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Il tennis a misura di Jasmine Paolini, non ha dimensioni così ridotte come si potrebbe pensare. E poi, è grande dentro, e questo fa la differenza. È come un contenitore elastico, che si può riempire d’infinite cose. Lei ci mette il cuore, la volontà, la forza d’animo, la passione inestinguibile che le ha regalato il mestiere che più desiderava. E due gambe rapide nello scatto, di quelle che nel tennis ti cambiamo la vita. Perché non importa la velocità che raggiungi quando sei lanciata, piuttosto quella che riesci a mettere nei primi tre passi, e ti porta sulla palla, anche la più lontana.
Jasmine, Jas, è negli ottavi, ed è la prima volta che taglia il traguardo della prima settimana in uno Slam. Ha 28 anni, compiuti il 4 gennaio scorso, ma ormai ai compleanni australiani si è abituata. È nata nel 1996, l’anno in cui il suo coach a lunghissima conservazione, Renzo Furlan, che la segue dal 2010, ottenne il suo best ranking al numero 19. Jas, senza volerlo, lo insegue. Voglio dire, non è Renzo l’obiettivo (anche lui, tra l’altro, fu negli ottavi a Melbourne), ma la classifica si sta ormai avvicinando, anzi, è quasi a un passo. Entrata nello Slam con il numero 29 (best ranking 26) Paolini è segnalata dopo la vittoria in terzo turno e l’approdo agli ottavi intorno alla ventiquattresima piazza. Ma può migliorare ancora. In fondo, basta continuare così, come sta facendo. E vincere anche i prossimi match.
Lei, però, è tipa da un passo alla volta. Non smania per i record, e non si mette fretta. Non è e non sarà mai una campionessa secondo i canoni comuni, forse anche un po’ scontati, nei quali si sommano vittorie, grandi traguardi e guadagni da media industria, dove i fisici sembrano scolpiti nei marmi delle Apuane e gli atteggiamenti vanno di pari passo a tutto il bendiddio che la Natura ha messo a disposizione. Lei, Jasmine, è primatista in un altro settore, quello della normalità, che nel tennis di oggi finisce per apparire come un’anomalia. Non è alta, non è mai smodata, non si atteggia, e combatte lunghe battaglie con i propri dubbi. Non serve il marmo delle Apuane per vincere, si può fare di meglio. Nascerci e viverci. Lei è di Bagni di Lucca, ma si è presto trasferita a Castelnuovo di Garfagnana, che le Apuane le vede dall’altro lato, rispetto a Carrara. Terra dura la Garfagnana, ribelle, eppure meravigliosa. Capace di forgiare caratteri solidi, coraggiosi, all’ombra del leone rampante posto al centro dello stemma cittadino. Forse il tennis ha una nuova leonessa a guidare il gruppo delle italiane? Forse. Nel suo piccolo, Jas credo sia disposta a provarci.
Una rapida occhiata ad Anna Blinkova, la venticinquenne moscovita battuta ieri, aveva spedito Jasmine a rivelare i suoi dubbi a Furlan. «L’ho vista, è fortissima, riprende tutto, sarà un problema». La russa veniva dal successo sulla numero 3, Elena Rybakina, grazie a un tie break da 42 punti nel terzo set (22-20), ed era ovviamente la favorita del match. E poi… «L’ultima volta ci avevo perso, ma sono entrata in campo convinta, determinata, con una gran voglia di godermi il match senza troppe aspettative. Nel secondo set, dopo che ho vinto molto bene il tie break del primo, quando lei sembrava pronta a prendere il largo, la mia reazione mi è piaciuta. Ho ripercorso mentalmente il piano tattico, ho tenuto basse le ginocchia e i piedi li ho sentiti tornare a collaborare. Era avanti 4-1, ma le ho tolto sicurezze. Sono tornata a spingere bene i miei colpi, lei mi ha regalato tre volée fallite. Forse era un po’ stanca dopo il partitone dell’altro giorno. Ma io non ho più sbagliato niente».
Prossima avversaria, Anna Kalinskaya, una vecchia conoscenza. Jasmine la superò con una certa facilità a Portoroz, terra battuta, nel 2021, primo e finora unico torneo vinto nel circuito Wta. «Anna è tornata a giocare come sa, ha passato una brutta stagione l’anno scorso, ma ora è in ripresa, ha battuto Sloane Stephens e se permettete non è poco… Mi aspetto un match combattuto, molto aperto, senza un vero e proprio pronostico». È comunque un’occasione. Nella zona di tabellone di Jasmine, la più alta in classifica è la ventunenne cinese Qinwen Zheng (15) giunta una sola volta ai quarti, agli US Open dell’anno scorso. Zheng è attesa dalla francese Oceane Dodin.
Ma dite, chi ha battuto la Blinkova non può battere anche Kalinskaya e Zheng? Paolini non lo dirà mai, ama compiere un passo alla volta, lo sostiene e vi si attiene. Gliel’ha insegnato la mamma, Jacqueline Gardiner, nata nel Ghana da madre polacca, poi diventata moglie di Ugo Paolini. Il Ghana è il Paese delle lunghissime passerelle di legno costruite per passare sopra le foreste più intricate. Insegnano a procedere sempre a piccoli passi, attenti a mettere i piedi dove le tavole ti sostengono meglio. Jasmine l’insegnamento lo porta con sé. Ma a questo punto del torneo una sbirciatina alla concorrenza, forse conviene darla.