Avere vent’anni e goderseli a Roma. Sinner, Musetti, da ieri Zeppo, che a Roma c’è nato e non ci ha quasi mai vissuto. Ma c’è tornato da poco, quasi in un viaggio a ritroso per ritrovare se stesso. Ragazzi alla scoperta del mondo, divisi da pochi mesi di differenza, da una rete e una racchetta.
Uniti invece dall’età e dall’aver preso le mosse da qui, una città “che non è come le altre, ma un salotto su cui camminare in punta di piedi” (Alberto Sordi). Sinner nel 2019, Musetti l’anno dopo, Giulio Zeppieri quest’anno. Ammaliati da un qualcosa che è nell’aria, forse una magia, la stessa che faceva scrivere a Goethe che soltanto a Roma è possibile prepararsi a comprendere Roma. Ragazzi spensierati, almeno per una volta, perché “Roma ha questo di buono, non giudica, assolve” (Flaiano), e chi non lo capisce, a Roma non ci può stare.
Zeppieri e Musetti, dove c’è Zeppo c’è Muso. Lorenzo è lì in tribuna, con la fasciatura bella stretta alla coscia indolenzita, che gli ha vietato di essere in campo. Si cimenta sull’altra sponda, e fa il tifo in grazia dell’amicizia che lo lega al fratello di racchetta. E Giulio ha una gran voglia di essere per una volta come Lorenzo, che spesso l’ha battuto di un soffio. Pensa che sia giunto il suo momento, e risale e si appaia a Maxime Cressy, l’americano di Parigi, laureato in matematica perfino, che gioca il tennis degli antichi, tutto d’attacco. Dai Zeppo, “Roma è la città degli echi, delle illusioni, del desiderio” (Giotto), non lo senti anche tu?
Cressy ha 24 anni, è stato numero 59, ora è 64, finalista in gennaio a Melbourne Summer Set, battuto da Nadal. Sa di tennis, è nelle qualifiche solo perché Roma è un torneo di alto livello, ed è il favorito, perché Zeppo, sì, è forte, è mancino, sta crescendo, ma non ha ancora esperienza nei tornei che contano. Giulio è da poco approdato all’Enjoy Tennis Center di Giuseppe Fischetti, a Roma, dopo dieci anni trascorsi a Latina con Piero Melaranci. È uno che ama rendersi conto di persona delle cose, vuole toccarle con mano, e capire in corso d’opera come cambiarle. Vi riesce lungo un torbido game di 14 punti filati in avvio del secondo set, Maxime spreca e lui tesaurizza. Fa il break e non lo molla più. Ha una cosa in più rispetto al giovane giocatore inesperto di qualche tempo addietro, ha imparato a sfruttare le occasioni. Cressy gliene ha offerta mezza ed è stato punito. Vanno al terzo giocando da pari a pari, e la conclusione ovvia è al tie break. Sul Pietrangeli c’è il pubblico delle grandi occasioni, e Zeppo ora lo sa, anche lui può essere una grande occasione. Vince e quasi si scusa con l’avversario.
Lui, romano, Roma se l’è ripresa. «Uno stadio che fa il tifo per te è l’emozione più grande. Essere entrato nel tabellone è un’esperienza che mi seguirà per tutta la vita». Il seguito sarà oggi sul Centrale contro Khachanov, numero 8 tre anni fa. «Un ostacolo alto, che non vedo l’ora di affrontare». Aggiunge un pensiero condivisibile, sull’Italia dei ventenni che da ieri anche lui rappresenta. «Ognuno di noi ha i propri tempi, e un tracciato da seguire. Sinner e Musetti sono giocatori straordinari e lo stanno dimostrando, ma anche io penso di poter dire qualcosa in questo sport. Finalmente sto facendo le stesse esperienze che loro hanno fatto prima di me».
Sinner è nato il 16 agosto 2001, Zeppo il 7 dicembre dello stesso anno, Musetti il 3 marzo del 2002. Jannik esordì al Foro il 12 maggio 2019 ribaltando Steve Johnson. Ora è atteso da Pedro Martinez, uno spagnolo che quest’anno ha vinto il suo primo torneo, a Santiago. Viene da una brutta sconfitta con Auger-Aliassime a Madrid, il nostro Semola. «Mai presa una stesa così. Sto cercando di cambiare gioco, di mettere in campo più cose, è un percorso ancora da completare. Qualche volta m’ingarbuglio, succede. Ma sono sempre più convinto che sia la strada giusta». Se vince, aspetterà Fognini per il derby o Thiem, l’austriaco che un tempo, prima del lungo infortunio, chiamavano Dominator.
Musetti conquistò i romani l’anno dopo, il 15 settembre 2020. Superò le qualifiche battendo ancora una volta Zeppieri. E spazzò via Wawrinka e Nishikori. Esempi alti, come si vede. Gli amici di Giulio sono 12 e 63 nella classifica, lui ancora 228. Ma l’emozione è la stessa di chi l’ha preceduto. Zeppo l’ha conosciuta solo ieri. E da oggi può convenire con Stendhal su un punto: “La felicità cui si può aspirare a Roma, è quella delle grandi passioni”.
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