Atp Indian Wells: Djokovic in semifinale contro Isner, battuti Benneteau e Gulbis

TENNIS – Di Andrea Scodeggio

INDIAN WELLS. Novak Djokovic è il primo semifinalista della parte bassa del tabellone di Indian Wells, primo torneo Master1000 della stagione. Il serbo non ha avuto difficoltà a superare Julien Benneteau per 6-1 6-3 in poco più di un’ora di gioco.

La sfida proponeva un rinnovato francese che, alla soglia abbondante dei 32 anni, aveva giocato in questo torneo come un ragazzino ed aveva perso soltanto un set prima di questo confronto, buttando fuori anche il connazionale più quotato Jo Wilfred Tsonga. Dall’altra un Nole mai brillante nei precedenti incontri e che doveva dimostrare di essersi scrollato di dosso le ruggini delle prime sfide. Il risultato è stato schiacciante, favorito da un inguardabile Benneteau, molto imballato nei movimenti e troppo falloso. Imbarazzante il dato che spiega bene l’andamento della gara: solo in un turno di battuta su dieci il francese non ha concesso palla break.

Nel primo set si capisce subito la differenza di atteggiamento con una maggiore aggressività nei colpi e profondità da parte del serbo, che subito destabilizzano il francese. Non è un caso che il break arrivi al quarto gioco ed al secondo game di battuta di Benneteau. Sul proprio servizio Nole è spietato, concede un solo 15 nei primi tre turni di battuta e si porta sul 4-1. Questo inizio così folgorante, sotterra Benneteau che persiste in un tennis foriero di errori e poco propositivo. Così matura il 6-1 iniziale in appena 28 minuti di monologo serbo.

Il secondo set rischia di finire subito, perché l’emorragia di punti regalati dal francese è impressionante e Djokovic ha subito due opportunità di breakkare l’avversario, ma non riesce a sfruttarle. Altra importante chance di passare avanti gli viene concessa anche nel secondo game di battuta di Benneteau con altre tre palle break concesse, ma perfino il serbo non è lucido continuando a mantenere in vita il proprio avversario. Si gioca ad un solo servizio, quello del francese che per la terza volta si salva da una situazione di 15-40, infilando quattro prime di servizio e salendo 3-2. In una situazione così paradossale, si può rischiare di vedersi scappare via la concentrazione ed è ciò che capita a Djokovic.

Dopo non aver mai sofferto nei propri turni di battuta, commette due doppi falli che lo portano ai vantaggi, a dimostrazione di come il ritmo falloso del francese abbia contagiato anche il serbo. Il momento opaco dura poco e con autorità cancella ogni speranza al proprio avversario e finalmente, nel settimo gioco, conquista il tanto sospirato break, all’ottava occasione (doppio fallo del fancese). La contesa si chiude qui, perché Benneteau non c’è più (a dire il vero non c’è mai stato) e sbaglia ancora una volta sul proprio servizio e finendo per cedere la battuta che gli costa la partita.

ISNER b. Gulbis 7-6 7-6

Nel difficile confronto, che lo opponeva al lettone Ernests Gulbis in grande spolvero nelle ultime settimane, John Isner riesce a trionfare con un doppio tie break 7-6(4), 7-6 (3) in 1h 52’ e qualificandosi per la semifinale, dove troverà il serbo Novak Djokovic. Con questa vittoria Isner tornerà fra i primi dieci del mondo alla fine di questo torneo.

La partita è stata complessa e molto lottata, con l’americano più freddo e presente nei momenti importanti del match ed ha saputo trovare comodo terreno nel tie break, per avere ragione di un Gulbis che ha ancora dei limiti mentali evidenti, nonostante un netto miglioramento. L’andamento del primo set ed il finale del secondo, ben riassumono ciò che è mancato al lettone per raggiungere la semifinale.

Fin dalle prime battute del match, si capisce quale sarà la chiave di volta della partita: il servizio. E’ difatti quello il colpo su cui entrambi i tennisti  puntano forte, per cercare di prevalere sull’avversario. Il primo set è in sostanza tutto racchiusa qui, perché gli scambi sono rari e le palle break ugualmente. Gli unici momenti di pericolo li corre l’americano nel sesto gioco, sotto 15-30(due doppi falli) ma salvato con un ace in kick di seconda ed un dritto vincente, e nel decimo, 0-30 ma ancora una volta due ace ed una prima vincente lo riportano in parità. Quei due cali però sono dei segnali che la partita potrebbe girare per Gulbis e la conferma arriva nel dodicesimo gioco, quando si ritrova ad avere una palla break che è di fatto un set point. Isner non si scompone ed ancora una volta è la seconda in kick a salvarlo, proiettandolo al tie break. In una situazione d’equilibrio così sottile, solo un lieve calo mentale può costare il primo parziale e dei due, il più fragile di testa, è il lettone. Un unico errore commesso sul 4-3 per Isner, costa a Gulbis il minibreak decisivo. L’americano chiude con due prime terrificanti e vince il tie break per sette punti a quattro.

Il match resta comunque aperto e finalmente il lettone, all’inizio del set, raccoglie i frutti del suo gioco, conquistandosi il tanto sospirato break che aveva mancato fino a quel momento. A fatica lo conferma, dopo essere stato ai vantaggi, e si porta sul 2-0. Il livello del servizio è calato e con esso anche il gioco, con il risultato di assistere a numerose palle break, quando prima sembravano miraggi. Gulbis mantiene il risicato vantaggio, salvandosi da cinque palle break negli ultimi due turni di battuta. Dall’altra parte Isner, frustato per le occasioni sprecate, rischia di capitolare nel settimo gioco, ma è sempre il servizio a tenerlo aggrappato all’incontro ed al set in questione: 4-3 e servizio Gulbis. Il lettone però non riesce a rimanere concentrato, nonostante i grossi miglioramenti comportamentali, e commette così tre errori banali (un doppio fallo, una smorzata senza peso in rete ed un rovescio errato a campo aperto) regalando di fatto il contro break al suo avversario, riportandolo in parità: 5-5. Si arriva così a dove voleva l’americano, ovvero al tie break ed il risultato è scontato. Gulbis oramai ha perso ogni speranza e con un altro doppio fallo si consegna al proprio avversario, perdendo il tie break per sette punti a tre. 

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