Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
di ROSSANA CAPOBIANCO – TENNIS – MARSIGLIA -La settimana magica di Ernests Gulbis si concretizza con la vittoria in finale a Marsiglia su Tsonga: il lettone vince 7-6 6-4 e dopo le buone cose viste a Rotterdam, si conferma giocatore del momento. Riuscirà a trovare finalmente continuità?
Sono sempre tutti contenti, quando vince Gulbis. Contenti perché quella speranza, flebile, che il lettone possa trovare qualcosa di più di un mese di forma e voglia arriva sempre; non sai perché, ha deluso tante volte. Ma quando vedi traccianti di rovescio, prime e seconde vincenti riesci a convincerti in una remota parte del tuo cervello che si può, perché no?
E gli perdoni anche quella criminale apertura di dritto che, oltre ad essere esteticamente inaccettabile, lo limita a colpire quasi solo in diagonale, impossibile essere precisi e potenti in lungolinea con quel movimento.
Gulbis oggi ha battuto un giocatore che sebbene non fosse nella sua giornata di grazia, è sempre un top ten e non gli ha regalato molto. Si è preso tutto lui: come al solito, fa e e disfa e, a parte rari casi, decide sempre lui.
A Rotterdam era stato fermato da un ottimo Tomas Berdych; qui, all’Open 13 di Marsiglia, grazie ad un campo perfino più veloce, ha messo in fila tutti, compresi i francesi eroi in Davis contro l’Australia, Gasquet e Tsonga: non esattamente due sconosciuti. Evidente la soddisfazione di papà Gulbis sugli spalti, sempre più presente ai match del figlio dopo aver dato l’aut-aut: o ti impegni, o ti metto in ufficio in azienda.
Non che sarebbe andata male al lettone, ma andare in giro giocando a tennis, specie se non hai particolari problemi economici, è decisamente più divertente. E allora vedi finalmente della concentrazione nei suoi occhi, sul 30 pari, sui colpi da dover colpire in quel determinato momento e ti meravigli e ti dici che è giusto, uno così deve vincere e concentrarsi sul tennis.
Unica preoccupazione vera della partita per Gulbis arriva quando già avanti di un break nel secondo parziale, allungandosi sente un dolorino alla schiena; niente di grave, niente che gli impedisca di tirare e servire forte. Per il resto, più solido e più propositivo del francese.
Gulbis vince il quinto titolo in carriera, il primo di questo 2014 nel quale ci si augura possa davvero essere e a lungo una minaccia per tutti.