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27 Mag 2025 13:31 - La parola del Direttore
Alcaraz è pronto a mettere un Sinner nel motore
di Daniele Azzolini
Il piano assume ormai connotati precisi. Metto un Sinner nel mio tennis… Il che, detto così, sembra la riesumazione di un’antica pubblicità, “metti un tigre nel motore”, che funzionava bene, anche se eri costretto a chiederti perché un tigre e non una tigre. Probabile che a quei tempi, erano i Settanta, motori, volanti e ottani erano considerati voci off limits per le gentili signore, mentre alla tigre si poteva cambiare anche l’articolo indeterminativo. Va meglio con il tennis.
L’idea di appropriarsi di un pezzo di Sinner, infatti, cade a pennello sulle intenzioni di Carlos Alcaraz, numero uno in tante cose, ma non in quella che conta di più, la classifica. Che infatti si rivolge a Sinner e non a lui. Ma il progetto è a lunga gittata, lo sta pianificando oggi per farlo esplodere chissà quando.
Che la direzione sia quella, però, non ci sono molti dubbi. È comoda, “di due ne faccio uno” potrebbe essere il logo della campagna pubblicitaria. E vincente, perché se davvero riuscisse metterebbe Sinner nelle condizioni di scontrarsi con un Terminator dell’ultima generazione costruito sulla forza dello spagnolo sostenuta da pezzi di se stesso. Mi chiedo però se sia anche geniale, e a questo non saprei rispondere. Occorrerà tempo… E si potrà giudicare solo dal prodotto finale. Se davvero condurrà Alcaraz a esprimersi pienamente secondo i suoi estri vagabondi e imprevedibili, sostenuto in questo dalla solidità, dalla continuità, dalla certificata resilienza, che fanno di Sinner quasi un alieno per come sa mantenersi competitivo anche nei periodi peggiori. O se invece produrrà una sorta di effetto ipnotico nello spagnolo, incapace di comprendere, nella confusione generata, chi dei due ha eseguito un colpo, e chi invece gli ha consigliato di non farlo.
Al momento, c’è un Alcaraz del presente, e un Alcaraz con un piede nel futuro. E ancora non si sono generati, fra i due, scontri degni di nota. C’è l’Alcaraz che alla vigilia del Roland Garros dice chiaro e tondo che è qui per vincere – e non per tentare di farlo – il quinto Slam della sua carriera. Vuole essere il primo a vincerne due consecutivi dai tempi di Nadal, e porgere così un suo personale tributo all’eroe nazionale, che nella cerimonia di domenica «mi ha commosso come un bambino. E questo è il caro, vecchio Alcaraz del presente. C’è poi il Carlitos che inneggia alla propria solidità, dopo il successo in primo turno su Giulio Zeppieri, romano de Latina. Un match che di facile ha avuto solo il punteggio, scivolato via a senso unico, e sempre a favore dello spagnolo. In realtà un match abbastanza combattuto, in certi momenti perfino equilibrato, e non giocato male dall’italiano, che ha mostrato spirito di sacrificio e buonissimi colpi. Al punto da indurlo a mostrarsi scontento per non aver saputo fare di più. «Forse avrei dovuto osare, spingere sempre, ma lui è tosto, intuisce con un attimo di anticipo ciò che hai in animo di fare. Un grande tennista», il contributo alla causa portato da Zeppieri. Eppure, tenuto conto del contesto (il debutto nel torneo non è mai facile, per nessuno) e dell’apparente facilità del successo, mi ha stupito ascoltare Alcaraz inneggiare alla solidità mostrata, considerata fino a ieri appena un orpello dei colpi incantatori che sa forgiare sul campo. Un inno ripetuto tre volte di seguito… «È stata una partita solida, davvero molto solida, intendo solida nel significato più pieno della parola». E questo, cari signori, sembra già l’Alcaraz del futuro.
Uno specialista del rosso, che sa attaccare (21 punti su 25 incursioni a rete, contro Zeppieri) e confeziona passanti memorabili da ogni zona del campo, quasi inserisse nella palla le coordinate giuste per atterrare tra i grumi di terra più nascosti e vicini alle righe. Carlos dal maggio scorso ha vinto sul rosso 28 dei 30 match disputati, perdendo contro Djokovic la finale olimpica, poi contro Rune quella di Barcellona. Ed era già infortunato, e infatti ha saltato il “Mille” di casa a Madrid.
Continua così, infatti: «Sono orgoglioso del mio debutto al Roland Garros, il primo turno non è mai facile, ma se sei il campione in carica lo avverti anche di più. Ma sono rimasto tranquillo, positivo. Ho cominciato bene, e ho dato al match il ritmo che serviva. Mi sono concentrato solo sul mio gioco». Tre set risolti in un’ora e 56 minuti. Ora avrà Fabian Marozsan, l’ungherese dal quale ha perso a Roma nel 2023, e poi ha punito l’anno scorso a Indian Wells.
Resta una cosa da chiedersi, sui progetti di Alcaraz. Quale potrebbe essere la risposta di Sinner… E se fosse in copia carbone? Se cioè il numero uno intendesse appropriarsi di qualche pezzo del tennis di Carlitos? Ipotesi affascinante, ma ci sarebbe da scrivere per un altro capitolo. Tocca a Jannik concedere l’opportunità.