[8] O. Jabeur b. [Q] E. Alexandrova 6-2 6-3
Ancora una volta, Ons Jabeur è ‘historymaker’. E nemmeno “riscrive” la storia, in questo caso del tennis arabo e/o africano, perché nel suo caso ha ormai abbattuto praticamente ogni record e semplicemente sta migliorando se stessa, portando sempre più in alto la bandiera tunisina e quella di un movimento femminile che, a livello nazionale, è ormai praticamente incentrato su di lei.
Il primo exploit di alto livello, all’Australian Open 2020, l’aveva vista superare la barriera della top-70 diventando la miglior tennista araba di sempre. Oggi garantendosi l’accesso alla finale nel WTA 1000 di Madrid si è garantita la prima finale di questo livello superando la semifinale di Indian Wells nel 2021 e spingendo ancor più in alto quel limite che vorrebbe sempre più abbattere. A livello sociale, poi, questa finale è un nuovo capolavoro, per tutto quello che vuol dire agli occhi di ragazzi e soprattutto ragazze che possono a oggi vederla come una guida.
C’è tanto di bello in questo exploit, per lei, che oggi ha replicato la prova dominante di ieri contro Simona Halep per battere con lo stesso punteggio (a parziali invertiti) Ekaterina Alexandrova. 6-3 6-2 ieri, 6-2 6-3 oggi. La russa conduceva 6-1 i precedenti, ma tanti fattori oggi vedevano Ons come favorita. La fatica di Alexandrova era un fattore possibile, essendo lei partita dalle qualificazioni e giunta alla sesta partita in una settimana, ma la freddezza di Jabeur e l’aiuto che la terra rossa poteva darle ha forse servito l’assist migliore e guidare la giornata verso la vittoria. Il break che ha deciso il primo set è arrivato in un game molto duro, il sesto, quando Alexandrova si è trovata in affanno sul 40-40 per capitolare poi dopo uno scambio lungo, complicato, dove Jabeur ha sbagliato la chiusura con lo schiaffo al volo ma è riuscita comunque ad allungare lo scambio con un rovescio incrociato che ha di nuovo fatto correre la russa. Ekaterina ha provato una palla corta disperata ma non è la sua specialità e al contrario ha offerto tutto lo spazio all’avversaria per “giocarla” a rete. Finito il punto, entrambe piegate sulle ginocchia dalla fatica.
Serviva un game al servizio importante a Jabeur per allungare e, aiutata anche da buone prime, è riuscita a portarsi sul 5-2 mettendo una seria ipoteca sul parziale, conquistando nel game successivo grazie ad alcune risposte molto profonde.
Nel secondo set c’è stato buon equilibrio fino al 3-3 senza però che ci fossero squilli. Poi, quando Jabeur è riuscita a portarsi 4-3, il match è cambiato. Un brutto dritto che volava via ad Alexandrova ha aperto una fase molto delicata: sul 15-15 la profondità di Jabeur l’ha costretta a mettere un rovescio in rete e un primo doppio fallo l’ha spinta indietro 15-40, completando il game disastroso con un nuovo doppio fallo. A quel punto Ons, chiamata a chiudere, ha giocato alla perfezione con prime di servizio importanti e un rapido allungo sul 40-0, dove la sua seconda palla ha messo fine alla partita.
Sabato sera, contro Jessica Pegula o Jil Teichmann, cercherà di completare questo percorso veramente importante in quello che sarebbe anche il secondo titolo WTA su sei finali giocate, ma che la consacrerebbe ancor di più come simbolo sportivo di un paese, di una cultura e di un continente che è quasi sempre rimasto ai margini della geografia tennistica.
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