Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
La rincorsa è iniziata, o forse non era mai finita, cosa della quale i federasti si erano illusi. Tutti a fare il conto di quando Nadal supererà Federer nelle vittorie slam. Tutti con il calendario alla mano a contare slam, giorni, età e congiunzioni astrali varie.
Come se il tennis ormai sia una questione di meri numeri. Omologato anche in questo.
Eppure alla mente serena di un semplice appassionato dovrebbe venire in mente che “non è da questi particolari che si giudica un giocatore”. O almeno non solo.
Nel mondo di oggi, come un detto del Nord ricorda, vale l’articolo quinto: ovvero chi ha i soldi ha vinto. Tutto è giudicato in base al risultato. E poco importa se quel risultato è frutto di un’evoluzione che ha semplificato l’equazione o ha cambiato sostanzialmente le cose.
Nadal nel tennis di oggi, nell’era Tennis2.0, è il migliore interprete al mondo, e nessuno avrebbe il coraggio di negarlo.
Ma probabilmente, mentre molti stanno cominciando già a stilare l’inutile classifica del GOAT, ci si dimenticherà di molte cose in cui Nadal non potrà non solo eguagliare, ma nemmeno provare a essere paragonato a Federer.
La voce tonante del federasta si alza di questi tempi per rimarcare lo stile, il talento, la classe di Roger nei confronti del “Toro de Manacor” con un tono simile a chi fa spallucce e dice “M’importa una benemerita di quanti slam vince Nadal”… Il punto non dovrebbe essere tanto questo, in un mondo come quello del tennis che, almeno fino a qualche anno fa, viveva di stili diversi, nei quali la classe veniva fuori in modi differenti e permetteva un “de gustibus” più allargato. Al di là della semplice estetica del gesto tennistico, come vince Rafa e come vince(va) Roger?
La sensazione, infatti, è che mentre Rafa per vincere debba essere a tutti i costi al suo 100% della forma, molte volte si è avuta in passato l’idea che Federer vincesse anche quando non al meglio, se non addirittura su una gamba sola, con l’altra di legno. Basti pensare agli Australian Open del 2006, gli US Open del 2008, tanto per fare due esempi. Ciò non cambierà i fatti, ma costituisce un dato su cui pensare. Uno dei due è nato per giocare a tennis, l’altro è stato costruito per giocare a tennis. Addirittura in molte circostanze è stato più che verificato che Nadal non solo non vince quando non è al meglio (chiamatelo calo di forma, Hoffa o ginocchio – sempre che ci crediate davvero), perdendo spesso nei primi turni da avversari ben inferiori, ma non si presenta neppure. E’ brutto ammetterlo, ma spesso in Nadal non si è visto il mero spirito dello sport, di stampo decoubertainiano, “l’importante è partecipare”, visto che in molte occasioni, quando non era al 100%, ha preferito non partecipare. Ecco, questo Federer non solo non lo ha mai fatto, ma spesso ha persino giocato con acciacchi, infortuni più o meno lievi e problemi cronici di vario tipo. Stile che non si impara a scuola e che francamente, come modo di intendere lo sport, vedrà sempre vincitore il giocatore svizzero, per quanto magari perdente sul campo. Perché un guerriero è anche uno che malgrado gli acciacchi vuole giocare, vuole esserci, vuole provarci invece che dire “non sono al top quindi non gioco, tanto non posso vincere il torneo”. Troppo facile definire Ercole colui che fa la voce grossa solo quando è palesemente il più forte, tirandosi indietro nei momenti di appannamento. Domanda spontanea: è più forte uno che anche non al meglio arriva, pur prendendone di santa ragione, in finale, o colui che straccia un avversario fuori forma nella suddetta finale e appena cala le finali le vede da casa in tv? I numeri dicono il secondo. W il numero.
E se di stile parliamo, allora lo stile non ha bisogno di 35 secondi per servire quando si fronteggia una palla break, o di appellarsi alle proprie condizioni fisiche ogni qual volta si incappa in una sconfitta. Nadal avrebbe giocato gli Australian Open del 2008 con la mononucleosi? E sarebbe arrivato in semifinale? Nadal avrebbe giocato la finale di Roma di quest’anno con una schiena a pezzi? Nadal avrebbe giocato (e vinto) gli Australian Open 2006 con una caviglia a mezzo servizio?
Molti in quest’ultimo caso risponderanno con la solita storia degli avversari “scarsi” di Federer, come se quel Baghdatis in finale nel 2006 fosse uno scarsone e non il fior di giocatore che rischiò di andare avanti due set a zero a suon di fantasia. Eppure quegli “scarsi” continuano a battere quelli della nuova generazione (vedere Hewitt, Robredo, Haas per esempio), segno che tanto scarsi non erano.
Il tutto in un contesto di superfici e materiali che, come detto, ridetto e ridetto, si è omologato nel corso degli anni permettendo un gioco uguale in ogni dove, giocato da tutti alla stessa maniera.
Fa sorridere per esempio sentire che Nadal si sia dovuto adattare alle superfici quando è molto più palese che le superfici si siano adattate a lui, permettendogli di spadellare ovunque e correre come Forrest Gump su qualsiasi terreno. Forse alla fine colui che si è adattato di più è proprio Federer, trasformato da giocatore quasi serve & volley in giocatore da “nuovo millennio”. E’ anche vero che di questo non si può fare una colpa a Nadal, che non ha mai potuto provare il contrario, visto che nessuno a mai rimesso l’erba vera a Wimbledon con le vecchie palline che schizzavano a 30-40 centimetri da terra e non a altezza pancia. Se è vero che Federer ha vinto major in condizioni precedenti e successive all’omologazione, per Nadal non si può dire la stessa cosa. Se Federer ha dovuto negli anni modificare il suo stile di gioco ai tempi che si evolvevano, Nadal ha dovuto solo presentarsi al top e “try my best, no?”.
L’impressione che si è avuta nel periodo d’oro federeriano era quella di un giocatore che anche quando non era al meglio era semplicemente e palesemente di un altro pianeta (come definito da Agassi nella finale di NY del 2005) rispetto a altri campioni che senza di lui avrebbero vinto molto di più. Nadal, occorre ammetterlo, vince ora anche per degli avversari in delle condizioni abbastanza pietose, con tutto il rispetto. Senza dimenticare che il gioco più performante di Nadal sarà sempre basato sul “far giocare male gli altri” e non sul cercare il vincente, come quello di Roger, ma qui si cadrebbe nei gusti.
E se si parla di risonanza, Federer, malgrado il risultato scontato, fa il pieno allo stadio anche a Busto Arsizio contro Starace, e magari gli ampliano persino lo stadio come a Amburgo… Per sapere cosa succede quando Nadal gioca un match scontato chiedere invece agli organizzatori degli US Open, costretti a dare via a 20 dollari i biglietti del quarto spagnolo contro Robredo, giocato in uno stadio comunque mezzo vuoto e sbadigliante di noia. E se persino Pat Cash arriva a definire i Nadal e i Djokovic “noiosi” qualcosa di vero ci sarà…
Nell’appassionato non tifoso di tennis resta sempre l’idea che Federer possa sempre trovare il lampo di genio, mentre da Nadal si sa già prima del match cosa aspettarsi. In questo, Nadal non batterà probabilmente mai Roger, in qualcosa cioè che i numeri non diranno e non lasceranno ai posteri, perché i numeri hanno una sola forma e non cambiano mai.