Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
TENNIS – Di Davide Bencini
Miami – Prima uscita dello scozzese dopo la separazione traumatica con Ivan Lendl. Perde un set contro un Ebbden più volitivo che bravo. Poi rompe gli indugi e dilaga concludendo la sfida con il punteggio di 3-6 6-0 6-1.
Non è che sia stata una passeggiata, o almeno non all’inizio, quella di un Murray che, dopo la notizia dei giorni scorsi, si ritrovava in campo per la prima volta dopo più di due anni senza Ivan Lendl in tribuna.
Nel primo set pareva uscito da una sceneggiatura di film di terz’ordine, prevedibile come i saldi a Gennaio. E vedere quella sedia vuota in tribuna nel suo box faceva un certo effetto, quasi di abbandono, dopo i successi costruiti insieme e dopo un infortunio che ancora sta lasciando il segno. Il primo set di stasera è parso, per Andy, un dialogo con il proprio cervello in fuga, forse alla ricerca di quella guida che ha scelto di seguire altri obbiettivi (quali il Senior Tour…), quasi fosse lui il tennista che “dovrà arrivare”.
Proprio così: Murray pareva abbandonato.
La condizione precaria pesa come un macigno sulle spalle di un Andy che sembra ancora lontanissimo parente del vincitore del torneo di Wimbledon della scorsa stagione. Pronti-via e lo scozzese manca un paio di palle break nel primo game e perde a suon di doppi falli il servizio (che si rivelerà cruciale) nel primo turno di battuta.
Ebden dal canto suo cerca di variare e venire a rete appena possibile, anche perché privo di una potenza o di una resistenza capaci di tenere testa a Murray. Ma la verità è che lo scozzese gioca svagato, confuso, commettendo errori che normalmente non farebbe a occhi chiusi.
Così succede che malgrado un game di servizio da 12 minuti e una miriade di palle break non sfruttate da un Murray che in risposta fa il gambero, andando a rispondere a volte 3 metri dentro il campo per poi indietreggiare a ogni scambio di 2 metri, Ebbden porta a casa il primo set per 6-3.
Il servizio di Murray non incide e la testa pare da un’altra parte. Eppure da lì comincia un’altra partita. O forse semplicemente l’australiano smette di fare anche quel pochino che aveva fatto fino a quel momento in un match condito più da errori che da vincenti. La seconda partita della serata è senza storia. Un perentorio 6-0 6-1 nel quale Ebbden fa un solo game solo perché Murray gli regala un break in apertura di terzo set dopo il quale si manda più accidenti che Safin in un intero torneo.
Difficile dire quanto sia dipeso dall’avversario, che dopo il set conquistato pareva quanto mai appagato e quasi sorpreso dalla possibilità di trovarsi avanti sul numero 6 del tabellone. Del resto un Murray “normale”, come visto alla fine, da Ebbden non perde neanche a Backgammon. Certo, dal secondo set i colpi, specie al servizio sono arrivati, ma questo Murray ha ancora tanta strada da fare. Se sulla carta dovrebbe essere l’ostacolo di Nole verso la finale, quello visto oggi non è, con tutta franchezza, un giocatore che può dare fastidio al serbo. Figuriamoci batterlo.
Difficile dire non tanto se pesi, bensì quanto pesi il divorzio improvviso da Lendl. Ancora troppo fresca la ferita. Ferita che ha lasciato il segno, a quanto ha dichiarato nelle ultime uscite un Murray che ora oltre a un lento recupero dall’operazione alla schiena deve aggiungere la mancanza di colui che gli ha fatto cancellare l’appellativo di “Mr Zeru Tituli”. Vedremo nei prossimi giorni, o nei prossimi tornei, quali ripercussioni ci saranno. Ma l’atmosfera, e il contraccolpo della cosa, si sono visti eccome.