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Quello che contava era arrivare in finale e Sinner c’è riuscito giocando un partita non troppo entusiasmante contro un avversario in fiducia, che dopo aver battuto Alcaraz sperava di dar seguito all’impresa. Ma Tommy Paul, che aveva vinto l’ultimo match contro Sinner nell’era di Eastbourne è uno che è in certamente difficile da superare ma che per battere uno dei più forti deve avere un aiuto dall’avversario. Alcaraz in effetti si è quasi battuto da solo nel turno precedente e Sinner stava cercando di emularlo, iniziando male il match e chiudendolo con qualche balbettio, facendosi brekkare al momento di servire per il match. Però Sinner è più forte di Paul, banalmente, e il margine tra i due è stato sufficiente perché alla fine l’italiano arrivasse alla sua terza finale di un Masters 1000, la seconda quest’anno, dopo Miami. Pazienza quindi se non è stata un bella partita, se la percentuale di prime è stata un disastro, se i vincenti sono stati meno degli unforced, che è appunto uno dei criteri vagamente oggettivi con cui leggere i match. Quel che conta, l’abbiamo detto, è che Sinner potrà giocare la finale. Troverà Alex de Minaur, che dopo aver approfittato anche lui della brutta giornata del rivale a differenza di Paul si è ripetuto, anche perché il suo compito era decisamente più agevole. Davidovich Fokina non è mai entrato in partita ed è riuscito nella discutibile impresa di vincere un solo turno di servizio sugli otto giocati, probabilmente un record a questi livelli. Sapremo se questo disastro ha condizionato de Minaur, anche lui balbettante col servizio nel secondo set, che potrebbe anche risentire delle fatiche di queste due settimane. Quello che è sicuro è che se ripete la stessa prestazione di oggi per Sinner arriverà la quarta vittoria su quattro contro l’australiani e soprattutto il primo grande successo.
Semifinali
[7] J. Sinner b. [11] T. Paul 6-4 6-4
A. de Minaur b. A. Davidovich Fokina 6-1 6-3
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