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Ci ha provato Eubanks a continuare la sua striscia di vittorie sull’erba cominciata a Maiorca e chiusa da un Daniil Medvedev che ad un certo punto sembrava non sapesse più che pesci pigliare. Il russo si è aggrappato al servizio perché quando doveva rispondere al numero 43 del mondo – 31 da lunedì prossimo – nemmeno le sue incredibili virtù atletiche riuscivano a trovare il modo di rimandare la palla dall’altra parte. A tratti l’esplosiva potenza dell’esile Eubanks è sembrata devastante, perché anche se non gli riusciva l’ace, il seguente dritto, sovente a uscire, apriva squarci nella difesa di Daniil. Dopo la partenza rasserenante, con Medvedev che andava subito avanti, per circa un paio d’ore la partita l’ha avuta in pugno lo statunitense, tanto che all’inizio del quarto in molti hanno pensato che avremmo avuto un’altra sorpresa in semifinale. Ma come si dice, non si vene la pelle dell’orso prima di averlo ucciso, soprattutto se russo, e Daniil, come detto all’inizio, si è rassegnato a subire la gragnuola di colpi quando rispondeva ma ha tenuto lontanissimo Eubanks quando serviva lui. La soluzione al tiebreak si capiva che non solo era inevitabile ma anche decisiva, perché quel ritmo lì non era pensabile che potesse essere mantenuto a lungo. Medvedev ha pazientemente atteso l’errore sulla prima – 1 su 5 per tutto il quarto set, bastava quello – per entrare nello scambio e trovare i due minibreak decisivi per pareggiare il conto. Pareggiare? Ma no, come dicevamo la partita si chiudeva, perché Eubanks finiva l’adrenalina e l’incredibile 80% di prime nel quarto set diminuiva di quel tanto che permetteva Medvedev di non correre più rischi.
Prima semifinale a Wimbledon per Medvedev, la sesta complessiva negli slam, probabilmente contro Alcaraz. Il numero 3 contro il numero 1, e dall’altra parte c’è il numero 2. Manca il numero 4, meglio così.
Quarti di finale
[1] C. Alcaraz vs [6] H. Rune
[3] D. Medvedev b. C. Eubanks 6-4 1-6 4-6 7-6(4) 6-1
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