di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Joao Sousa diventa il primo portoghese della storia a iscrivere il proprio nome tra i vincitori di un titolo ATP, raggiungendo anche il miglior ranking in carriera, 51.
L’ultimo fine settimana ci ha regalato un nuovo nome da iscrivere negli albi d’oro dei tornei, grazie a quel Julien Benneteau che in finale forse riuscirebbe a far vincere un torneo ATP anche al nostro Luigi Ansaloni, con tutto il rispetto. Ormai il francese viene preso quasi come fosse un portafortuna, e anche il portoghese ha sfruttato la sua chance per vincere il suo primo torneo importante dopo 5 vittorie Challenger.
Sousa, tennista 24enne di Guimaraes, ha trovato la propria settimana d’oro in quel di Kuala Lumpur, dopo un po’ di luce ottenuta a New York, dove si è guadagnato una bella scoppola dal numero uno Novak Djokovic arrivando addirittura al terzo turno con sulle spalle gli scalpi di gente quali l’eternissima promessa Dimitrov e l’esperto Nieminen.
In Malesia il portoghese è riuscito addirittura a fare di meglio, mettendo in fila prima Harrison, tanto per confermare la sua propensione a far fuori le giovani promesse (sempre che un giorno vengano mantenute), Cuevas recuperando un match dove l’avversario aveva anche servito per il match, e compiendo la sua opera d’arte mandando a casa il numero 3 del mondo David Ferrer. Per finire poi l’opera contro Jurgen Melzer e appunto Benneteau.
Un portoghese al quale non sembrano mancare gli attributi, visto il modo in cui ha annullato il match point al francese nella finale, con un passante di dritto in corsa degno del miglior Ivan Lendl, nonché una delicata palla break nel terzo set che avrebbe rimesso in corsa Benneteau, senza dimenticare gli spauracchi già narrati con Cuevas.
Un portoghese dal dritto superarrotato con un servizio tutto fuorché sorprendente (prime che viaggiano più lente di quelle di Pippo Volandri) e urla belluine a ogni colpo che fanno pensare che i giudici di linea siano in preda a raptus schizofrenici, quando invece è Joao che strilla più della Sharapova per darsi spinta. Se al femminile i portoghesi possono contare sulle corde vocali della Michelle Larcher “de Grido”, al maschile hanno trovato il suo degno erede.
In ogni caso un nome nuovo che si va a aggiungere ai vincitori di quest’anno, e un ragazzo interessante ma tennisticamente ancora abbastanza acerbo che forse può avere ancora dei bei margini di miglioramento su rovescio, resistenza (il fisico appare ancora abbastanza gracile) e appunto il servizio non proprio alla Ivanisevic.
Anche per far sì che una settimana così non resti uno sparo nel buio ma che possa dare il via a qualcosa di nuovo per un tennista che forse sul rosso potrebbe dare il suo meglio negli anni a venire, con il tipo di tennis che sembra avere nelle corde.
Per lo meno Joao Sousa può dire di essere arrivato dove prima di lui nessun portoghese era mai arrivato, ovvero ad alzare una coppa, oltre magari a riuscire a portare avanti nel proprio paese uno sport che alla fine non è mai decollato, malgrado un torneo 250 come quello dell’Estoril ormai in pianta stabile nella stagione terraiola del circuito.
Una rondine non fa primavera, e se fosse così Benneteu ne avrebbe già generate parecchie forse, ma almeno il torneo di Kuala Lumpur ci ha dato un sapore nuovo, niente da dire.