20 anni di successi: il video tributo del mondo del tennis a Rafa Nadal
“Sei il numero uno” il più delle volte è un complimento. Stavolta è una notizia. Prende corpo poco prima delle 17, Sinner è in campo, 5 pari nel terzo set contro Grigor Dimitrov. Il bulgaro era sceso sullo Chatrier per battersi contro il numero due, convinto di dover scalare una montagna, ma la giornata così particolare ha finito per attribuirgli un ruolo ancillare, da valletto del ragazzino che incontrò quattro anni fa a Roma, per batterlo senza grandi problemi. Lo scoprì già forte, ora stringe la mano al nuovo numero uno del tennis, che da quella lontana prima volta l’ha sempre superato. Il team “carota”, stretto in un angolo della tribuna, è restio a comunicare la notizia a Jannik, “lasciamolo in pace” fino al termine dell’incontro è la decisione. Ma Radio Chatrier non riesce a trattenersi e lo urla forte. «Jannik, sei il numero uno!» È la notizia attesa dall’inizio di questo torneo, ma anche il complimento che ogni tennista vorrebbe sentirsi fare.
Sinner però ha intuito, e si è fatto trovare pronto. Non si è smarrito, nemmeno in quel terzo set con il bulgaro che ora gli stava dando filo da torcere, dopo i primi due set smarriti nello spazio di un sorriso. Anzi, quando ha saputo, jannik ha tenuto bassa l’emozione e si è preoccupato di condurre in porto la vittoria. In fondo, è la sua prima da numero uno. E quando è giunta l’ufficializzazione, con l’ultima domanda che gli ha rivolto sul campo Fabrice Santoro, «Scusa Jannik, ma ti devo annunciare una novità…», Sinner ha trovato il modo giusto per esprimere la felicità del momento senza dimenticare di augurare a Djokovic un pronto ritorno alle competizioni. Lo ha fatto con semplicità, e con la maturità raggiunta in questi anni di duro lavoro su se stesso. Non è più, Jannik, il giovane apprendista di talento che tutti immaginavano capace di salire sul podio, è un uomo, giovane ma ormai completo. E ha le spalle larghe che servono per assumere il compito di nuova guida del tennis mondiale.
Non è un numero uno per caso. Non Sinner… La scalata che l’ha condotto dalla fine di settembre del 2023 a questa semifinale del Roland Garros, la sua prima, vale da sola il primato che Jannik si è conquistato. Era settimo, allora… Ha vinto Pechino, poi Vienna ed è diventato quarto, la stessa classifica raggiunta da Adriano Panatta nel 1976. In tanti già annunciavano la lieta novella. Per come gioca, disse (e scrisse su Tuttosport) proprio Adriano, è già oggi il numero uno. Poi le Finals torinesi, chiuse dal riscatto di Djokovic, che Sinner aveva battuto per la prima volta nel round robin, pochi giorni prima. E dopo Malaga, Coppa Davis, dove in semifinale finì per affondare il serbo, superandolo dopo aver rimontato tre match point. Nole è un grande alchimista del tennis, uno straordinario attore protagonista, ma ha occhi e intuito per capire che cosa stia accadendo intorno a sé. Il ragazzino lo aveva apparigliato, facendo proprie le sue stesse parole d’ordine. Sono l’uomo giusto al posto giusto che sa giocare il colpo giusto, era il suo slogan che Sinner aveva requisito e portato a sé. Un duro colpo per Nole, che da lì non è stato più lo stesso. Vinta la Coppa, festeggiata al Quirinale da “zio Mattarella”, ecco gli Australian Open, il primo Slam, con la terza vittoria sul vecchio (da ieri) numero uno. Poi Rotterdam e Miami, con Sinner secondo in classifica a pieno titolo, e ormai lanciato all’inseguimento sulla rotta di Djokovic.
