Bautista-Agut, quando il lavoro paga (eccome)

TENNIS – Roberto Bautista-Agut cala il bis: dopo il trionfo di metà giugno sui campi olandesi di s’Hertogenbosch, lo spagnolo ha conquistato la Mercedes Cup di Stoccarda e lunedì entrerà nella top-20 del ranking ATP (precisamente al numero 18). Ora gli unici connazionali a precederlo in classifica sono Rafael Nadal e David Ferrer.

Verrebbe naturale pensare al classico iberico tutta corsa e terra rossa, ma Roberto Bautista-Agut è ben lontano dai caratteri che contraddistinguono il tennis del suo paese: il ventiseienne di Castellan de la Plana è anzi il prototipo perfetto del tennista moderno, che getta il cuore oltre l’ostacolo e abbatte ciò che non gli riesce superare con le potenzialità del braccio attraverso uno stile di gioco attento ed estremamente ragionato. I solidi fondamentali, saggiamente uniti a interessanti soluzioni proposte nei pressi della rete ed un’invidiabile forma fisica, fanno del numero 18 del mondo un giocatore duttile (lo dimostrano i primi due titoli vinti in carriera, conquistati su erba e terra), ben più ostile di quanto dia effettivamente a vedere con le sue soluzioni.

 Anche e soprattutto per questo la semifinale persa qualche giorno fa da Fabio Fognini non assume i connotati di “debacle” a cui, purtroppo, il ligure ci ha già fatto assistere: anche in quel caso, lo spagnolo si è comportato con la consapevolezza di chi sa – giustamente – i suoi limiti ma soprattutto quelli dell’avversario, tanto da fare leva proprio su quest’ultimi per costruire un gioco scarno di errori ma ricco di intensità e sapienza tattica. 

 E poco gli importa se il suo tennis difficilmente farà sobbalzare dalla sedia gli appassionati della racchetta: a 26 anni si sta guadagnando la stima di molti, riuscendo ad emergere con costanza e tenacia dal fitto calderone di atleti spagnoli a cavallo della top 100. Con la stagione del cemento alle porte, dove ad inizio anno ha già dimostrato di far bene (su tutte da segnalare la grande vittoria ai danni di Juan Martin Del Potro in quel di Melbourne), Bautista ha dunque tutte le ragioni per poter pensare in grande e, perché no, scalare qualche altra posizione nel ranking. Come? Piedi per terra e massima dedizione al lavoro, ovviamente.

 

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