[6] G. Muguruza b. [7] P. Badosa 6-3 6-3
Era una semifinale storica per la Spagna, perché mai prima d’ora due tenniste iberiche si erano spinte contemporaneamente tra le migliori quattro delle WTA Finals e stavolta, a Guadalajara, c’è stato addirittura il derby a decidere la prima finalista da Arantxa Sanchez Vicario nel 1993. L’esperta Garbine Muguruza ha sfoderato una prova molto positiva per battere la giovane e arrembante Paula Badosa, apparsa comunque lontana dagli standard della sua settimana fin qui.
La numero 6 del seeding, che si garantirà un ritorno in top-3 lunedì prossimo nel ranking WTA, si è imposta con un netto 6-3 6-3 nella miglior prestazione della sua avventura messicana. Un livello cresciuto di parecchio rispetto alle prime due partite del Round Robin, già più simile a quello mostrato nella terza partita contro Anett Kontaveit e che poteva di fatto dilagare non fosse stato per la caparbietà di un’avversaria che ha cercato ogni occasione per rimanere quanto più possibile in scia ritrovandosi alla fine con un inatteso 0-30 in risposta mentre la bi-campionessa Slam cercava la chiusura del match ma senza riuscire ad arrivare a palla break.
Muguruza a tratti sembrava poter divorare la palla. La sua facilità nello spingere, soprattutto col dritto, era dovuta al comando territoriale rispetto a una Badosa costretta a stare un po’ più indietro rispetto alla linea di fondo e spesso a rincorrere le idee di Garbine. Paula oggi era abbastanza lenta, molto scomposta e un po’ troppo rigida col braccio. Probabilmente aveva capito subito che non c’era più tanto smalto quando già al primo cambio campo del match, sul 2-1 Muguruza e col break appena subito, si lamentava abbastanza vivacemente col suo angolo. Il match era già incanalato: l’unica alternativa che Badosa poteva proporre oggi era una palla abbastanza carica col dritto, ma non aveva la giusta profondità e diventava un cioccolatino per Garbine che si avventava e decideva cosa fare, se continuare a spingere in quella direzione o fare un’uscita sul lungolinea.
Le difficoltà per Paula continuavano e da quel 2-1 vincerà appena due turni di battuta nel primo set, entrambe le volte rientrando a fatica dallo 0-30. Sul 3-5, non ha ripreso l’avversaria che appoggiando bene due dritti si è involata verso il primo 6-3. Nei primi game del secondo parziale c’era il secondo allungo. Il break del 2-0 è stato confermato da un lungo turno di battuta dove ha dovuto salvare tre palle break ma era sempre padrona dello scambio. Badosa, a un certo punto, si è anche appoggiata al muretto controllando poi con la mano un punto verso il piede che sembrava darle fastidio. Era per lei l’ultima partita della stagione, ormai lo aveva capito, e probabilmente mollando un po’ di testa sono anche sopraggiunti i fastidi di un’annata molto lunga e faticosa. Si è presa gli ultimi applausi quando sull’1-4 non ha voluto mollare e ha recuperato da 0-40 annullando in tutto cinque palle break, ma in risposta aveva ben poca efficacia e anche nel nono game quando comunque si era trovata 0-30 era stato più per un calo di concentrazione della rivale che si è prontamente ripresa e ha chiuso il match alla prima chance.
Domani, alla mezzanotte ora italiana, la numero 6 del seeding scenderà in campo per la finale più importante della sua stagione. Contro di lei Maria Sakkari o Anett Kontaveit.
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