La rincorsa è terminata ieri, alle ore 16,53 di martedì 4 giugno, con un comunicato emesso dall’organizzazione del torneo. Un finale che nessuno voleva, ma per noi una data da ricordare. Per la prima volta nel tennis c’è un italiano lassù… Passaggio di consegne immediato, ma non indolore. Djokovic che si ritira per l’infortunio al ginocchio, Sinner che sperava di incontrarlo e perché no, di batterlo ancora una volta. Non era apparso così mal messo il serbo, nel finale del match con Cerundolo. Aveva chiamato i medici sul campo al termine del terzo set, sotto 2-1, e protestato per le condizioni della terra rossa, oltremodo scivolosa ma anche maligna perché capace di bloccare il piede. La resa era stata ipotizzata dallo stesso Nole, nelle dichiarazioni del dopo match. Il ginocchio ha retto i set finali dell’incontro con l’argentino, gli ha permesso di vincere la seconda maratona in 48 ore, ma quando l’adrenalina è svanita è possibile che si sia fatto sentire. Djokovic a suo modo è un lottatore, anche se ama auto commiserarsi, ma non credo che abbia preferito una tranquilla uscita di scena dopo due vittorie “eroiche” al dover affrontare da sfavorito la parte finale del torneo. Se il ginocchio glielo avesse permesso avrebbe accettato di giocarsela. Se non l’ha fatto è perché ha capito che sarebbe stato inutile.
È la fine di un’Era? Forse è così… Federer si batte per costruire il nuovo molo della sua casa (da sei milioni di euro) sul lago di Zurigo, e i suoi avversari attuali sono gli altri proprietari delle ville intorno alla sua che glielo vogliono impedire. Nadal è impegnato in una sorta di giro d’onore, per salutare luoghi e spettatori che gli sono appartenuti, Murray è diventato bionico, ha le anche al titanio, ma correva meglio prima. A ribadire che non sarà un robot, in futuro, a prendere il posto dei tennisti cento per cento “human race”… E Djokovic non era a lunga conservazione come si era illuso. Ma è stato in cima 428 settimane, ed è un record forse irraggiungibile. Ora tocca a Sinner, il nuovo che avanza in un tennis che vuole al più presto aprire le porte a nuove forme di business, pronto a conquistare nuovi Paesi e magari a costruire in Cina e più ancora in Asia nuove tradizioni, nuovi tornei, magari anche nuovi Slam.
Jannik Sinner da San Candido, il paese con vista sulle Dolomiti, può guardare da ieri sera il tennis dall’alto. Molti lo considerano un predestinato, ma per arrivare dov’è ora ci ha messo, studio, attenzione e sacrificio. È il ventinovesimo della serie, e tutti hanno meritato l’accesso al ristrettissimo Club dei Più Forti, anche quelli che hanno governato il tennis per una settimana appena, come Pat Rafter, divino volleador, o due settimane, come Carlos Moya, amico e maestro di Nadal. Avevano vittorie e punti per farcela, non sono stati aiutati da spinte o raccomandazioni. Sono giunti in vetta scalando, con le proprie forze, come ha fatto Sinner che è in testa anche nella Classifica Race di questa stagione con 4900 punti (alla vigilia della semifinale), mentre Djokovic ne ha messi insieme poco più di mille e seicento, ed è appena dodicesimo, al momento fuori anche dalle Finals.
Il primo italiano a salire lassù, nell’unico sport di grande popolarità che non abbia mai avuto – fino a ieri – un primatista italiano. Pietrangeli terzo quando la classifica la inventavano dei giornalisti convinti di potersi assumere il compito. Poi, in Era Open, Panatta quarto (ma con i punteggi attuali sarebbe stato secondo dopo la vittoria al Roland Garros 1976), Berrettini sesto, Barazzutti settimo, Fognini nono… Sinner l’ha meritato, e ora scoprirà che la parte più difficile è mantenersi là sulla cima. Gli chiederanno di vincere tutto, a cominciare da questo Roland Garros. Di dominare la concorrenza, anzi di annichilirla. Gli chiederanno pareri su qualsiasi cosa accadrà in questo mondo. Perdinci, è il numero uno, avrà pure qualcosa da dire, no? Se ne può uscire storditi dal contatto con quel piccolo numero che porta con sé la più grande delle magie. Ma Sinner è ragazzo con la testa sulle spalle, una star dello sport senza smanie né atteggiamenti border line. È serio, costruttivo, operoso, conosce l’importanza dell’impegno, della fatica, dello studio, della crescita personale. Gli servirà tutto quello che ha immagazzinato in questi anni, che pure sono passati in fretta. Potrebbe diventare un dominatore seriale di questo sport. Ma è presto per dirlo. La concorrenza è forte, infinite le trappole che scatteranno al passaggio del nuovo re tennista. Intanto va ringraziato per le belle emozioni che ci sta regalando. Mi limito a questo… Ma voglio che sappia che scrivere di tennis, da quando c’è lui, è diventato ancora più divertente.