Ci sarà anche Danielle Collins al via della prossima stagione tennistica. La statunitense, che concluderà il 2024 in top-10 dopo gli ottimi risultati della prima parte di stagione, prenderà parte con la maglia degli Stati Uniti alla United Cup che inaugurerà l’anno nuovo tra Sydney e Perth. La notizia è che la finalista dell’Australian Open […]
Dopo aver detto varie volte quanto è difficile parlare di Sinner con equilibrio sarà il caso di provarci lo stesso e pazienza se il lettore non riuscirà ad uscire dalla dicotomia “miglior fuoriclasse passato, presente e futuro del sistema solare” vs “giocatorino sopravvalutato che ha vinto uno slam per puro caso e non farà mai più nulla nella sua carriera”. Che tra i due estremi, vagamente ridicoli, ci sia un mondo è sin troppo banale e nemmeno pare il caso di ipotizzare un qualche continuum sul quale piazzare l’altoatesino, lasciando agli amanti del genere queste discussioni.
Più modestamente qui si vuole provare a capire, più che a spiegare, cosa aspettarsi dalla stagione di Sinner, perché già pensare ad una prospettiva più lunga è velleitario, guardate un po’ la fine che sembra aver fatto Tsitsipas o quella di Thiem. I tennisti di altissimo livello sono il prodotto di combinazioni che sono quasi miracolose per come si fondino su degli incastri millimetrici e basta niente per far saltare tutta la macchina. L’augurio, per Sinner come per tutti gli altri, è che non debba succedere, ma quando si fantastica di record su record si conta solo sul fatto che i lettori hanno la memoria corta e per fortuna non verranno mai a chiederti conto del fatto che avevi detto che Zverev, nel 2024, avrebbe già avuto almeno 6 slam nel carniere. E invece.
Sinner ha quindi perso la sua prima partita del 2024 dopo una striscia, cominciata nella fase finale della Coppa Davis 2023, di ben 19 vittorie consecutive. Ha perso in modo netto, nonostante un primo set dominato, visto che da quel momento ha tenuto solo cinque game di servizio su otto e nel terzo set non è mai stato in partita, conquistando appena 4 punti sul servizio di Alcaraz e due su due match point giocati allegramente da Carlitos. Ma la partita, al terzo, era abbondantemente finita, in pochi avrebbero scommesso su una vittoria di Sinner. Questa impotenza, abbastanza evidente, ha già smosso le prime preoccupazioni. Alcuni si sono affrettati ad affibbiarla a qualche inconveniente fisico, nonostante le smentite dello stesso Sinner. Altri hanno tirato in ballo una sorta di stanchezza ma Medvedev ha giocato lo stesso numero di partite e Alcaraz solo due in meno e alcuni giocatori sono già arrivati a 20, come Lehecka, superato nei quarti di finale da Jannik.
Vale forse la pena quindi di entrare meglio nel dettaglio non tanto della partita contro Alcaraz quanto delle precedenti. Sinner ha colto due grandissimi successi, quello contro Djokovic e quello contro Medvedev. E ha battuto giocatori di prima fascia come Rublev, de Minaur, Shelton e Khachanov. Le seconde sono state vittorie indiscutibili, la superiorità di Sinner è stata a tratti imbarazzante e non ci sono dubbi, al momento, che in qualsivoglia torneo o superficie un incontro tra Sinner e uno di questi giocatori avrebbe poca storia. Può capitare la sconfitta naturalmente, figlia di una cattiva giornata o di una giornata strepitosa dell’avversario, ma se restiamo nel piano della “normalità delle cose” Sinner vince nove volte su dieci. Ma contro Djokovic e Medvedev?
Ci sono verosimilmente da fare due tipi di discorsi diversi. Djokovic è decisamente in fase calante, la rinuncia a Miami va inquadrata in un’ottica preoccupante perché sembra plausibile che il serbo stia cercando di capire in che condizioni si trovi veramente. Djokovic ha giocato molto poco ma ha già perso contro Nardi, contro Sinner e contro de Minaur. A parte queste sconfitte Djokovic ha sofferto con giocatori come Vukic, battuto dal nostro Berrettini qualche giorno dopo, Popyrin e Prizmic. Sembra strano ma va ricordato che Djokovic compie 37 anni tra un paio di mese e la vera stranezza è che appunto non ce lo ricordiamo. Ma il punto che qui vogliamo affrontare è un altro: se Djokovic è questo con Sinner non ci vince mai più, ma se tornasse anche solo quello della finale di Torino? Il livello di Sinner, per quanto alto, non è sufficiente per considerarlo favorito in un match del genere ma chissà se avremo smentite o conferme.
Altro ancora il discorso contro Medvedev. Il russo a Melbourne, fino a quando è riuscito a mantenersi in piedi, era avanti 6-3 5-1. Le sei ore in più giocate nel torneo sono arrivate tutte insieme e tanto è bastato perché Jannik vincesse il suo primo slam, ma la sensazione che in un match del genere con il russo non parta favorito è rimasta.
Tutto questo ci porta ad una considerazione tutto sommato banale. Sinner è verosimilmente il più forte giocatore italiano mai visto ma questo, in uno sport in cui la nazionalità conta poco, ringraziando gli dei, non basta per ritenere che la stagione sarà sicuramente ricca di successi. Perché vinca devono, as usual, incastrarsi molte cose, e con avversari come Alcaraz, Medvedev, un Djokovic in condizioni diverse, e probabilmente lo stesso Zverev, l’italiano parte al massimo alla pari, vagamente sfavorito. Sono quattro giocatori, che può battere se le cose vanno per il verso giusto ma non è certo detto. Per questo non si deve chiedere a Sinner di vincere tutti i tornei in cui incappa, al limite questo può valere per Alcaraz, che infatti ha risultati decisamente diversi da quelli di Sinner in carriera. Ma arrivare in semifinale in tutti i tornei, slam compresi, a questo punto è l’obiettivo minimo.