Us Open, preludio al cambiamento e fine di un’epoca?

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.” Così Tomasi di Lampedusa descrive il complicato e affascinante concetto di cambiamento nel suo capolavoro, “Il Gattopardo “. Affascinante solo quando riguarda gli altri perché quando è il nostro mondo a cambiare la faccenda è decisamente più difficile da gestire.

Un salto nel vuoto che richiede coraggio anche ai grandi campioni e non li risparmia da amare inquietudini: “E se non riuscissi a tornare quello di prima?” Il lockdown, gli infortuni e gli smarrimenti  emotivi sono i principali responsabili di defezioni e assenze di alcuni tra i beniamini più amati del nostro tennis all’imminente US Open.

Se da un lato i campioni attualmente fuori dalle competizioni cercano di ritrovare la forma fisica perduta e di riappropriarsi del ruolo ricoperto da sempre, dall’altro, mai come in questo periodo, sembrano rimasti solo posti in piedi nell’affollato Paradiso dei Top Player ATP.

Federer, Nadal e Thiem hanno salutato i campi con largo anticipo dando già appuntamento al 2022 e compromettendo definitivamente per il resto dell’anno la loro classifica.

Sul versante WTA anche Serena Williams ha annunciato che non parteciperà agli US Open a causa di un infortunio al ginocchio. Annate sfortunate sono capitate spesso, momenti difficili da affrontare sia a livello fisico che mentale ce ne sono stati ma quest’anno gli US Open sembrano destinati a cambiare la storia.

Sul cemento di New York potrebbe chiudersi un’epoca e iniziare un nuovo film. Infatti per la prima volta da oltre venti anni nessuno tra Roger Federer, Rafael Nadal e Serena Williams prenderà parte ad uno Slam. Forse avrà davvero inizio quell’avvicendamento ai vertici del tennis tanto atteso e tanto rimandato da farcelo credere quasi impossibile.

Può darsi che stavolta sia davvero arrivato il momento, come sostiene ultimamente Tsitsipas, di assistere sui campi di Flushing Meadows all’entrata in scena di giovani attori pronti a imbastire nuove trame del tennis, mentre vecchi eroi in panchina sono costretti a pagare come un esoso tributo lo scotto dell’età. In verità ci eravamo un po’ illusi che le vicissitudini sportive dei campioni potessero scorrere eterne come in un film al cinema, ma la vita non è un film e il lieto fine può anche non arrivare.

Diverso il discorso invece per la pausa forzata di Dominic Thiem, l’austriaco infatti compirà tra qualche giorno 28 anni, età della maturità agonistica ma anche spartiacque da cui si può e si deve ricominciare. Lo stesso tennista ha ammesso durante un’intervista al quotidiano Kronen Zeitung di considerare questa tormentata stagione come la fine della prima parte della sua carriera. Nel suo caso potrebbe essere finito solo il primo tempo del film: sta a lui godersi il secondo, con una rinnovata passione e una più matura consapevolezza. Inutile negare invece che per Federer, la Williams e probabilmente anche per Nadal il secondo tempo sta già scorrendo veloce, un po’ per l’età, per infortuni sfortunati o per una modalità di gioco particolarmente usurante per il fisico.

Magari è  la fine di un’epoca o forse no: c’è ancora un forte veterano che non ha finito di raccontare la sua storia.Chissà se l’Open newyorkese ci offrirà uno spettacolo totalmente inaspettato incoronando un nuovo protagonista oppure se assisteremo al trionfo di quel vecchio kolossal che non ci stanchiamo mai di rivedere, il solito capolavoro interpretato da Djokovic che non ha nessuna intenzione di mollare proprio ora davanti all’occasione della vita: centrare il Grande Slam. Qualunque cosa andrà in scena a New York, le luci in sala si stanno spegnendo: mettiamoci comodi che inizia lo spettacolo!

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