Italiano? Sinner bum bum! Il tassista che mi scruta di rimbalzo dallo specchietto retrovisore, si sarebbe assicurato la mia attenzione in mille altri modi. È nato in Francia ma di origini nordafricane, sposato con una romana, parla un po’ la nostra lingua. Lui musulmano, lei cattolica. Vanno d’amore e d’accordo, «e senza particolari sforzi» si preoccupa di spiegare. «Ognuno segue la religione cui sente di appartenere». Ha due figlie, la prima l’hanno chiamata A’Isha, come la moglie di Maometto, che il popolo dell’Islam ricorda come Umm al-Mu’minin, la Madre dei Credenti. La più piccola si chiama Maria, come la madre dei “nostri” credenti. Presto le porterà a Roma dalla nonna, dice dopo aver rotto il ghiaccio, e aver scelto Sinner per farlo.
Sinner bum bum non vale ancora Pablito, ma un po’ sì. Ha già vinto un mondiale in Australia, forse può vincerne un altro, e salire al soglio tennistico come nuovo numero uno. Sta diventando come un lasciapassare, “Pablito” Sinner, una password per fare amicizia con gli italiani, per entrare subito in connessione. I francesi ce l’invidiano, e piace anche a loro, tanto. La classifica dei preferiti dal pubblico si misura in “Popporoppò”. Quando un colpo merita più di un applauso, di un lungo mormorio di approvazione e sbigottimento, una voce si alza sulle altre per il “Popporoppò”, che il resto del pubblicò (tutto) chiude con un alé che diventa un tuono. Ieri Sinner, opposto a Pavel Kotov, ne ha ricevuti 23, il russo si è fermato a 7. E su un passante eseguito con una volée di rovescio dopo uno scambio ravvicinato, che è andata a baciare la riga bianca, due minuti di battimani e doppio “Popporoppò”.
Fare oggi il punto sul torneo vale la pena. L’Italia del tennis ha finito di annientare i francesi, l’altro ieri sera, con la vittoria di Musetti su Monfils, bella e rotonda, costruita su un tennis antico e insieme moderno, o forse è meglio dire “rivisitato” in chiave attuale dal carrarino. “La miglior partita di quest’anno”, dice Lollo. Ma avrebbe potuto dire, in tutta tranquillità, la migliore delle ultime due stagioni. Si è ritrovato arricchendo di tante piccole magie l’impalcatura del suo gioco, tornata solida. Sonego ha battuto Humbert, Arnaldi ha bypassato Fils, poi Sinner ha stracciato Gasquet e Musetti ha preso in consegna Monfils. E la Francia non c’è più, o quasi. Così, la nostra piccola comunità d’incursori se n’è andata cercando nuovi obiettivi, e la scelta è caduta sui russi. La lezione di Arnaldi a Rublev, il primo top ten che batte (se preferite straccia, va bene lo stesso) merita il titolo a parte che Tuttosport gli ha dato. Sinner si è occupato di Pavel Kotov e dei brutti ricordi che portava con sé (il match di Madrid e l’insorgere dei problemi all’anca). C’è una conclusione a tanta prosperità? Potrebbe… Ma occorre attendere stasera, il match delle 20,15 tra Djokovic e Musetti. Forse il sogno di Sinner è quello di raggiungere la vetta in un confronto diretto con il serbo, ed è comprensibile. Ma se a regalarglielo fosse Musetti, l’allure da Grand’Italia risulterebbe amplificata. Per me vanno bene entrambe le condizioni, pur di giungere alla mèta.
«L’ho detto, non penso molto a che cosa potrebbe accadere. Mi preoccupo più di migliorare la mia condizione, fisica e tennistica. Importante è il riposo, tanto più in uno Slam fisico come questo. Fin qui ho avuto buone sensazioni. L’anca non dà fastidio, e sono molto orgoglioso di come ci siamo mossi con il mio team per risolvere il problema. Il tennis è in crescita, e sto riuscendo ad amalgamare le varie parti, per riportarlo al livello di prima dell’infortunio. Il russo Kotov era un buon test, è un ragazzo che sa giocare molto bene, ha anche colpi che non ti aspetti, di sicuro non manca di talento».
Non ha avuto una vita agiata, Pavel Kotov. Ha venticinque anni, viene da Mosca, la madre Lillya gli fa da coach, da segretaria, da portaborse, da cuoca e da autista. Gli sistema perfino le accordature. Il primo coach, Ivan Poliakov è scomparso per un tumore ad appena 29 anni. Pavel lo considerava un fratello maggiore. La tragedia ha rallentato il cammino del russo dal fisico robusto (1,91 per 90 chili), il giro vita abbondante traspare ancora sotto la maglietta attillata. Ma i colpi che produce sono di primo livello, e Sinner è stato bravo a disinnescarli, aprendo la strada alle proprie incursioni, quasi sempre precise, qualcuna particolarmente ispirata. Da segnalare almeno tre drop shot micidiali, eseguiti con tocco leggero, sui quali il russo ha molto mugugnato ma ha desistito dal tentativo di “tirarli su”. Tre break, uno per set, hanno deciso la partita. Andato in testa Sinner si è limitato al controllo del match, senza spreco di energie. Un buon servizio (93 i punti ottenuti per vie dirette) gli ha fatto da puntello.
Il futuro propone Sebastian Ofner, austriaco, o Corentin Moutet, altro francese. «Ofner lo ricordo in una finale challenger, a Ortisei, ma sono passati diversi anni. Moutet lo conosco, è mancino, pericoloso, ma non abbiamo mai incrociato le racchette». Se ne riparlerà domani. Agli ottavi gli italiani sono due, ed è già un’ottima notizia. Potrebbero diventare tre. Aspettiamo Musetti… Chiedono a Sinner: gli manderai un mazzo di rose se batte Djokovic? Sorrisino. «Bè, intanto gli mando un in bocca al lupo».
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