Mirra Andreeva: una 2007 agli ottavi di Wimbledon

L’impatto di Mirra Andreeva nell’universo WTA, a due mesi dall’esordio al torneo ‘1000’ di Madrid, è impressionante. In linea con un’annata dove a livello professionistico ha ottenuto 28 vittorie su 31 partite e, nel circuito principale, soltanto Coco Gauff e Aryna Sabalenka sono state capaci di batterla.

Ha compiuto 16 anni durante il torneo in Spagna, ma a livello tennistico sembra fin qui volare su una nuvola. Sono quei momenti dove tutto sembra riuscire e tutto sia facile, in qualche modo. Un passaggio già visto anche in passato, non per ultimo con la stessa Gauff che fu la più giovane, prima di lei, a raggiungere il quarto turno a Wimbledon, nel 2019.

Nata in Russia, si è spostata da circa un anno in Francia per crescere tennisticamente e già ora la si vede senza quell’imput della scuola dell’est Europa dove tante sono emerse giocando un tennis abbastanza aggressivo ma povero di variazioni vere. Sulla terra rossa, dove oltre agli ottavi a Madird aveva raggiunto il terzo turno al Roland Garros, si metteva particolarmente in luce per capacità difensive, specialmente con l’allungo in laterale sul dritto, oltre al rovescio bimane e un buon servizio. Su erba, era tutta da scoprire.

Per la prima volta impegnata su questa superficie, Mirra ha passato con buon agio le qualificazioni di Roehampton e altre tre turni nel tabellone principale di Wimbledon battendo Wang Xiyu all’esordio per 6-4 4-6 7-5, ha approfittato del problema alla caviglia della testa di serie Barbora Krejcikova al secondo turno con la numero 10 del seeding ritiratasi sotto 3-6 0-4 (i dolori erano nati alla fine della sfida precedente contro Heather Watson, giocò dunque da infortunata tutta la partita successiva) e oggi ha avuto la meglio 6-2 7-5 della connazionale Anastasia Potapova.

Sicuramente entrerà in top-100 dopo appena tre tornei WTA/Slam disputati (e tutti di altissimo livello), ma a impressionare fin qui è la capacità di lettura del gioco e di sbagliare raramente scelta nello scambio, alternandosi molto bene tra pressione da fondo spostando l’avversaria e dovendo lei spostarsi dietro la linea di fondo campo. Ora c’è enorme attenzione su di lei, la stampa l’ha puntata fin da Madrid quando era poco più che un oggetto misterioso, mentre a Wimbledon oggi ha rimediato otto richieste di itnerviste TV più una conferenza stampa nella sala principale, luogo già frequentato nelle partite precedenti.

Caratterino niente male: sembra scherzare un po’ tra sé e sé sul suo essere una timida e introversa, parlando già a Parigi di come le avesse fatto piacere ricevere i complimenti da Andy Murray, di scambiare due parole con Ons Jabeur grazie al proprio coach francese, di incontrarsi con Gauff, e poi raccontare di quanto ci tenga a controllare meglio le proprie emozioni. Proprio al Roland Garros è stata probabilmente graziata dall’arbitro quando ha tirato una palla fuori dal campo colpendo uno spettatore, oggi a tratti si sfogava tra un punto e l’altro senza mai uscire dalle righe ma dando qualche imput su di sé. Nello studio di Tennis Channel, al Roland Garros, raccontava della finale persa all’Australian Open junior lo scorso gennaio, un match di tre ore circa che la fece piangere per giorni e giorni, e di quanto pensa che sia stata forse la migliore sliding door per tornare poi a lavorare e sentirsi meritevole dei risultati poi ottenuti.

Fin qui, per lei sembra quasi essere a un Luna Park, invece sta entrando nel tennis di alto livello con grande determinazione. Sarà importante, senza essere troppo banali, la gestione dei primi momenti delicati. Gauff, nel 2019, faceva gli ottavi a Wimbledon, il terzo turno allo US Open, vinceva il primo titolo WTA a Linz e la settimana successiva in Lussemburgo ha avuto una crisi di nervi in campo nel primo turno. Doveva staccare, prendere fiato, e nel gennaio 2020 batteva Naomi Osaka al terzo turno dell’Australian Open: “Sto vivendo in paradiso” disse intervistata a bordo campo dopo quel risultato. Come Andreeva, e come la stessa Gauff, il circuito WTA ha visto negli anni tante protagoniste davvero giovani avere impatti importanti. Mirra sembra avere a sua volta ottime credenziali: oggi ha battuto Potapova sia nel gioco (durante il primo set) sia nell’atteggiamento (nel secondo, rientrando dall’1-4 e con l’avversaria che ha sprecato tanto nei momenti cruciali) con Anastasia che pochi anni fa era allo stesso modo attesa con buon interesse avendo deciso già a fine 2016 di smettere col circuito junior per cominciare la sua scalata. Eppure non tutto è andato come sperava e ritrovando solo da un anno circa una graduale continuità.

Mirra, nel frattempo, tornerà in campo martedì per giocarsi un posto tra le migliori 8 di Wimbledon. La sua avversaria sarà un’altra giocatrice che aveva l’etichetta di possibile stella del futuro poi piano piano sbiaditasi nel tempo: Madison Keys, balzata agli onori della cronaca quando a 14 anni vinceva una partita contro Serena Williams nel campionato a squadre statunitense e che ha passato il resto dell’adolescenza come punta di diamante del tennis femminile statunitense prima di bloccarsi anche a causa di tanti infortuni.

Mirra ha avuto un impatto travolgente e questo sarà probabilmente il torneo che la lancerà davvero verso nuovi orizzonti. Una ‘2007’ sarà tra le 16 che lotteranno per vincere Wimbledon. Detto così fa ancor più impressione. Tutto meritato, e ora vediamo come proseguirà.

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