Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
24 Nov 2013 18:04 - ATP
Masters della Compassione, day 5: Benneteau uomo da battere, si sveglia Gulbis
di Luigi Ansaloni
di CONTROBREAK
E’ un Master della Compassione che procede a gonfie vele quello che si sta svolgendo all’Arena di BastaRd. Ogni giorno migliaia di persone fanno la fila di notte sotto la pioggia e si accampano all’esterno per poter assistere alle meraviglie del torneo, che anche ieri ha generato compassione a iosa e una partecipazione del pubblico ai limiti del vandalismo.
Noi siamo arrivati al Centrale tutti pimpanti e orgogliosi per l’ospitata fatta la sera prima su Sky Svezia, non per parlare di tennis ovviamente, ma per l’edizione locale di Colpo Grosso, condotto da Umbert Smailsson, dove abbiamo potuto godere ancora una volta delle bellezze locali in versione anni ’80. Bei momenti, quasi da piangere. E’ stata quindi una nottata impegnativa, pertanto non abbiamo potuto seguire le differite del torneo trasmesse alle 4 del mattino e curate dal nostro Nicolodi, ma il buon Pietro ci ha perdonato dopo avergli regalato un cofanetto DVD in oro con la storia del calcio regionale svedese degli anni ’70 sottotitolato rigorosamente in tedesco altoatesino.
L’Arena ieri sera ha presentato subito un ambiente particolare: mentre zio Pinuccio dava da mangiare alle piante carnivore le frattaglie degli amici invitati da Soderling la notte prima nella Torre d’Avorio, sul campo è calato il buio assoluto. Tutti pensavano a qualche trovata del buon Robin tanto che il pubblico è rimasto in rigoroso silenzio ad attendere, ma ad un tratto un faretto si è acceso per illuminare una panchina al centro del campo, teatro della prima sfida della giornata, quella tra Stepanek e Benneteau. Il francese in pantofole, accompagnato dai 26 nipotini e dagli 8 bisnipoti, si è accomodato con il suo giornale, non prima però di aver osservato per circa 4 ore e mezza i lavori in corso sulla gradinata sud dell’Arena (quella distrutta dal dritto di Gulbis nella prima giornata) e averne criticato, con saccenza senile, l’operato. Stepanek è invece entrato sorridente accompagnato dalla sua ultima fiamma, la ex-modella svedese Ludmila Milfsson, la quale ha assistito alla singolare sfida dagli spalti. Partita in diffusione la Moonlight sonata di Beethoven, i due se le sono date di santa ragione a colpi di racconti sulla loro vita da quasi pensionati. Radek ha sciorinato l’elenco delle sue ultime 18 conquiste post-Davis, mentre il buon Julien ha narrato che la sua più recente avventura sessuale risale ai tempi di De Gaulle con una crocerossina americana.
Passati agli aneddoti sulla vita di tutti i giorni Stepanek si è quindi buttato sull’intimità, confessando scocciato che ogni giorno è costretto a comprarsi pacchi di mutande in quanto le perde continuamente nelle case delle sue amanti. Il transalpino, con uno stanco sorriso e il viso segnato da una lacrima, ha invece ribattuto dicendo che lui fa prende aria all’armamentario sotto l’ombelico addirittura più volte al giorno, quando la balia gli deve cambiare il pannolone, che anche lui compra a pacchi. La battaglia si faceva sempre più dura.
Il ceco ha quindi spiegato come passa il tempo libero, e per libero s’intende quando non è occupato dalle sue conquiste. Si diverte andando ancora a ballare e tirando tardi fino alle sei del mattino. Benneteau ha invece candidamente ammesso che l’ultimo locale notturno visitato in gioventù fu il Moulin Rouge e di esserne rimasto abbastanza traumatizzato per via degli strani balli del demonio che venivano fatti all’interno. A quel punto il protagonista è diventato il pubblico: chi piangeva, chi si buttava dal 68esimo anello per la disperazione, chi si faceva mangiare dalle piante carnivore e chi lanciava cactus, uova marce e seggiolini all’indirizzo dei due. Non si è capito più niente fino a quando Emiliano Severoni, munito come suo solito di pollo, è salito su un palchetto allestito per l’occasione e ha pronunciato la fatidica frase che tutti aspettavano: “And the Oscar goes to… Julien Benneteau“, accolto da 37 minuti di applausi da parte dei reduci di guerra .
Morale della favola, altra vittoria di Benneteau e qualificazione in semifinale decisamente in saccoccia.
