Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
di LUIGI ANSALONI
Si dice spesso che la finale di un torneo rispecchi quello che è stato lo stesso torneo. Non è sempre vero, per fortuna: abbiamo assistito a bellissime finali dopo tornei deludenti, e viceversa. Nel caso delle Atp Finals appena concluse in quel di Londra, possiamo però dire che il detto (che detto non è) è stato rispettato in pieno. Djokovic-Nadal atto 5949303 non è stata esattamente una bella partita, vuoi per il dominio netto di Nole, vuoi perché le sfide tra i primi due giocatori al mondo non sono sempre il massimo della vita tennistica (e qui ci sarebbe da aprire un’enciclopedia).
Per farla breve, questa Atp Finals 2013 non sono state all’altezza delle edizioni precedenti, e questo è difficilmente opinabile. Partite belle, poche. Partite memorabili, zero. O forse una, Federer-Del Potro, ma forse solo perché era praticamente un quarto di finale, un “chi perde va a casa, chi vince va avanti” che in fin dei conti è quella cosa che dà al tennis una marcia in più. Negli altri sport, infatti, sono molto più i lunghi tornei, i gironi, l’andata e ritorno. Solo nel tennis c’è praticamente sempre la suspance del tutto per tutto, tutto e subito.
In ogni torneo ci sono i vincitori e i vinti, e a che a Londra ci sono ovviamente stati. Djokovic, innanzitutto. Il Vincitore, con la V maiuscola. Maestro per la terza volta (la seconda di fila) imbattuto e imbattibile. Un autunno da protagonista, con una striscia di 22 vittorie consecutive dalla finale persa dello Us Open, proprio contro Nadal, battuto (anzi, strabattuto) sia a Shangai sia a Londra. Nole ha chiuso la stagione come l’aveva iniziata, sicuramente meglio di come l’aveva proseguita, con tante, troppe sconfitte nei momenti che contano.
Per quanto riguarda Nadal, il titolo di Maestro rimane una chimera. Alla sua incredibile e straordinaria carriera, manca solo questo titolo. Non cambia di troppo le cose, ma stavolta poteva essere la volta buona. Qualcuno dice che sia stata l’ultima sua occasione, me conoscendo Rafa “mai dire mai”. E non è un modo di dire (aridaje). Certo è che a Londra il numero 1 del mondo ha disputato un ottimo, ottimo torneo, ma la finale l’ha veramente giocata male. Male male male. Il tennista del 2013 è sicuramente lui, ma l’ultima partita della stagione l’ha sbagliata.
Se c’è però una storia di queste Finals è quella di…Roger Federer. Possibile mai, direte voi? Cosa c’è di bello in uno che perde in semifinale con Nadal quando ha vinto per sei volte in passato? Beh, ci arrivereste anche da soli. Ma tant’è….Fino a qualche settimana fa, c’era chi (come me) si augurava che lo svizzero non si qualificasse a Londra per non fare brutte figure. E la sua condizione stava lì a dimostrare che il pensiero, per quanto blasfemo, non era poi così sbagliato. Insomma, si pensava che Federer andasse a Londra e si facesse prendere a calci da chiunque, chiudendo mesto mesto ultimo il suo girone. E invece ha vinto due partite, è stato l’unico che ha messo in difficoltà sua maestà Djokovic e ha regalato una bella, bellissima impresa contro Del Potro, regalando l’emozione più bella di queste Finals. E tutto questo dopo un 2013 orribile e a 32 anni suonati. Insomma signori, scusate se è poco…