di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Se una cosa hanno detto queste prime due settimane sull’erba è che il distacco tra Alcaraz e il resto della truppa non solo non diminuisce ma aumenta in modo considerevole. Il modo con cui lo spagnolo si è adattato ad una superficie su cui non aveva mai giocato in carriera forse sorprenderà chi ha ancora ritiene Carlitos un epigono di Nadal ma la verità è che il ragazzino spagnolo ha le stimmate del fuoriclasse assoluto, quello che si prepara a dare la caccia ai record dei fab3. Alcaraz non pare avere punti deboli: un servizio potentissimo e preciso; i colpi da fondo devastanti; una sovrumana capacità di coprire il campo con passi potentemente lievi, passate l’ossimero; una mano benedetta capace non solo di giocare delle splendide smorzate ma anche volée tutt’altro che scolastiche; e persino uno slice terribile, vera e propria rasoiata che diventa propedeutica alla botta successiva, quando l’avversario non è riuscito a fare troppo altro che rispedira dall’altra parte; e come se non bastasse, al Queen’s abbiamo visto come lo slice possa essere utilizzato anche come approccio per correre a rete. Sostanzialmente un mostro. Alcaraz ha tentennato giusto nel match di esordio, contro Rinderknech, ma difficile non pensare che sia il prezzo che anche un fenomeno come lui ha dovuto pagare al fatto di non conoscere dove fosse finito, perché l’erba dei campi del club di Hammersmith dedicato alla regina Vittoria è tutta un’altra cosa rispetto a quella che si trova qualche chilometro più a sud ovest, dalle parti di southfields. E la differenza di erba è forse la vera speranza dei rivali dello spagnolo a partire da Djokovic, che con un entusiasmo quasi misterioso viene dato come sicuro vincitore del terzo slam dell’anno. Seppure possa sembrare chiaro che gli dei hanno un occhio di riguardo per il recordman degli slam, non può sfuggire che le ultime imprese del serbo siano dovute più a circocostanze abbastanza eccezionali che ad una reale superiorità sugli avversari più forti. Prima della finale contro Ruud il serbo stava per essere strapazzato da Alcaraz e certamente è possibile che si ripeta un altro impaccio per lo spagnolo ma per definirlo probabile ci vuole più fede che competenza specifica. Non solo, ma se qualcosa hanno mostrato questi ultimi mesi è che se il distacco di Alcatraz dagli altri è aumentato quello di Djokovic è diminuito, se si considerano le severe sconfitte subite da Rune e da Medvedev prima del Roland Garros. Poi che gli addetti ai lavori facciano pratiche scaramantiche è nell’ordine delle cose ma come diceva Brera non siamo pagati per compiacere il pubblico. Che poi circolano pure due spicci a dirla tutta.
Proprio Rune, più che Medvedev, sembra poter dare qualche fastidio ad Alcaraz, non foss’altro perché il danese si adegua in fretta e non pare avere timori particolari. Forse subisce ancora il fascino degli slam, se si considera come ha perso male contro Ruud a Parigi dopo averlo battuto abbastanza facilmente a Roma, ma l’era ha di buono che c’è meno tempo per pensare e chissà che questo non possa aiutarlo. Medvedev invece si divertirà a fare la mina vagante, a seconda dell’umore. Niente ci sorprenderebbe, né l’eliminazione precoce né la semifinale o addrittura oltre.
Fuori da questo quartetto non possiamo dire che ci sia poco. Per un Kyrgios che difficilmente ripeterà l’impresa dello scorso anno potremmo avere un Bublik magari rigenerato dall’impresa di Halle, dove ha vinto il torneo più importante della sua carriera. Si dovranno verificare i progressi di Zverev, che lentamente sta cercando di riavvicinarsi al gioctore che era prima del gravissimo infortunio contro Nadal a Parigi. Tiafoe potrebbe aver smaltito le sbornie dei festeggiamenti per aver raggiunto la top10. Shelton, Korda e soprattutto il nostro Musetti, potrebbero compiere quel balzo in avanti che tutti un po’ si aspettano da questi ragazzi tecnicamente validissimi.
Insomma il Wimbledon che verrà potrebbe non avere ua finale scontata, quel che è certo è che se Alcaraz non si fa male, l’unico vero dubbio sul ragazzo spagnolo, ci si potrebbe trovare molto presto in una situazione come quella post Australian Open 2004: trovato il numero 1 chi sarà il numero 2 dei prossimi anni?