Abbiamo faticato non poco a riprenderci. Eravamo in una valle di lacrime, Emiliano ha arrugginito l’armatura da quanto ha pianto, Lorenzo Di Caprio, tanto piangeva che non è riuscito a porre una domanda decente al vincitore, mentre Luigi Ansaloni cercava un palo per appendere la corda e dare il suo addio a questo mondo crudele. Passata poi la linea a Stefano Meloccaro e Ljubicic in studio, si notava come i loro visi fossero provati da quanto appena accaduto nell’arena di BastaRd. Il sentimento di compassione provato dai due nei confronti del francese è stato talmente profondo, che gli hanno reso omaggio con una lavagna tecnica, nella quale, grazie alle immagini di Julien in azione, hanno spiegato cosa NON si doveva fare per vincere.
Nulla però a confronto di cosa abbiamo visto in seguito. Gulbis-Verdasco si è rivelato molto di più di un singolare, oseremo dire un doppio.
Il lettone, arrivato in campo a bordo della sua Papamobile, è rimasto sorpreso nel vedere l’Arena buia illuminata solo dai flash dei ragazzi di We Cannot be serious, impegnati a realizzare il servizio fotografico a Verdasco e all’amico Lopez (rimasto a tifare Nando, dopo l’esibizione di sabato) sulla collezione intimo CK autunno/inverno 2014 in pile e lana vergine. Al che, l’arbitro, nonostante l’acceso interesse alle mutande dei due spagnoli, non si è lasciato distrarre e ha avvisato Soderling che il lettone era pronto per il doppio. Gulbis alla parola “doppio” è rimasto spaesato, ma mai quanto dopo aver visto che il suo compagno sarebbe stato Tomic, segregato nella sala delle torture della Torre d’Avorio dall’esibizione con Lopez. Bernardo, sempre legato al fuso orario australiano, non sembrava molto contento di prendere parte all’evento, ma erano bastati due ceffoni del padre, ormai compagno di bisbocce del buon Robin, per metterlo in campo. “Ciao, stronzo” il suo caloroso saluto ad Ernests.
Il match ha così potuto prendere il via, ma se dal lato spagnolo i due giocatori sembravano andare d’amore e d’accordo, dandosi pacche sul sedere, bacetti, scambiandosi gli slip per confrontare i pareri sulla comodità e abbracciandosi calorosamente ad ogni punto, dall’altra parte del campo la tensione è salita alle stelle dopo pochi punti. Inizialmente Gulbis si è limitato a spaccare 3 o 4 racchetta in seguito ai continui errori dell’australiano, ma in breve tempo si è passati agli insulti in stretto dialetto lettone dei sobborghi di Riga, che Tomic, ancora assonnato, faticava a capire. Il tempo di perdere il primo set 6-1, e Gulbis è passato dalle parole ai fatti.
Sotto l’entusiasmo dilagante del pubblico i due hanno iniziato a darsele di santa ragione, e per l’occasione al posto della rete è stato montato un ring. Tomic, allenato dal padre, si è ben difeso, ma Gulbis, voglioso di guadagnare la vittoria, ha continuato con la sua tattica diretto-gancio-diretto. Tra un round e l’altro Lopez e Verdasco passavano in mezzo al ring con il cartello indicante il numero della ripresa, in modo da appassionare anche il pubblico femminile, e sfoggiare la collezione Underwear, poco avvezzo agli incontri di pugilato. Ed ecco che dopo 8 sanguinolente riprese, un granata lanciata dalla Torre d’Avorio ha posto fine all’incontro decretando il successo di Gulbis, il cui braccio è stato alzato da un provato Emiliano Severoni in tenuta medievale.
Roba da non credere. Meloccaro e Ljubicic hanno dovuto chiedere ripetizioni a Rino Tommasi per poter raccontare la vittoria del lettone, mentre noi e Pietro Nicolodi abbiamo faticato non poco a seguire la sfilata di intimo dei due spagnoli a fine di ogni round. Occhio alla bollente prossima giornata, quella che chiuderà il Gruppo Vintage. Avremo Federer-Tipsarevic e Dolgopolov-Paire, con il francese subentrato ad un Dimitrov scappato via stizzito per il trattamento ricevuto, ma soprattutto preoccupato, dopo aver affidato la protezione di Masha a un suo amico. E intanto la situazione del Gruppo Fashion ha visto il trionfo di Benneteau davanti a un agguerrito Gulbis. Si prospettano due semifinali in ogni caso entusiasmanti. Se sopravviveremo anche stanotte, l’appuntamento è rimandato a domani per l’ultima giornata di round robin.
La situazione definitiva del gruppo Fashion è quindi questa:
Benneteau 3
Gulbis 2
Almagro/Stepanek 1
Verdasco 0