Sinner e l’oro di Riad

La racchetta non fa parte del premio. I sei milioni del Principe munifico, Mohammad bin Salman al Sa’ud, protettore del Paese e delle Moschee, ora anche dei tennisti, sono già sul conto doverosamente tassati. La racchetta è solo il trofeo, una sorpresa per tutti, anche per i tennisti. È d’oro 24 carati, a grandezza naturale e pesa quattro chili, è stata realizzata a mano da dieci esperti orafi in 4 giorni, per 164 ore di lavoro complessive. Informazioni da prendere come oro colato, dato che giungono da Riyadh Season, la struttura organizzativa degli spettacoli sportivi sotto l’egida del Principe. “Or de poche”, visto che l’argent a Riad non va di moda… Fatti i conti, un trofeo che vale 400 mila euro tondi tondi, circa 500 mila dollari sul mercato americano, e molto ricorda la racchetta di oro e diamanti messa in palio ad Anversa (per chi avesse vinto tre volte l’esibizione). Un trofeo che oggi fa bella mostra di sé a casa Lendl, in Connecticut, mentre la Golden Racquet di Sinner nessuno sa dove finirà, ma non escluderei un caveau di qualche banca.

Se bin Salman voleva colpire la fantasia, c’è riuscito. Come si dice, una racchetta d’oro apre tutte le porte. In cinque giorni di tennis ha messo in mostra una delle più belle partite della stagione, sei volti di tennisti felici, e ha ampiamente irrorato la già nota richiesta di un grande torneo per la sua capitale. Lui vuole uno Slam e non intende offendere le tradizioni. Che sia il quinto Slam, fa trapelare. Il primo e unico sulla superficie indoor. Non è argomento che renda felice l’Atp, che ritiene quello spazio già felicemente occupato dalle Finals. Ma un Masters 1000, il decimo, potrebbe salvare baracca, burattini e future sponsorizzazioni saudite per il circuito.

Di certo Riad lascerà il segno, nel tennis. E da un’esibizione non è logico aspettarselo. Il tennis espresso da Jannik Sinner, così compatto, sferzante e violento in tutte le sue fasi, dal servizio alle conclusioni a rete, cambia i termini della sfida in atto con Carlos Alcaraz, e potrebbe tradursi nei prossimi mesi, tra vittorie negli Slam e punteggi in classifica, in un dominio totale. Non dico che ciò avverrà di sicuro, ma è un’ipotesi che, visto il livello di tennis espresso dall’ex n.1 a Riad, merita di essere azzardata. «Mi piacerebbe giocare sempre così bene», butta lì Sinner, che davvero non è uno sciocco. Sa bene anche lui (l’ha verificato nei fatti) che su quei ritmi di gioco ossessivi che produce, e sotto quella tempesta di colpi, anche Sua Fluidità assume forma gassosa e tende a dissolversi nell’aere. Carlitos ha cuore e attributi, e ha reagito aggrappandosi alla parte migliore del proprio repertorio, scelta che ha reso la seconda frazione della finale, uno dei set più entusiasmanti dell’intera stagione. Ma alla fine ha ottenuto sei game, non ha avuto manco mezza palla break, e sui servizi di Giannik gli è andata di lusso quando si è issato fino al 30 pari.

Nel corso della stagione Sinner ha giocato 49 match, 28 negli Slam, 21 negli altri tornei, ne ha vinti 43, e ha applicato la regola del “sei”, la stessa imposta a Carlitos nella finale di Riad (parliamo dunque di game concessi all’avversario) otto volte nei tornei due su tre, tredici volte invece quella dei “nove game” nei tornei tre su cinque dello Slam, per un totale di 21 match, poco meno della metà dei confronti giocati. La strada del dominio totale, Sinner la conosce bene, e quando può la mette in pratica. E quel «mi piacerebbe giocare sempre così», sa tanto di obiettivo futuro, da raggiungere con i modi che ben conosce: studio, applicazione, sacrifici.

A Riad Sinner ha rimesso la “pallata bollente” nelle mani di Alcaraz. Uscito dalla finale degli US Open con il propositivo di rendere il proprio tennis meno prevedibile, Jannik è stato ai patti e ha inserito cose nuove. A cominciare dal servizio per giungere a quella fluidità della quale Alcaraz pensava di avere l’esclusiva. Ora è lo spagnolo che deve replicare, ma l’idea di una superiorità definitiva su Sinner è già tramontata. Intanto Carletto ci prova scherzando: «Prossimo obiettivo sci e kart», sfida subito accettata da Sinner («Facciamolo!») in uno scambio social… Sugli sci Jan è un campione, i kart sono la sua passione. Mi sa che Alcaraz ha pescato male…

Pensieri che prendono forma alla vigilia della volata conclusiva. Non c’è più tempo per correre dietro al n.1, ma solo per aggiungere trofei al proprio curriculum, su tutti quello delle Finals a Torino. Sinner da oggi è a Vienna, giocherà contro Altmaier, poi (forse) Cobolli e Bublik. Se deciderà di saltare Parigi, è probabile che accetti di giocare in Davis. È una decisione che spetta a lui. Io mi auguro di vederlo a Torino, poi anche a Bologna.

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