[7] I. Swiatek b. [4] A. Kontaveit 6-2 6-0
Seconda finale 1000 della carriera, secondo titolo. Game persi in due finali? due. E fa impressione che questa, sul cemento, si presentava come una superficie su cui avrebbe dovuto lavorare abbastanza per arrivare al primo vero exploit. Eppure, Iga Swiatek, in questo 2022 aveva già raccolto un’importantissima semifinale all’Australian Open e oggi, a Doha, ha completato una settimana eccellente lasciando appena due game ad Anett Kontaveit, la terza top-10 battuta nel suo cammino in Qatar.
Un 6-2 6-0 che risuona molto forte, in una giornata dove per un set almeno non è sembrato si potesse arrivare a un risultato finale così netto. Il punto principale, che alla lunga ha veramente rovinato la giornata di Kontaveit, è stato ancora una volta l’enorme rendimento alla risposta. L’estone, che ieri contro Aljona Ostapenko aveva vinto soprattutto grazie ai punti gratis al servizio arrivati nella seconda metà del secondo parziale oggi ha trovato appena due punti diretti col colpo di inizio gioco.
Nei primissimi game la numero 7 del seeding non è apparsa particolarmente centrata col dritto, un po’ come avvenuto ieri contro Maria Sakkari, ma dal 2-2 la partita ha cominciato lentamente a girare. La sua maggiore aggressività vista ieri oggi è apparsa solo a tratti. Riusciva però molto bene nelle fasi di difesa e contenimento. Dei 10 gratuiti del primo set, molti sono arrivati quando doveva chiudere il punto, uscendo un po’ dalla sua confort zone per prendersi dei rischi (come i primi due colpi scentrati sul 5-2 e servizio) ma in generale la sua pressione e la sua qualità nella coperta del campo hanno fatto tanta differenza contro un’avversaria che non aveva “uscite” facili e si è trovata a dover lavorare tanto per cercare la via del punto.
Alle volte Kontaveit, comunque giocatrice che ama la spinta e mettere abbastanza peso sulla palla, cercava addirittura di rallentare il ritmo e muovere la palla con molta pazienza, per trarre in errore l’avversaria. Non era, però, una tattica perseguibile nel lungo periodo e la stessa Swiatek, preso il comando con il game tenuto al servizio per il 4-2 (abbastanza grave il regalo di dritto dell’estone a chiudere quel turno di battuta, nell’economia del match), ha potuto crescere nel livello generale.
All’ultimo Australian Open si diceva che aveva bisogno di vincere partite sul cemento contro le big, quelle che colpiscono la palla molto forte e possono destabilizzarla nel modo di giocare mettendole grande pressione al servizio. A Doha si è come ribaltato il mondo. Dal terzo turno contro Daria Kasatkina ha cominciato a servire con una costanza mai avuta, sempre sopra al 70% di prime, toccando spesso i 180 chilometri orari. È entrata in fiducia, una bolla da cui non è mai uscita. Il livello di questo torneo sarà da rivedere in altri momenti, a marzo arrivano due 1000 molto importanti come Indian Wells e Miami, ma in questa settimana Swiatek ha scoperto un lato nuovo di se stessa e picchi che forse non sapeva di poter mettere in campo anche su questa superficie.
Aveva già ottenuto un trofeo, nel WTA 500 di Adelaide vinto lo scorso febbraio, ma il suo percorso ancora vedeva molto “rosso” prima di abituarsi a certi ritmi. Questo in Qatar è un passo importante e che la riporterà in top-5.
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