Wozniacki illumina l’Arthur Ashe Stadium, battuta una spenta Kvitova

La partita tra Caroline Wozniacki e Petra Kvitova era stata anticipata da ogni genere di discorso su cosa abbiano rappresentato le due per il tennis in carriere lunghe, precoci, vincenti oltre ogni limite. Wozniacki di fatto ha portato la Danimarca sulla mappa tennistica globale: icona, numero 1 del mondo per oltre 70 settimane, campionessa Slam, rischia (e glielo auguriamo) di entrare nella Hall of Fame. Kvitova è stata un po’ il simbolo della rinascita tennistica della Repubblica Ceca: numero 2, bi-campionessa Slam, molto più “nel suo” ma tra le più ben volute nello spogliatoio WTA.

Siamo nel 2023 e non credevamo di ritrovarle una ancora di fronte all’altra. Parliamo di due giocatrici classe 1990, vero, ma Caroline aveva chiuso col tennis, o almeno così sembrava, nel gennaio 2020 dopo due anni molto difficili dal punto di vista fisico succeduti (anche) all’annuncio dell’artite reumatoide mentre Petra sta vivendo con buona dignità quello che sembra il rettilineo finale della carriera, anticipato un po’ velatamente nel dicembre 2022 in una conferenza stampa e ora col matrimonio col coach Jiri Vanek che prelude nei suoi pensieri al voler mettere su famiglia nel giro di non molto.

Per una volta, forse l’ultima, le due si sono ritrovate l’una contro l’altra. Il palcoscenico era di fatto tra i migliori che si potessero chiedere: l’Arthur Ashe Stadium di New York. US Open, sessione serale. Si erano incrociate qualche giorno fa nella players lounge, parlavano di cosa potevano essere i rispettivi primi turni, non sapevano (?) che in caso di vittorie si sarebbero ritrovate contro. Stavolta, la settima in carriera, l’ha spuntata Wozniacki: un 7-5 7-6(5) di oltre due ore che ha riproposto tanto della carriera di entrambe. Una più bilanciata, sempre molto solida; l’altra più spregiudicata, aggressiva, fallosa. In queste dinamiche, a Kvitova serviva una prestazione di grande “presenza carismatica” in campo, invece ha sorpreso vederla sempre molto compassata, alle volte proprio giù di corda. Caroline aveva imbastito abbastanza velocemente la partita sul suo piano preferito, lei non faceva nulla per scuotersi. Spesso molto vocale quando c’è da esultare, stasera Petra è rimasta in silenzio per oltre due ore, tossendo anche qua e là tra un punto e l’altro tanto che sia venuto da pensare se anche lei abbia preso contatto col virus che sta circolando tra i tennisti e ha visto Ons Jabeur, Dominic Thiem, Christopher Eubanks, Victoria Azarenka, Emil Ruusuvuori tra le vittime fin qui.

La partita in sé è stata comunque piuttosto emozionante, perché i picchi delle due (purtroppo mai arrivati nello stesso momento) strappavano applausi. Soprattutto Wozniacki impressionava perché oltre alle solite e rinomate qualità difensive stasera ha fatto vedere praticamente di tutto superando la ceca negli ace e nella qualità al servizio, giocando più volte in maniera offensiva col rovescio anche cambiando per prima traiettorie da incorciato a lungolinea mentre di dritto lavorava un po’ di più la palla anche per cercare l’errore della ceca. I primi game, poi, hanno forse lasciato un segno importante in quest ultima: se la partita ha superato abbondantemente le due ore è perché i primi sei game hanno avuto una media di cinque minuti. Ed è un peccato non ci sia stato un set decisivo, visto come la ceca nel secondo parziale aveva prima cancellato il tentativo di allungo della danese sul 4-2 e poi aveva cancellato due match point sul 4-5 per rientrare da 2-5 e doppio minibreak di svantaggio nel tie-break, rovinandosi però col doppio fallo sul 4-5.

Wozniacki ha avuto la notte che sognava da quell’allenamento in vacanza a dicembre, quando ha sentito di nuovo la scintilla. Stasera, tra l’altro, ha forse dimostrato davvero cosa intendeva quando diceva di colpire la palla, in quei giorni a fine anno, come non mai. Di rovescio è stata un pericolo costante tra attacco e profondità a girare punti da fase difensiva a offensiva, di dritto trovava spesso grande profondità per evitare l’aggressione costante della ceca. Voleva una vittoria così anche per dar fiato a quel desiderio di sentirsi subito competitiva: da campionessa, non sarebbe mai rientrata per fare qualche comparsata, ma serviva una dimostrazione anche e soprattutto a se stessa. E ora sì: è la mina vagante tra le più pericolose del tabellone, che la vedrà al prossimo turno contro un’altra ostica rientrante come Jennifer Brady e guarderà da vicino un possibile quarto turno contro Coco Gauff.

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