Il match più bello dell’anno? Probabile, molto probabile. Tre ore e 16 minuti di spettacolo, qualche altalena nel livello di entrambe le giocatrici in campo ma picchi di gioco davvero, davvero elevati.
Barbora Krejcikova è riuscita nell’impresa di battere Iga Swiatek in una finale, rifilare alla polacca appena la seconda sconfitta in un ultimo atto in tutta la sua carriera su 19 appuntamenti, la prima da aprile 2019.
Per farcela ha dovuto esaltarsi, perché anche quando la situazione sembrava pendere a suo favore la numero 1 del mondo trovava quel qualcosa in più che la manteneva pericolosa e vicina alla meta. È arrivata fino a due punti dal titolo, Swiatek, che probabilmente si mangerà le mani stasera, nelle prossime ore, per qualcosa per cui ha dato oltre ogni suo limite fisico, già provata da almeno un paio di giorni da una forma di malessere che si è manifestata con un raffreddore e da ieri occhi gonfi e volto pallido. Già la maratona contro Ekaterina Alexandrova ieri sembrava averle tolto tante delle energie (poche) rimaste, e invece è scesa in campo oggi per provare a conquistare l’undicesimo titolo consecutivo, l’ottavo del suo straordinario 2022.
Questa sconfitta, maturata per 5-7 7-6(4) 6-3, cambia veramente poco del giudizio sulla sua annata. Lascia una macchia, ma svela ancor di più quanto di buono la polacca stia facendo per crescere e non mollare un solo punto. Ci sono voluti sei match point, tutti nello stesso game, alla tennista di Brno per trovare quello giusto. Il nono gioco del set decisivo è qualcosa che andrebbe visto e rivisto per spiegare come mai questa partita doveva sì essere di Krejcikova, ma allo stesso modo la prestazione dell’avversaria è quella di una numero 1 che merita ogni successo che sta ottenendo.
Barbora arriva così a nove vittorie consecutive, girando una partita che si era messa molto male quando era finita sotto 1-5 nel primo set e diventando letale col servizio nel set decisivo. L’unica possibile chance su cui Swiatek può effettivamente recriminare è il dritto in fase di palleggio sbagliato sul 6-5 nel secondo set e 30-30 con la ceca alla battuta. Veniva da un super punto dove aveva impattato perfettamente proprio col dritto sia la risposta che il successivo colpo dal centro del campo verso la sua destra. Aveva una risposta su una seconda palla nel punto successivo, aveva fatto partire lo scambio, eppure al secondo colpo ha messo appena lunga una palla che mai avrebbe dovuto sbagliare, soprattutto perché è un po’ la sua specialità mettere tanta pressione con la profondità. Perso quel punto ha perso anche il dritto, sbagliandone quattro consecutivi e scivolando indietro 4-0 nel tie-break che ha dato il là al primo set perso in una finale dopo 21 consecutivi portati a casa. Altra serie incredibile che oggi ha visto la sua fine.
Trova una marcia in più, Iga, in queste partite ma oggi avrebbe forse dovuto chiudere il primo set con più agilità. Il vantaggio era importante, ma sull’1-5 è un po’ calata nelle energie e Krejcikova, a braccio sciolto, ha vinto tre ottimi punti e riemergendo poi sul 2-5 da 30-40 (brutta risposta della polacca su una seconda di servizio) è diventata sempre più pericolosa. C’erano già punti da applausi, ma dal nono game la ceca non ha praticamente più sbagliato una scelta o un’esecuzione tranne forse la terza palla break avuta sul 5-5, quando su una seconda di servizio ha deciso di rispondere centrale e profondo non prendendo però il campo. È una soluzione, quella, che le ha dato tanto pescando spesso impreparata Iga che indietreggiando non aveva controllo del colpo subito dopo la battuta. In quell’undicesimo gioco però la polacca si è salvata e in risposta ha fatto poi la differenza trovando il break che valeva il primo parziale.
Nel secondo set un calo di Swiatek sembrava dare il là a una copia del match di ieri contro Alexandrova dove ha lasciato la presa subendo un netto 6-2, ma questa è una finale e gli step mentali fatti si vedono anche qui: tenuto il game dell’1-2 è rimasta sempre in scia in attesa della prima occasione utile, arrivata sul 3-4. Un break improvviso, meritato, e con un nuovo game a zero improvvisamente si trovava a un punto dal titolo. Krejcikova reagiva benissimo sotto pressione e salvatasi a sua volta nel dodicesimo game ha trovato l’allungo decisivo fino al 6-1 nel tie-break alzando sempre più il proprio livello. Dopo due ore e mezza doveva ancora iniziare il set decisivo e le probabilità a quel punto di vedere una ceca trionfare erano molto più alte del previsto perché in queste due settimane, tra Ostrava e Tallinn, non ha mai avuto cali mentre la sua avversaria è sempre stata molto discontinua a dispetto di tanti altri percorsi. I primi game sono andati via velocissimi, poi sul 3-2 per Krejcikova Swiatek si è inventata un miracolo a rete per completare la rimonta da 0-30. Stava grattando le ultime energie, quelle che non ci sono state pochi minuti dopo perdendo la battuta a 0. C’erano tanti vincenti, entrambe ormai andavano a tutto braccio ma Barbora aveva qualcosa in più. Almeno fino ai primi match point. Sul 5-3 40-15 la partita era finita. Morta. E Swiatek l’ha ravvivata con vincenti su vincenti. Di rabbia, di forza, di classe. Uno, due, tre, quattro match point annullati con soluzioni che ormai facevano esplodere il clima già incandescente di uno stadio perfettamente diviso tra la marea polacca e quella ceca. Per quanto ci provasse, però, Krejcikova non si tirava indietro e negli ultimi 10 minuti di partita è stato un continuo esprimersi ai massimi per entrambe. Swiatek ha avuto pure una chance del controbreak, ma la ceca ha servito troppo bene verso l’esterno. La polacca annullava anche un quinto match point trovando profondità col dritto ma non aveva la forza di rispondere a un’altra ottima prima dell’avversaria che sul sesto match point tirava giù il settimo e conclusivo ace della sua partita.
Aveva vinto, Swiatek era sconfitta. Bellissimo l’abbraccio a rete tra le due, in un tripudio di urla e applausi dell’impianto gremito. Iga non riusciva a parlare, mentalmente e fisicamente provata (lei che non è mai stata particolarmente brava a nascondere emozioni, positive e non) e pure Krejcikova ha avuto un momento dove quasi aveva un lacrima in volto durante la premiazione. A suggellare il momento, se vogliamo, tutto il pubblico polacco che cantava “Iga! Iga! Iga!” e Krejcikova che si è alzata dalla sua sedia per chiamare l’applauso e battere a sua volta le mani a ritmo. Dimostrazione di forza di entrambe.
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