Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
07 Nov 2013 14:26 - ATP
Atp Finals Londra: la storia non cambia, è sempre Djokovic ad esultare
di Diego Barbiani
Dal nostro inviato a Londra, Diego Barbiani –
La storia si ripete. Come lo scorso anno nella finale, Novak Djokovic ha la meglio su Roger Federer. 6-4 6-7(2) 6-4 il punteggio finale che ha premiato il serbo, uscito vincitore dopo quasi 2h30′ di gioco.
Doveva essere la sfida clou dell’intero primo turno del Master di Londra, la rivincita della scorsa finale dello scorso anno. Da un lato il vincitore delle Atp Finals nel 2012, dall’altra invece il sei volte vincitore dell’ultimo appuntamento stagionale, apparso in crescita nelle ultime settimane. Ed il trentunesimo capitolo del romanzo tra il serbo, n.2 del mondo, e lo svizzero, precipitato dopo un anno nefasto al margine dei primi otto del mondo (n.7), ha saputo offrire tanto.
Emozioni, anzitutto. Ma anche momenti di grande equilibrio, sia in positivo che in in negativo.
All’inizio era un match che sembrava incanalato sui binari dell’equilibrio. Il serbo subito pronto con il rovescio e lo svizzero che si manteneva in scia, traendo grande efficacia dal suo servizo. Questo equilibrio ha iniziato a deragliare nell’ottavo game, quando per primo Djokovic ha messo le mani avanti in risposta ma dal 15-30 Federer ha saputo annullare ogni velleità. Pochi attimi dopo ed era Federer quello che poteva dare il primo scossone al match, mandando però di poco fuori un dritto dal centro del campo.
In quella occasione il pubblico, più che mai parte integrante del match con urla e schiamazzi provenienti da ogni lato del campo (al limite, se non oltre in certi casi, il consentito), era subito scattato in piedi esultate ed agitando bandiere rossocrociate. La voce dell’arbitro che annunciava la parità è stata una mazzata per tutti loro.
Superata questa piccola fase critica, per Djokovic è arrivata la soddisfazione del set vinto, con la partecipazione di un Federer d’improvviso in affanno. Tanti errori commessi con il dritto, in particolare nel decimo gioco, hanno condizionato oltremodo il suo rendimento in tutto il corso del match.
Neppure il secondo set, infatti, era cominciato per lui in maniera positiva. Il dritto sembrava non volerne più sapere di entrare in campo. Tre brutti gratuiti e già nel terzo game era costretto ad annullare palle break. D’un tratto, lo stesso Djokovic ha accusato un calo di rendimento. Cominciava per lui una fase molto delicata, dove la poca grinta lo hanno portato a due break consecutivi per Federer, intervallati però da uno in favore del serbo.
Era un momento molto delicato, Federer non riusciva a staccarsi e Djokovic non riusciva a riagganciarlo. Neppure l’aver mantenuto la battuta ha rinfrancato un po’ l’anima inquieta di Federer, che chiamato a servire per portare la sfida al terzo, si è preso dapprima un rischio tremendo con la seconda (che lo ha portato a set point) poi ha fallito in lunghezza l’ennesimo comodo dritto. Alla seconda occasione, Djokovic ha rimesso tutto in discussione.
Il tie-break ha visto un solo protagonista, Federer. Dopo tanto aver sofferto, ha trovato alcune ottime soluzioni che lo hanno spinto a quattro set point. E’ bastato il primo, che ha rinviato l’esito al terzo e decisivo parziale.
In un match che sembrava ormai indirizzato verso il serbo, poteva nascere una nuova trama se non fosse che ancora una volta è bastato un nuovo calo di Federer per trovare un nuovo allungo di Novak. Stavolta per Roger non c’è più stata occasione di rimontare ed i break di distacco sono in breve diventati due.
Così alla fine la sfida si è conclusa con un Djokovic che ha tenuto fede al suo ruolo di favorito. Per Federer invece la situazione può essere già da dentro o fuori nella prossima sfida, resa ancor più da dentro o fuori, contro Gasquet.