Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
di LORENZA PAOLUCCI –
Nel tennis non ci sono stati solo numeri uno diventati leggenda, come Federer e Nadal ma anche chi ha raggiunto la vetta restandoci per poco tempo e senza mai eccellere.
In totale nell’ ATP ci sono stati venticinque numeri uno , alcuni di loro da Federer a Nadal, da Sampras a Borg, sono diventate leggende detenendo il primato per un numero incredibile di settimane. Per altri invece la permanenza sul gradino più alto è stata breve, proporzionata al loro essere talenti incompleti, non proprio da primi della classe. Ricordiamo i più “brevi”.
Patrick Rafter
E’ stato in testa per una sola settimana nel luglio del 1999, la sua resta ancora la leadership più breve della storia. Rafter è stato un ottimo tennista, in grado di arrivare con continuità nelle fasi finali dei tornei Major, in tutti e quattro ha fatto almeno semifinale. Giocatore da veloce ha vinto per due volte gli Us open e per due volte raggiunto le “semi” di Wimbledon, dove ha battuto nel 2000 e nel 2001 Agassi, prima di cedere in finale a Sampras e ad Ivanišević. Soprattutto contro quest’ultimo perse una ghiotta occasione per portare a casa lo Slam più prestigioso.
Rafter resta uno dei tennisti più forti che l’Australia abbia mai avuto e si è meritato un posto nella Tennis Hall of Fame. Ha battutto i più forti del suo tempo come Agassi e Sampras, peccato però che gli mancasse il guizzo del fuoriclasse, proprio solo di pochi.
Belloccio aveva più l’aria di un attore da soap opera che da atleta, i ben informati lo dicono felicemente sposato con una certa Lara Feltham, dalla quale ha avuto due figli, Joshua ed India.
Carlos Moya
Insieme a Juan Carlos Ferrero è stato uno dei più importanti tennisti spagnoli, mentore di Rafa Nadal. Moya è stato il primo a dimostrare che gli spagnoli non sono solo dei terraioli, è grazie a lui se gli iberici sanno giocare anche sul veloce.
Certo ha vinto il Roland Garros e quindici dei suoi diciannove ATP li ha conquistati sulla terra battuta, perchè di tale superficie era uno specialista. E’ diventato n.1 del mondo nel marzo del 1999, restandoci per sole due settimane. Il suo limite è stato quello di non trovare più continuità nei tornei Major dopo il suo magico ’98. Persino a Parigi dopo avervi vinto non andò più oltre i quarti di finale.
In campo indossava maglie smanicate per mostrare i biciti muscolosi, ed in calzoncini, racchetta e fascietta era terribilmente sexy. Corteggiatissimo da sponsor, colleghe e donne di ogni dove era considerato il playboy per eccellenza del circuito. Le ragazze lo descrivevano come scostante e vanitoso, altri invece dicevano fosse un ragazzo alla mano, normale nonostante il clamore che gli girasse intorno specie negli anno d’oro.
In campo aveva un debole per il rosso, fuori per le bionde. Sperava di essere l’eccezione che conferma la regola Flavia Pennetta, che con lui ebbe una lunga relazione, forte del detto che gli uomini preferiscono le bionde ma sposano le more. Copione infranto. Sembra che il fidanzamento con l’azzurra sia andato a rotoli a causa di una bionda (appunto) starlette dello spettacolo. Ora è diventato capitano di Coppa Davis (vinta da giocatore nel 2004), si è sposato (con una bionda ) dalla quale, pare, avrà il terzo figlio.
Marcelo Rios
Cileno di Santiago del Cile, è stato in testa al ranking mondiale per ben due volte nel 1998, per un totale di sei settimane. Nonostante il primato, conteso con Sampras, non ha mai vinto un titolo Slam. In carriera ha vinto diciotto ATP, molti prestigiosi, come gli Internazionali d’Italia (anche se per ritiro dell’avversario in finale) ed Indian Wells e soprattutto su qualsiasi superficie. Ha sconfitto grandi come Agassi ma non ha mai eccelso nei tornei dello Slam, come dovrebbe fare un n.1. Superò i quarti solo una volta, in Australia nel ’98 quando però non affrontò nemmeno una testa di serie.
Si ritrò a soli 29 anni per un brutto infortunio alla schiena. Fuori dal campo ha fatto collezione di matrimoni, dato che si è sposato per ben tre volte. L’ultimo nel 2009, sembra resistere ancora.
Juan Carlos Ferrero
Ha detto addio al tennis giocato esattamente un anno fa, dopo una stagione non certo esaltante per lui che fu uno dei grandi del tennis spagnolo, dopo l’irraggiungibile Nadal. Fu n.1 al mondo nel 2003 per otto settimane, quando vinse Roland Garros e fece finale agli Us open. Da buon spagnolo prediligeva la terra rossa ma era abile anche sul veloce, come dimostra la finale di New York e la semi di Melbourne. Il suo difetto è stato forse quello di alternare grandi risultati ad altri meno degni di un numero uno.
Campione dentro e fuori dal campo, il giorno del suo ritiro dalle scene Juan Carlos ha ricevuto il tributo di tutto il mondo del tennis non solo spagnolo. Ha confessato che gli piacerebbe diventare capitano di Davis ma per ora dovrà pazientare dato che l’amico Moya è appena stato scelto alla guida della nazionale spagnola.
Marat Safin
Diede l’addio al tennis nel 2009, a soli 29 anni perchè gli stimoli erano venuti meno. Da allora il mondo del tennis ha perso uno dei suoi personaggi più eccentrici ed interessanti. Racchette rotte all’ordine del giorno, donne, risse, bravate, scenette in campo ma anche tanto talento. Safin in carriera vinse diciannove titoli, tra i quali due Slam (Us open e Australian open) e la Coppa Davis. Il primo Major lo conquistò a soli vent’anni, umiliando a New York Pete Sampras. Lo stesso americano vide in lui un predestinato della scena mondiale e invece non fu così. Marat conquisto’ il primato nel 2000, abdicando dopo nove settimane. Ha sconfitto avversari del calibro di Agassi e Federer ma i troppi alti e bassi ne hanno impedito un dominio annunciato. Il braccio c’era tutto, il carattere un po’ meno, da domare prima dell’avversario.
Considerato uno dei belli del circuito, divenne famoso anche per le cosiddette “Safinettes”, ragazze avvenenti che sedevano in tribuna ad ammirarlo e che il russo frequentava fuori dal campo. Il giorno in cui anticipò il suo ritiro si presentò con tanto di occhio nero e labbro rotto, per via di una rissa. A chi gli ricordò che con una testa “normale” avrebbe potuto vincere molto di più Marat rispose : “sono stato numero uno, ho vinto due Slam, due Coppe Davis. Se avessi avuto una testa diversa forse non ci sarei mai riuscito.”
Ora lontano dal tennis, che dice di non mancargli per niente, si è dato alla poltica e pare si sia sposato con una modella, sua storica fidanzata.