Il day after di Luca Nardi, dopo la vittoria contro Novak Djokovic, è qualcosa di speciale. Il pesarese, passata la nottata (insonne, chiaramente) ha ricevuto una mezza giornata di relax dal proprio team per tornare in campo solo nel primo pomeriggio di Indian Wells. L’euforia per il trionfo contro il numero 1 del mondo deve essere messa da parte perché ora c’è un quarto turno di un ATP Masters 1000 da preparare, contro un cliente difficile come Tommy Paul. Soprattutto per chi prima di sabato non aveva mai battuto un top-50 e ora viene catapultato in una nuova dimensione.
Al termine dell’allenamento ricco di sorrisi, scherzi e palleggi per sciogliere il braccio, siamo riusciti a fermare l’allenatore Giorgio Galimberti per scambiare due parole sulle sensazioni e i pensieri per un successo del suo allievo che potrebbe cambiarne la carriera.
Giorgio, che giornata è stata ieri?
“Una giornata sicuramente emozionante. Quasi da commuoversi. Però ddevo essere onesto: ci credevo fin dalla sera prima e cercavo di far capire a Luca che ci poteva giocare, perché ha dei mezzi incredibili e ieri l’abbiamo visto. Io ero consapevole, lui un po’ meno. Però dopo un paio di game abbiamo visto che anche da fondo campo poteva giocare con Novak. L’abbiamo visto, era un po’ falloso obiettivamente all’inizio, però dopo un po’ il livello si è alzato tantissimo e Luca ha giocato un tennis strepitoso. Veramente. Anzi, gli è stato quasi sempre sopra. Novak si è salvato un po’ col servizio, ma di base da fondo campo Luca è stato superiore, ha giocato più vincenti di Nole. È una partita che da certamente conferma del livello. Si guarda avanti, abbiamo Tommy Paul: è un’altra partita secondo me giocabilissima, bisognerà comunque prepararla bene”
La gestione mentale è stata proprio fatta bene vista da fuori. Noi dalla tribuna dicevamo: ‘Speriamo non si perda, non si faccia travolgere…’. È noto che Novak sia un grande idolo di Luca, però si è messo lì e…
“Non ti nego che una delle priorità nella nostra periodo di alleamento è stata la fase di attenzione. Alzare i periodi di lavoro, cercare di fare il possibile per migliorare la sua capacità di stare nel match. Non solo ieri, anche nel match contro Zhang al terzo ha giocato gli ultimi due game finali del 4-2 e del 5-3 giocando benissimo al servizio e secondo me queste cose non si costruiscono al torneo ma si costruiscono prima, col lavoro dietro le quinte e lui ne è consapevole che bisogna alzare un po’ l’asticella, togliersi dalla confort zone ed è quello che cerchiamo di fare quotidianamente”.
Quando dici che ci credevi dalla sera prima, lo fai perché credevi in queste qualità dentro di lui o perché avevi visto qualcos’altro in particolare?
“La sua paura era una sola: fare un’altra figuraccia come contro Musetti a Monte Carlo. C’era questo scheletro nell’armadio che andava tolto. Gli ho detto: ‘Guarda, non c’entra niente quella partita. Sei su un campo importante, stai colpendo bene, hai contro un avversario che ti fa giocare perché Nole ti fa giocare, ti mette in palla. Il problema è che se Luca Nardi… ora senza voler esagerare, ma Luca Nardi gioca bene a tennis, dritto e rovescio. Lo ha dimostrato ieri. Gli ho detto: ‘Guarda: tu esci che hai vinto, esci che hai perso… non lo so, però so che esci dal campo che ti sei divertito e non che hai subito come a Monte Carlo e già questa mia frase secondo me lo ha rassicurato. Divertirsi su un campo da tennis ha una grande valenza. La sera prima la tensione si tagliava a fette eh? Però piano piano, parlandogli di questi aspetti, anche di quelli tattici… perché noi lavoriamo con Simone Bertino che è il mio video-analista dell’accademia che si occupa di tutti i giocatori, però con Luca facciamo un lavoro un po’ più specifico di video-analisi per le correzioni tecniche, lavoriamo più sulla match-analisi sua e dei suoi avversari, quindi quando abbiamo avuto la match-analisi di Djokovic abbiamo visto delle caratteristiche che potevano piacerci, cose da riuscire a fare in campo. Ovvio: a parole, io, facile no? Guardi delle figure, degli schemi, dei numeri. Bene. Farlo è un po’ più difficile. Però lui aveva i mezzi per alzare l’asticella e poi alla fine ci ha dato ragione e lo ha fatto. Concomitanza di cose, pianeti allineati… Tutto quello che volete. Questa settimana, cosa possiamo dire? Terzo lucky loser, che non capita mai, e lo abbiamo beccato. Forfait di una testa di serie ed entriamo al secondo turno. Che dire? È una settimana da incorniciare”.
Mi racconti il momento dal cambio campo per il 5-2 nel terzo set?
