Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
Di Federico Mariani
Questo 2014 del tennis mondiale al maschile è partito come forse nessuno avrebbe mai preventivato e, per molti versi, le cose si stanno facendo davvero interessanti per gli spettatori. Quel pizzico di pepe in più è stato messo dall’apparente sconvolgimento delle gerarchie che, tra gli uomini, si era abituati a vedere sempre molto solide e livellate. Si assisteva, infatti, inermi ai primissimi della classe fagocitare i tornei più importanti, sbagliando mai, e lasciando le briciole ai cosiddetti “comprimari” che pur essendo degli ottimi giocatori, anzi dei veri fuoriclasse, riuscivano a raccogliere davvero poco.
Accade, invece, che al primo Major stagionale a spuntarla è Stanislas Wawrinka che in due settimane di pura magia fa fuori prima Novak Djokovic nella “sua” Australia dove non perdeva da tempo immemore, e poi batte in finale Rafael Nadal che tutti davano ormai come certo campione. Accanto al “miracolo-Wawrinka”, però, forse oscurato proprio dalla vittoria dello svizzero, c’è un altro giocatore che di fatto sta strabiliando in questi primi due mesi di competizioni. Si tratta di Tomas Berdych.
Il ceco in poco più di due mesi è riuscito a fare ciò che in tutto il 2013 non era riuscito a compiere: ha centrato una semifinale Slam ed ha poi vinto un torneo. Aveva attirato anche delle critiche lo scorso anno, proprio perché è stato l’unico tra i top ten a non aver messo in bacheca alcun titolo. Grazie ai risultati colti in questo inizio di stagione, Berdych ha guadagnato al momento la terza piazza della Race a dimostrazione di come sia, insieme a Nadal, Wawrinka e Federer, quello che meglio è uscito dai blocchi.
In Australia Tomas è stato sconfitto solo da Stan Wawrinka in un incontro piuttosto tirato, girato in favore dell’elvetico con due tie-break nel terzo e quarto set. Il ceco ha poi infilato undici successi di fila tra Rotterdam e Dubai, fermato solamente nella finale del torneo dell’emirato da Federer. Proprio in quest ultima finale, Berdych ha avuto molte occasioni per portare a casa il titolo, avanti un set e un break; Federer ha saputo però recuperare e girare la partita a proprio favore.
Vedendo il ceco in azione in questi mesi e assistendo al momentaneo stato di semi-anarchia ai vertici del circuito maschile, è legittimo chiedersi se il 2014 possa essere l’anno del fatidico salto di qualità, magari bissando quanto fatto da Wawrinka a Melbourne.
Berdych possiede tutte le armi per restare ad immediato ridosso dei primi 3 o 4 del mondo e, perché no, fare qualche scalpo illustre anche nei Major. Nel corso delle ultime stagioni, sempre sotto la guida di Tomas Krupa, Berdych ha saputo limare quelli che erano i suoi più grandi difetti e farli divenire punti di forza. Si accusava spesso il ceco di essere troppo discontinuo nel rendimento e debole dal punto di vista mentale, ora è diventato un giocatore molto solido che rarissimamente perde gli incontri in cui è favorito.
Il ceco si è anche migliorato dal punto di vista tecnico e, soprattutto, fisico: grazie anche all’aiuto che gli dà il fatto di giocare in doppio in Coppa Davis, ha migliorato esponenzialmente il gioco a rete ed il tocco, slegandosi dallo status di mero “bombardiere” dalla baseline. Sotto l’aspetto atletico si trovano i salti di qualità maggiori: è in grado di muoversi bene sul rettangolo per essere un ragazzone di quasi due metri che accolgono oltre 90 kg di muscoli. Questo è dovuto ad una minuziosa preparazione atletica alla quale si sottopone che gli ha permesso anche di non subire gravi infortuni. C’è da dire, inoltre, che difficilmente non arriva al 100% della condizione nei tornei, che siano Slam o Atp 500, a differenza di molti suoi direttissimi avversari come ad esempio Juan Martin Del Potro o Jo WilfriedTsonga.
Il grande limite resta sulle variazioni di velocità ed effetto degli avversari sui quali ancora ha difficoltà, mentre per il resto gioca un tennis tecnicamente perfetto, esteticamente piacevole da guardare, potente e pulito allo stesso momento.
Adesso è nel pieno della maturità sportiva con le sue imminenti 29 primavere e sa che può davvero fare quel salto che molti gli hanno pronosticato da tempo.
La domanda sorge spontanea: «se ce l’ha fatta Wawrinka perché non dovrei riuscirci io?». Chissà che questo pazzo anno non ci riservi ancora altre sorprese. Una potrebbe venire dalla Repubblica Ceca. E’ già passata a quasi tutti la voglia di chiamarlo “Perdych”.