di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
dall’inviata a Melbourne, ROSSANA CAPOBIANCO
AUSTRALIAN OPEN – Le differenze tra il circuito femminile e quello maschile sono soprattutto relative alla tendenza conservativa di quello dei Djokovic, Nadal; Serena Williams è la regina WTA, ma intanto le nuove leve tra le donne non tardano ad avanzare, creando belle sorprese ed emozioni. Perché?
Al di là della tecnica, della logica di gioco, della testa, della forza… al di là di tutto ci sono emozione e sorpresa. Ci sono perché senza di esse lo sport sarebbe solo fatica, fredda competizione, al suo meglio mero esercizio di stile. Per cui occorre fare una confessione, prima che sia troppo tardi: il circuito femminile è quello che al momento appare più propenso a nuovi stravolgimenti, che offre una chiara apertura alle nuove leve che tentano di avanzare.
Serena Williams è l’indiscussa regina della WTA, ma questi Australian Open (e quelli precedenti, e anche Wimbledon) hanno dimostrato come non sia esattamente invulnerabile. A parte lo scorso torneo londinese, quando avete potuto ammirare un top four capitolare prima di quarti o semifinale? Appunto.
Wimbledon 2013 ha costituito un’eccezione per motivi ancora non chiari che definiremo per questo casuali: giardiniere nuovo, diversi infortuni, momento di stanca… e certo, anche merito degli outsider.
La sostanza però non cambia e dice che una diciannovenne canadese, di nome Eugenie Bouchard arriva in semifinale agli Australian Open per la prima volta, che la Halep si trova debuttante nei quarti, che sono permessi ritorni importanti ad alto livello come quelli di Flavia Pennetta ed Ana Ivanovic.
Qualcuno obietterà che questo è possibile proprio per la debolezza e la friabilità dello spessore tecnico all’interno del circuito femminile: ammettiamo che sia vero, è davvero un difetto in tutto e per tutto?
Anche se tutto ciò permette tornei movimentati e sorprendenti? Non ne sarei così convinta.
La forza di Nadal, Djokovic e compagnia non è in discussione e non possiamo crocifiggerli per dei meriti evidenti; possiamo chiederci il perché sia così difficile per chi debutta nel circuito e abbia talento da vendere anche solo avvicinarsi a quel livello di gioco, intensità, oserei dire professionismo: l’aspetto atletico è certamente il maggiore responsabile del divario esistente. Non possiamo accusare soltanto l’omologazione di superfici e banalizzazione tecnica del tennis, perché sono condizioni applicabili e palesi anche nel circuito WTA.
Kyrgios e Kokkinakis, di anni 18 e 17, si sono fatti valere, ma non sono riusciti ad andare oltre il secondo turno e la differenza, a sentire loro, è stata proprio quella dal punto di vista atletico.
Grigor Dimitrov, in “leggero” ritardo si trova ora per la prima volta nei quarti, dopo averli a lungo mancati a causa sopratutto dei crampi e di infortuni procurati dalla volontà di costruirsi un fisico adatto.
Che la ricerca atletica sia diventata così esasperata da averci tolto sorpresa ed emozione? Forse; intanto, per quelle, guardiamo le ragazze.