“Gli ho chiesto una cosa: non buttare via il game sul 5-2 e pensa al tuo gioco. Gli ho detto. ‘Giochi con Nole, hai tre game da giocarti. Non pensare che ne hai uno solo’. Ed è vero. Lui ha giocato bene i primi due punti, dove è stato bravo Nole. Poi gli altri li ha abbreviati, ma i primi ha provato a giocarli ed era questa la strategia e non dovevamo buttare via un game per giocarci tutto sul 5-3. Molto meglio giocare così, hai uno spirito diverso. Nessun punto è da buttare via, soprattutto quando giochi con un giocatore del genere. Poi però dai, il 5-3: come lo ha giocato? Perfetto, che dire? Nulla”.
Malgrado poi quel rovescio di pochissimo fuori, 0-15, che era anche giusto ma molto sfortunato.
“Lì ho percepito un minimo di tremore alla mano ma mi è piaciuto come ha risposto nei punti successivi”.
Ma poi? Stanotte lui non avrà dormito…
“Nessuno ha dormito, nessuno. Io ho fatto dei sogni stranissimi. Ho sognato Monfils che veniva in accademia da me che mi ha fatto arrabbiare e lo rimandavo in Francia. Cose assurde”.
Ma come si gestisce ora questo? Perché è una cosa bellissima, che però potrebbe anche rivoltarsi contro se presa male.
“Partiamo innanzitutto della gestione momentanea. Prima cosa abbiamo un po’ filtrato cose media e stampa. Abbiamo detto che la stampa e i media abbiano qualcosa, però nemmeno che passiamo la giornata a fare interviste chiamate e quant’altro. Non abbiamo festeggiato. Nulla. Zero. Eravamo devastati ma poi non abbiamo dormito. Ieri c’è stato un lunghissimo post partita, perché abbiamo avuto press conference, mangiare, fare ice bath, fisioterapia. Abbiamo fatto tardi. Stamattina ce la siamo presa comodissima, ha dovuto fare il video per il TG1 perché, insomma, è il TG1, però abbiamo detto: pensiamo a giocare con Paul. È una partita che può cambiare tanto. Parliamo ora di partite che possono valere una stagione. Ora da 100 a 200 punti magari no, ma se passiamo con Paul facciamo un altro grande salto e andiamo contro Casper Ruud o Gael Monfils e sai… Sono partite comunque giocabili. Fai un colpaccio così e cambia la classifica, arrivi magari top-50, entri direttamente in tutti i Masters 1000. Queste partite come vanno preparate? Non festeggiando, ma studiando e preparando il match appunto”.
Quando hai cominciato la collaborazione con Luca, quando te lo sei trovato davanti, hai davvero pensato: ‘Ok, mi hanno dato le chiavi di una macchina davvero performante’.
“Potenzialmente. Ho subito percepito tanto potenziale ma molto da fare. Ho anche avuto una grande disponibilità da parte di Luca nel lavorare. Non nego che abbiamo avuto alcune opinioni diverse ma dove sono poi sono riuscito a far capire dove sia la mia visione tennistica, la capacità di prendere più campo, la capacità di attaccare controtempo che ancora fa poco. Lui che ha questa velocità di gambe, deve essere subito pronto a portarsi via 10, 15 punti così. Ovviamente in due, tre mesi non riesci a stravolgere il gioco, però ieri l’ho visto presentarsi bene a rete. Gli dicevo: ‘Non stare in difesa, non stare solo in attacco, ma stai attento a sfruttare quelle palle un po’ più lente che può darti allora giochiamo e apriamo il campo’. Poi sono onesto e ha inserito anche una cosa che non mi aspettavo: la smorzata. Non avevo parlato tanto di quello, avevo perlopiù enfatizzato la capacità di verticalizzare in avanzamento e prendere la rete obbligandolo a passare o stringere piano la palla corta per poi trovare profondità. Sicuramente la prima palla era basilare. Un po’ di venticello ci ha aiutato, perché ha destabilizzato un pelo il servizio di Djokovic, che ha servito benino e ha favorito noi nel servire in kick e non tirare sempre la prima, perché molte volte ha giocato un ottimo kick e ha iniziato lo scambio. A volte invece si fa ingolosire dalla voglia di colpire sempre forte ma poi giochi con tante seconde. Un po’ di doppi falli ma se li devo pesare col rendimento del servizio sono sì 4, ma nel complesso la qualità è stata buona. Infatti le percentuali di resa al servizio erano davvero valide”.
La smorzata ha lasciato fermo Djokovic almeno tre volte, e non è poco.
“No no, ma la fa molto bene perché la maschera tanto, poi la sensibilità lui ce l’ha da entrambe le parti, anche dal rovescio comunque muove bene la racchetta, la sa fare bene anche al volo. Poi ieri mi è piaciuto tanto quando ha giocato in modo molto cinico, senza troppi sfronzoli, è andato proprio concreto: palla magari bloccata corta, una voleè a correre… È stato completo, ma lui deve capire che i colpi li ha, è un giocatore universale. Come Federer, per fare l’esempio proprio estremo, un giocatore che sa fare tutto. E che diventa, proprio perché sa fare tutto, imprevedibile. Dove è il rischio? Che per saper fare tutto si crea disordine. Quindi se lui riesce a mettere ordine nel suo tennis e scegliere bene i propri colpi, le qualità ci sono”,
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