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La svolta di Wimbledon, Sinner davanti al suo futuro

Alla fine ci siamo arrivati. Dopo tre anni di attesa e qualche delusione la partita che oggi Janni Sinner giocherà contro Novak Djokovic a Wimbledon ci dirà quel che resta da dire. Sinner è davvero in grado di poter vincere uno o più slam o il suo livello – altissimo, rispetto ai mediocri standard italiani – rimane un gradino più basso? Di questo parla la partita che dalle 14 di oggi terrà incollati allo schermo il numero probabilmente più alto di italiani che hanno mai visto una partita di tennis. Sinner non è chiamato a vincere e non parte favorito ma il modo in cui affronterà questo Djokovic chiarirà le idee, anche se difficilmente smorzerà l’assurda polemica che circola sul suo conto. Nel tempo è come se si fossero creati due schieramenti, quelli che ritengono che Sinner è destinato a dominare il tennis del prossimo decennio e quelli che ritengono Sinner un ottimo giocatore ma non all’altezza non tanto dei Fab3 – questo non lo crede nessuno – ma di Alcaraz, Medvedev o addirittura Rune. Anche noi ne abbiamo parlato più volte, vedendoci con un certo stupore catalogati tra i “miscredenti” quando non direttamente tra gli “anti-italiani”. Troppa grazia, francamente. Quello che abbiamo già espresso varie volte è che il gioco di Sinner è devastante nei fondamentali da fondo campo, molto buono al servizio, buono in risposta. Il paragone che a noi è sempre sembrato più calzante è quello con Berdych, giocatore che è stato anni top5 nell’epoca dei Fab4, ma questo non è mai sembrato bastare alla fan base di Sinner. Eppure, rispetto a Berdych, è difficile non vedere quanto rispetto al ceco Sinner concede qualcosa al servizio, anche se si fa preferire come mobilità. Il problema su cui ruota tutto rimane la possibilità di Sinner di raggiungere un livello più alto di quello che ha mostrato in questi ultimi due anni e da questo punto di vista siamo abbastanza scettici. Sinner continua, giustamente, a mostrare molto impaccio quando è chiamato a giocare a rete o più in generale di tocco ma è senza senso ritenere che i suoi miglioramenti siano in grado di farlo diventare abile come Bublik o Musetti, per citare due giocatori meno forti ma tecnicamente in grado di fare molte più cose. Ma non è questa la forza di Sinner, sarebbe stato come pretendere, si parva licet, che Nadal o Djokovic cercassero di giocare come Federer. Non è stato così che lo hanno persino superato, ma sviluppando il proprio gioco, rafforzando i propri punti di forza. Proprio contro uno di questi esempi, Djokovic, Sinner dovrà adesso scoprire le sue carte. Il suo cammino, ma è stato ripetuto fino alla noia, ha beneficiato di circostante molto, molto favorevoli, e lui è stato bravo ad approfittarne. Ma oggi pomeriggio Sinner non potrà contare sulle incertezze e sulle deficienze tecniche e tattiche del suo avversario, anzi si trova di fronte uno che potenzialmente sa fare meglio di lui qualsiasi cosa. Del resto abbiamo già detto che parte sfavorito ma questo non significa che parta battuto. Qualche carta qui e lì Sinner può giocarsela, a partire da quella classica, la differenza di età. Sinner è quasi 15 anni più giovane di Djokovic e anche se nessuno ci crede – e la semifinale del Roland Garros è ancora troppo recente per non tenerne conto – una partita lunga potrebbe avvantaggiarlo. E c’è da aggiungere che il Djokovic di questa edizione è stato messo in difficoltà non solo da Hurkacz ma anche da Rublev, uno che gioca più o meno come Sinner ma, spesso, un po’ peggio. Non aggiungeremmo il ricordo dei primi due set dello scorso anno, quando Djokovic si fece sorprendere nei primi due set, perché il serbo non ripeterà quell’errore e fin dall’inizio tenderà a togliere sicurezza a Sinner.

Sono questi i pochi vantaggi che Sinner ha contro Djokovic, ed è inutile nascondersi che vederlo in finale domenica sarebbe una sorpresa abbastanza clamorosa. Il modo con cui Sinner ha approfittato del tabellone è stato certamente confortante, ma fino ad un certo punto, perché le incertezze palesate contro avversari non certo all’altezza diventerebbero delle voragini se si presentassero contro Djokovic. E forse il vero obiettivo di Sinner dovrebbe essere questo, fare una partita di qualità e di grande costanza, se poi finisce come è logico che finisca pazienza. Ma Sinner appunto è chiamato a dire di che pasta è fatto, di mettere a tacere chi pensa che con il tabellone di Alcaraz o di Rune non sarebbe arrivato ala seconda settimana e per far questo vincere sarebbe l’ideale ma anche una “buona” sconfitta potrebbe bastare.

In tutto questo a Wimbledon si gioca anche un’altra semifinale, che vede contrapposti Alcaraz e Medvedev e che pare persino più chiusa dell’altra. Lo spagnolo continua a sembrare sempre più bravo di partita in partita e il modo con cui ha regolato Rune, dopo aver fatto lo stesso con Berrettini, non può non avere impressionato. Se non gli vengono i crampi non vediamo come possa essere sconfitto da un qualsiasi rivale. Medvedev, al contrario di Alcaraz, ha combattuto la sua idiosincrasia all’erba anche grazie ad un buon tabellone, che non gli ha evitato dei rischi notevoli, come quello contro Eubanks, che ad un certo punto sembrava inscalfibile per il russo. Il grande talento, nascosto da quei movimenti sgraziati che sull’erba sembrano ancora più improbabili, gli ha consentito di arrivare alla sua prima semifinale, ma così come per Sinner, vederlo domenica in campo sarebbe clamoroso.

Roberto Salerno

Nato a Palermo, ho scritto un paio di racconti, vari saggi, circa 700 articoli di tennis, ma vado fiero solo di qualche flash, di una in particolare. Sono stato inviato non è tutto questo granché. "è favorevole ad un discorso democratico, in cui tutti parlano e poi lui spiega i motivi per cui gli altri hanno torto"

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Roberto Salerno

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