Atp Parigi-Bercy: Cilic, un caso sbagliato

Dalla nostra inviata a Parigi, Valentina Clemente.

La riduzione della pena legata all’inadeguatezza delle procedure antidoping, vecchie di 30 anni

Non finiscono le sorprese sul caso di Marin Cilic: di ritorno nel torneo di Parigi Bercy il giocatore croato ha approfittato della conferenza stampa post match per spiegare la serie di eventi che lo hanno visto protagonista di recente, non ultimo l’inatteso ritorno in campo con diminuzione della pena dopo il controllo positivo alla niketamide dello scorso primo maggio.

La lettera di notificazione in questione è risultata infatti ‘inaccurata’ in quanto la sostanza in questione non era in circolazione nel corpo di Marin il giorno delle analisi.

Il punto è che la niketamide è una sostanza ad azione ridotta, vale a dire che si disperde a breve termine nel corpo ed è quindi proibita solamente nei giorni di competizione.

Cilic ha assunto la niketamide cinque giorni prima del suo debutto a Monaco di Baviera, fatto che ha reso impossibile l’azione dello stimolante nel giorno di gara. L’unica cosa che è stata trovata nel campione d’urine rilasciato dal giocatore per le analisi, è stata una particella inattiva della niketmide, ovvero la N-ethylnicotinamide che in sé non è una sostanza proibita.

Le analisi sono risultate quindi ‘fallate’ perché 30 anni fa si era scelto di mantenere anche questa particella tra i fattori rilevanti, in quanto resisteva maggiormente all’interno del corpo. Fino al settembre del 2005 la niketamide era proibita di fatto, sia durante sia fuori le competizioni, mentre oggi le cose sono cambiate e a non essere ‘efficace’ – se così vogliam dire –  è stato il metodo utilizzato per la rilevazione.

Cilic ha utilizzato la niketamide nella settimana che ha preceduto il Bmw Open, quindi non ha contravvenuto alcuna regola. La violazione è stata quindi di natura puramente tecnica, perché i laboratori hanno mantenuto in atto una procedura vecchia e non più valida con il cambiamento delle regole a partire dal 2005.

“Mi sono sentito come un bambino che giocava per la prima volta oggi – ha affermato il tennista croato – è stato davvero bello poter tornare in campo. Sono soddisfatto del risultato, visto che ero fuori da Wimbledon. E’ stato uno dei momenti peggiori della mia vita, ma soprattutto perché di me è stato scritto che ero positivo, quando in realtà non lo ero”.

“Leggere tutti quegli articoli per poi scoprire che la realtà era un’altra  – ha proseguito poi il croato – beh fa male. Né il tribunale, né il medico che ha fatto le analisi in prima istanza hanno realizzato che questa sostanza non c’era nel mio corpo. La procedura che è stata utilizzata era vecchia ed era utile quando questa sostanza era generalmente proibita. Io, come tutti, sono contro il doping e questa storia mi ha reso molto diffidente, oramai tutto quello che bevo voglio sia sigillato. E’ una storia che non raccomando a nessuno, uno stress e una tensione non da poco”.

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per presentare il nuovo team del tennista croato, capitanato come già noto da Goran Ivanisevic e per ribadire che dopo questa ‘brutta avventura’ quello che torna centrale nella carriera del tennista sono la top five del circuito mondiale e la conquista della Davis con la nazionale croata.

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