Zverev, Wawrinka, Dimitrov, Kyrgios: pian piano è finalmente cambiamento?

TENNIS – DI RICCARDO NUZIALE – Wawrinka a Melbourne, Dimitrov nella stagione erbivora, Kyrgios a Wimbledon. Ora Alexander Zverev, che in soli due tornei ha riscritto pagine di precocità: per vedere un 17enne con la sua classifica bisogna tornare al Del Potro 2005. ll mondo tennistico maschile sta giungendo a una fase di ricambio?

La Germania che è tornata sul tetto del mondo con un gol del più giovane giocatore a segnare in una finale del mondiale (22 anni, 1 mese e 10 giorni) dal 1966, la Germania che nella speranza di tornare sul tetto del mondo lancia un segnale importante con un ragazzo di 17 anni e 3 mesi. 17 anni, un’età sospetta se si è un tennista tedesco con pretese di conquista e dominio, ma i tempi di Boris Becker e della Germania sua e di Michael Stich non possono essere rievocati con una semplice semifinale. Importante sì, ma non di prima fascia.

Eppure i primi passi pro per Alexander Zverev, vinti gli Australian Open a gennaio, non erano stati dei più semplici: un bilancio vittorie-sconfitte pressoché in pari da febbraio a giugno (addolcito dai successi nei turni di qualificazioni), alcuni ko nettissimi, come il 6-1 6-0 contro Albert Ramos a Barranquilla o il 6-1 6-2 contro Melzer a Monaco. Poi la madrepatria ha voluto cullarlo: il trionfo nel challenger di Braunschweig, piegando veterani come Souza, Golubev e Mathieu, e la semifinale nel 500 di Amburgo, anche qui dando prova di maturità contro giocatori d’esperienza superiore alla sua (Haase, Youzhny, Giraldo). Da qui la corsa ad elencare i piccoli-grandi record di Zverev: più giovane giocatore capace di vincere un challenger dal Tomic 2009, prima partita vinta in un main draw ATP (grazie al 6-0 6-2 rifilato ad Haase), prima vittoria su un top 20 (Youzhny), più giovane giocatore in grado di raggiungere un quarto di un evento maggiore dal Nadal Bastad 2003 (tra i giocatori in attività meglio del tedesco solo Hewitt, Nadal e Federer), più giovane giocatore a raggiungere una semi ATP dal Cilic Gstaad 2006, più giovane giocatore di sempre a raggiungere una semifinale 500. Può bastare, per il momento.

L’immediata sconfitta a Umag contro Montanes non deve affatto stupire, è uno stop quasi venato di giustizia per il percorso che il giovane tedesco deve intraprendere. Gli insuccessi dei prossimi 2-3 anni saranno fondamentali quanto le vittorie. L’augurio è questo periodo di formazione ci regalerà un top player vero: quanto visto finora ha l’impronta dell’indizio lampante. La scelta di non accettare la wild card per il challenger di San Marino al fine di preparare la stagione americana è segno di lucidità agonistica non comune.

Per trovare un giocatore capace alla sua età di avere a fine stagione una classifica superiore alla sua (che ora è, ricordiamo, n. 161), bisogna tornare a Juan Martin Del Potro, che al termine del 2005 era n. 157. Djokovic finì il 2004 come n. 186, Federer il 1998 addirittura da 301. Fuori classifica Nadal, che nel 2003 era già 49. Ma è comunque un altro dato che fa pregustare la caratura del tedesco.

E non è il primo messaggio scritto da questo curioso 2014. Stanislas Wawrinka che a gennaio, strappatesi le vesti abituali di bellissimo comprimario, ha saputo dimostrare a sé stesso che Djokovic e Nadal sono battibili, che gli Slam non devono più essere esclusiva dei soliti (sebbene la musica sia tornata a battere la solita monotonia a Parigi e Londra); Grigor Dimitrov che, dopo anni di sterili entusiasmi, sembra finalmente in grado di padroneggiare il proprio tennis, dimostrando di saper fare veramente male ai grandi, anche se la strada è ancora lunga (a 23 anni c’è ancora ovviamente tempo, ma i tempi di definitiva esplosione sono maturi); infine Nick Kyrgios, che sul palcoscenico più importante del mondo ha riscattato anni di mutismo teen urlando ventata freschissima di ciò che si spera essere una rivoluzione. Le gerarchie che hanno scritto le recenti belle pagine di questo sport devono lasciare (parzialmente) spazio a nomi nuovi per non rendere l’acqua ancor più stagna di quanto già non sia. Un processo che non sembra ancora davvero arrivato a compimento, ma dopo intere stagioni di verità intoccabili, questo è già un (piccolo) muro abbattuto.

Un ultimo dato che forse vuole dirci qualcosa? Kyrgios e Zverev compiono gli anni a distanza di una settimana, 27 e 20 aprile. Proprio come Djokovic e Murray (22 e 15 maggio). Certo, a differenza dei due campioni le nascite sono avvenute con un intervallo di due anni, ma i numeri stanno parlando. Forse a vanvera, forse no.

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