stesso anche su facebook e twitter. I fan lo apprezzano ed è una cosa di cui sono contento”.
Federer è una persona che appunto riesce ad adeguarsi a ogni situazione e ambiente; capace di stare bene a casa con la propria famiglia e nello stesso tempo di viaggiare per il mondo, conoscendo nuovi posti, frequentando altra gente; un aspetto forse dovuto anche alla nazione in cui è cresciuto, la Svizzera, familiare e nello stesso tempo cosmopolita: non è sempre stato facile il rapporto con il suo Paese: a volte Roger è stato criticato per non aver giocato la Davis e l’anno scorso fu attaccato dal direttore del torneo di Basilea, Brennwald (con il quale poi si sono chiariti). Ma l’affetto degli svizzeri per il loro campione non è mai stato in discussione; così come non lo è mai stato per lo stesso Federer riguardo ai suoi connazionali e alla sua terra: “La Svizzera è davvero un posto interessante. Si parlano quattro lingue e in mezz’ora di macchina trovi accenti e parlate diverse. Io ho vissuto in diverse città e ognuna ha la propria cultura. Credo di essere stato molto fortunato a vivere in un posto così. E’ un bel posto che mi ha dato la libertà di cui avevo bisogno. Sento l’amore della gente e gli svizzeri mi hanno sempre sostenuto molto”. Il sostegno necessario Roger lo ha sempre avuto anche dalla famiglia, elemento fondamentale anche nei tornei: “E’ stata una cosa sorprendente. Quando cinque anni fa sono nate le mie figlie pensavo che non sarei stato in grado di gestire completamente la nuova situazione e credevo di dover ridurre la mia programmazione tennistica. Invece non è successo. La mia famiglia mi manca quando non c’è ma nello stesso tempo va bene così. In più siamo riusciti a trovare un equilibrio nonostante gli impegni che comportano i figli. A volte li devo cenare, mandarli a letto e poi raccontargli la favola della buonanotte. Ma l’allenamento procede sempre allo stesso modo. In più la mia famiglia spesso mi accompagna nel tour e questo mi rende felice”. Avere una famiglia a cui badare ha forse avuto un ruolo importante per il suo carattere umile, di un campione che rimane con i piedi per terra, anche se non gli dispiacciono i ragazzini un po’ spavaldi, come era lui all’inizio carriera: “Mi piacciono i ragazzi sicuri di sé. Non penso sia stupidità ma semplicemente credere in se stessi. Nello stesso tempo però è molto importante essere umile. I miei idoli da adolescente, come Edberg e Jordan, mi davano l’idea di essere persone umili e penso che l’umiltà sia una qualità fondamentale. Nessuno di noi è più grande del gioco. I tennisti vanno e vengono, il tennis resta”. Quando si parla di Federer spesso viene citata la parola ‘Arte’; il gioco dello svizzero è una festa per gli occhi e non è uno scandalo che una parola così impegnativa venga utilizzata quando si commentano le sue imprese sul rettangolo di gioco. Ma molti altri sportivi che non lesinano la bellezza dei gesti nello sport in cui spiccano hanno difficoltà a impiegare anche una minima parte del loro tempo a conoscere la bellezza di un quadro o l’emozione che può suscitare un certo tipo di musica. Sensazioni che a quanto pare non risultano estranee a Roger: “Mi piace molto l’arte moderna. Quando ero ragazzino facevo un po’ di difficoltà a capire come si potesse essere ispirati dalle cose. Poi ho conosciuto alcune persone, ho iniziato ad ascoltare musica, a visitare i musei e gallerie d’arte. Penso sia importante avere una mentalità aperta”. Già, perché solo un certo tipo di mentalità può portare i risultati straordinari raggiunti da Federer, il quale però sembra non avere nessuna intenzione di fermarsi e che alla parola ‘ritiro’ sembra piuttosto allergico: “Al momento non voglio parlarne. Innanzitutto non riesco a credere all’età che ho. Il tempo passa davvero velocemente nel tour. Siamo già ad agosto. Adesso per me è un momento fantastico. So che il tennis non è tutto e so che un giorno finirà. Non so cosa succederà dopo. Ho la mia fondazione, probabilmente farò progetti, viaggerò e raccoglierò fondi. Vedremo. Al momento non voglio guardare troppo in là. Forse era un po’ più divertente quando vincevo
10 tornei all’anno, perché mi piaceva la sensazione di vincere molti trofei. Ma ora paradossalmente sono un po’ più felice, anche per via della famiglia, e non devo dimostrare più nulla, divertendomi sempre molto”. E’ vero che il tennis è più grande del tennista, però molti tifosi non prenderebbero bene un ritiro dai campi del campione. Ma per il momento possono dormire sonni tranquilli. Roger Federer ha tutta l’intenzione di deliziare con la sua classe gli appassionati del tennis ancora per un bel po’ di tempo.