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22 Set 2013 17:00 - ATP
Federer, Nadal e co.: i trionfi Slam dopo i 27 anni? Mica facile..
di Redazione
Di FRANCESCO POSTERARO
Riuscirà Roger Federer a tornare alla vittoria in uno dei quattro appuntamenti clou della stagione? E riuscirà Rafael Nadal a eguagliare o addirittura a battere il primato di titoli nelle prove dello Slam detenuto dal suo storico rivale? Fare pronostici, si sa, è il modo più sicuro per esporsi a cattive figure. Ho deciso tuttavia di correre il rischio, avvalendomi soprattutto dell’ausilio della statistica per cercare di rispondere a queste due domande che certo moltissimi appassionati assieme a me si staranno ponendo.
L’età più ricca di successi nella carriera di un tennista è, mediamente, quella compresa fra i ventidue e i ventisette anni. Prendendo in esame i tornei dello Slam disputati nell’era open, ossia dal Roland Garros del 1968 in poi, e considerando come età dei vincitori quella compiuta nel corso dell’anno solare, risulta che i titoli conquistati nell’arco di tempo indicato prima sono stati complessivamente 120. Dunque, 20 titoli in media per ciascun anno dai ventidue ai ventisette.
Si registra poi un rendimento abbastanza costante dai ventotto ai trentuno anni. Sempre nell’era open, in tutto 29 tornei vinti, per una media di 7,25 per ciascun anno di età. Dai ventotto ai trentuno le vittorie scendono quindi, rispetto al periodo precedente, al 36,25%.
In seguito c’è una caduta verticale. Appena un successo a trentadue anni (Ashe a Wimbledon 1975) e uno a trentatré (Agassi agli Australian Open 2003). Rispetto ai ventotto-trentuno il 13,79%; rispetto ai ventidue-ventisette appena il 5%. Un titolo per ciascun anno è stato vinto anche in età più avanzate, fino ai trentotto: ma a riuscirci sono stati solo Ken Rosewall, il più grande fenomeno di longevità della storia del tennis, e Andres Gimeno, che si è aggiudicato nel 1972 un’edizione del Roland Garros disertata da molti dei più forti dell’epoca. Credo quindi che l’eventualità di vittorie in età superiori ai trentatré anni possa non essere presa in considerazione.
Per i lettori che hanno avuto la pazienza di seguirmi fino ad ora penso sia chiaro che queste cifre contengono già una risposta alla prima domanda. Come ha detto brutalmente John McEnroe senza far troppo di conto, Roger Federer non conquisterà più un titolo dello Slam. Da tifoso sono il primo a sperare di essere smentito dai fatti nella maniera più clamorosa. Ma un’analisi oggettiva lascia, purtroppo, pochissime speranze. Dai ventotto ai trentuno anni Federer ha vinto quattro major: in media uno per ogni anno di età. Sulla base dei dati statistici le sue possibilità di aggiudicarsi uno Slam nel 2014, quando di anni ne avrà trentatré, sono pertanto inferiori al 15%. E questo senza considerare che Agassi, l’unico vincitore trentatreenne dell’era open, era stato classificato l’anno precedente al numero due, una posizione molto migliore di quella che occuperà Roger al termine di questa stagione.
Rispondere alla seconda domanda è sicuramente assai più complicato. Nadal ha vinto, dai ventidue ai ventisette anni, dieci prove dello Slam, per una media annua di 1,67. Tenendo presente che nel periodo ventotto-trentuno anni il rendimento cala, come s’è detto, a meno del 40%, se ne dovrebbe dedurre una proiezione futura di altri due-tre successi, non sufficienti a eguagliare il primato di Federer. Nadal, inoltre, miete allori negli Slam da ben nove stagioni. Nessuno, finora, ha distribuito i suoi titoli in più di dieci annate, per cui parrebbe ragionevole accreditare Rafa, al massimo, di altre due stagioni vittoriose, che non è facile possano bastare per aggiudicarsi quattro o addirittura cinque tornei.
Questi gli argomenti contrari. A favore del maiorchino stanno invece il suo incontrastato dominio sulla terra battuta e il numero assai ridotto dei rivali – al momento solo due, Djokovic e Murray (che attende di operarsi alla schiena, e nel 2014 dovrà ritrovare l’abitudine alle competizioni) – data la mancanza di credibili alternative fra i giocatori più giovani.
Insomma, la lepre, Federer, è ormai ferma, esausta per il lungocammino. Ma il cacciatore, Nadal, dovrà correre ancora parecchio per sperare di raggiungerla.