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A questo punto non si vede come evitare l’epilogo che è sembrato scritto sulla porta di ingresso di Church Road già dopo il sorteggio dei tabelloni, quello che vedrà Carlos Alcaraz tentare di interrompere l’incredibile striscia di Novak Djokovic, che non perde a Wimbledon dal lontano 2017. Certo, entrambi hanno un’altra partita da giocare e non con due avversari semplici. Ma a giudicare da quanto si è visto sin qui qualsiasi risultato differente sarà una sorpresissima, di quelle che non si vedono da chissà quanti anni. Certo, i due ci arrivano in modo ben diverso, perché se il cammino di Djokovic è stato agevolato da avversari decisamente teneri, quello di Alcaraz è stato un girone infernale lastricato di agguati e pericoli di caduta quasi ad ogni passo. Oggi Rune l’avrebbero battuto in pochi, come in pochi avrebbero battuto Berrettini due giorni fa e lo stesso Jarry aveva indovinato un gran match che avrebbe meritato altre soddisfazione. E invece tutti si sono scontrati con il ragazzino spagnolo, già numero 1, con margini di miglioramento enormi, soprattutto nella gestione tattica del match, e che ha mostrato un adattamento all’erba – all’erba finta di WImbledon – che non era difficile prevedere. Così, quel sentiero pericoloso è diventato un corridoio cosparso di petali di rose. Rune ha combattuto come meglio non poteva e forse gli resterà il rimpianto del doppio fallo commesso sul 3 pari del tiebreak ma in ogni caso sarebbe davvero arduo ritenere che sarebbe cambiato chissà cosa, visto il lento sgretolamento che ha subito. Alcaraz ha sempre avuto la partita in mano, giocandola con una seraficità che davvero fa dubitare del fatto che abbia appena vent’anni. Essendo giovanissimo, lo spagnolo incappa ancora in qualche peccato di esuberanza, che contro Djokovic potrebbe pagare molto cara. Ma viene da pensare che soltanto i crampi potrebbero aiutare gli avversari di Carlitos. A meno che Medvedev…
Quarti di finale
[1] C. Alcaraz b. H. Rune 7-6(4) 6-4 6-4
[3]D. Medvedev b. C. Eubanks 6-4 1-6 6-4 7-6(4) 6-1
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