di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
TENNIS – DI FEDERICO PARODI – Vincendo per la seconda volta a Wimbledon, il numero 1 del mondo ha superato il coach Becker e raggiunto McEnroe nel computo Slam. Fin dove arriverà? Alla sua età Federer, Nadal e Sampras erano nettamente avanti a lui, ma non nel numero di finali. Se solo riuscisse a migliorare quella percentuale di vittoria all’ultimo atto, e Federer e Nadal non ci saranno sempre…
Con il secondo successo a Church Road, Novak Djokovic è arrivato a quota 7 titoli nella classifica all time dei vincitori Slam, staccando guarda caso il suo coach Boris Becker e raggiungendo campioni del calibro di McEnroe, Newcombe e Lacoste. Ma ora è già tempo di guardare al futuro. Fin dove può arrivare il serbo?
Nole ha compiuto 27 anni lo scorso maggio e la sua media slam, in rapporto alla carta d’identità, è decisamente inferiore al podio dei giocatori più vincenti della storia dei major, occupato da tre mostri sacri come Federer, Sampras e Nadal. In questa sorta di linea del tempo della gloria tennistica, Il maiorchino, alla stessa età, ne contava già 12, un altro cannibale come Pistol Pete era a quota 11 e Sua Maestà Roger, a un mese esatto dal suo 27° compleanno, vinceva il quinto Us Open consecutivo e il 13° slam della carriera, in pratica doppiando il serbo.
Le statistiche sorridono comunque a Nole. Per numero di finali Slam a 27 anni appena compiuti, conduce su Sampras 14 a 13 e insegue a sole tre lunghezze Federer e Nadal. Ad allontanare Djokovic dai tre primatisti in questa speciale classifica sono le percentuali di vittoria. Il serbo è attualmente a 7 vinte e 7 perse, un fifty-fifty, vuoi per la forte concorrenza nella sua epoca, vuoi per demeriti personali, che ne ha rallentato la scalata.
Dopo uno strepitoso 2011, il tennista di Belgrado sembrava avviato verso un dominio pressoché incontrastato, previsione che non si è poi avverata. La definitiva consacrazione di Murray nel 2012 e la voglia di rivalsa di Nadal nel 2013, hanno oscurato la continuità spaventosa di Nole nei grandi tornei. Prima di Wimbledon, cinque sconfitte nelle ultime 7 finali Slam ne avevano messo a nudo alcuni limiti, soprattutto di carattere mentale. Ossessionato, forse troppo, da quel Roland Garros che flirta con lui per poi voltargli regolarmente le spalle sul più bello, il serbo ha incassato l’ennesima delusione parigina. È ripartito come solo i grandi sanno fare, con una reazione immediata, su una superficie, l’erba, che non ha mai digerito fino in fondo, nonostante ne abbia assaporato il gusto, misto alle lacrime di gioia, dopo la fantastica finale vinta contro Federer.
Lo svizzero, con i suoi 17 slam, sembra lontanissimo e difficilmente raggiungibile, così come Nadal e Sampras a 14. A ridosso del podio, Roy Emerson con 12 e subito dietro Borg e Laver con 11, sono invece alla portata di Nole. Dipenderà molto anche dagli avversari. Dalla conferma ad alto livello – non scontata – di Federer e Nadal nei prossimi anni, dal recupero psicofisico di Murray e Del Potro, dall’ascesa delle nuove stelle. Se Kyrgios, Dimitrov e Raonic manterranno le attese, il rischio per i Fab 4 di andare incontro a possibili “quinti incomodi” nei futuri major potrebbe aumentare in maniera esponenziale, così come i problemi per il numero uno del mondo.
Ma il Nole ammirato nella finale di Wimbledon, sul terreno che gli è meno congeniale, rimane un avversario durissimo per tutti. Sulla terra di Parigi l’unico in grado di batterlo (fino a quando?) è Rafa Nadal, sul cemento di Melbourne e Flushing Meadows la bagarre è aperta, ma la superficie esalta al massimo le caratteristiche del serbo. La continuità nell’arrivare in fondo ai quattro tornei più importanti del circuito c’è sempre (o quasi) stata. Forse, negli ultimi due anni, aveva smarrito quel killer instinct, quella fame di vittorie che abbiamo rivisto a Londra due settimane fa. Wimbledon, c’è da scommetterci, non lo può aver saziato del tutto.
Difficile pronosticare quanti Slam possa ancora vincere. Non raggiungere la doppia cifra sarebbe, comunque, una grossa delusione. Presumibilmente, per ragioni anagrafiche, lo attendono altre tre stagioni al top dopo questo 2014, periodo nel quale dovrà capitalizzare al meglio, arricchendo la bacheca con ulteriori major. Per scalare la classifica dei numeri uno e continuare a fare la storia del tennis.