Zverev: “Le cose vanno meglio? Già era tutto a posto…”

Intervista di Sebastian Kayser al Die Welt

Traduzione a cura di Lucina Sapienza

Zverev si fa notare per la sua vittoria al Master di Madrid e si prepara così per l’Open di Francia.

Mancano solo tre settimane all’ Open di Francia e già adesso non si può fare a meno di parlare di Zverev come di uno dei favoriti. Al torneo di terra rossa più affollato di Madrid ha coronato una fantastica settimana: dopo aver vinto contro Rafael Nadal nei quarti di finale e Dominic Thiem in semifinale, ha battuto 6-7 (8-10), 6-4,6-3 l’ agguerrito italiano Matteo Berrettini. Era il suo quarto titolo in un torneo Masters.

WELT: Com’è possibile che uno a  Monaco di Baviera perda clamorosamente contro un nessuno come Ilja Iwaschka e una settimana dopo in 24 ore sconfigga la top star Rafael Nadal e Dominic Thiem vincendo il torneo?

ALEXANDER ZVEREV: Il tennis è uno sport strano. A Monaco non ho giocato molto bene a causa del problema al gomito. Mi dicevo che prima o poi avrei dovuto riprendere ad allenarmi e a muovermi normalmente. Non volevo continuare a giocare così, volevo avere dei risultati e il gomito ha tenuto.

Come si è concentrato sul torneo a Madrid nella bolla chiusa del Corona Virus?
Ho cercato, contrariamente al solito, di usare a malapena il cellulare. Non era sempre spento, ma non l’ho guardato quasi per niente, ho fatto molto poco, mi è sembrata una buona cosa.

Cosa significa in particolare per lei la vittoria contro Nadal, il re della terra rossa?
Sono uno dei tre giocatori che ha sconfitto Nadal sulla terra rossa, Federer sull’erba e Djokovic sul cemento. È una cosa straordinaria, e in Spagna contro Rafa sulla terra rossa è stato un momento che non dimenticherò mai. Ma non volevo pensarci troppo, perché il giorno dopo dovevo giocare di nuovo. Cerco di non rallegrarmi troppo, visto che le sfide sono ancora molte.

Anche l’esperienza delle finali Slam e delle sette finali  Masters è stata d’aiuto?
L’esperienza è importante, ma alla fine, chi gioca il miglior tennis vince e Matteo Berrettini ha fatto un ottimo lavoro. Aveva un piano, era così aggressivo e ha colpito forte, sai cosa succede, ma non riesci a fermarlo. Cosa vuoi fare quando la palla arriva a 235 km all’ora?

Il suo grido al break del terzo set è stato il grido di guerra verso il titolo? Dopo di che Berrettini non ha più colpito la palla.
Sì e no, ma da allora ho avuto la sensazione di avere la partita in pugno. Devi quindi ostacolare l’avversario in qualche modo, e io l’ho fatto. Era una finale di Masters, qualcosa di speciale. Vincere un Master è una cosa speciale per ogni tennista.

Alla fine cera di nuovo il pubblico, come è stato?
Beh, è diverso, una finale deve essere davanti ai tifosi, è differente quando non c’è nessuno. Gli sport sono emozioni, sia che si tratti di sport di squadra o di sport individuali. Senti dei rumori, succede sempre qualcosa intorno, questo mi manca.


Secondo lei,  questo come potrebbe funzionare anche in altri tornei?

Non sono un politico, spero che torneremo presto alla normalità. Fino ad allora, si possono fare dei test, affinché il pubblico possa di nuovo essere in grado di assistere alle gare.

E’ andato a Roma lunedì mattina, non è complicato gestire due Masters di fila senza una settimana di pausa?
Certamente non è facile,  ed è per questo che cerco di mantenermi in forma, che mi alleno. Voglio giocare bene anche lì. Non m’importa se i due tornei sono uno dopo l’altro. Ce la posso fare.

Fino all’anno scorso succedeva che   dopo una performance vincente  nei tornei Masters, lei si ritirava in anticipo al successivo  Slam. Prima degli  Open Usa 2020 è stato diverso e si è ritirato in anticipo al Master di Cincinnati per poi arrivare in finale agli  Open Usa. Deve per forza giocare male a Roma per andare avanti a Parigi negli Open di Francia?
(Ride) Spero che un giorno le due cose possano funzionare. I grandi tornei si vogliono sempre giocare bene, sia i Masters che gli Slam. Quindi non perderò in anticipo a Roma di mia spontanea volontà.

E’ già in forma per gli Slam?
Credo che per vincere un Master, devi essere nella tua forma migliore, ma per vincere contro Nadal e Thiem, devi giocare alla grande. Può andare meglio? Certamente va meglio. Ma era già tutto a posto.

Con questa forma fisica, che obiettivi si pone a Parigi?
La mia attenzione è concentrata solo su Roma, per ora, e non pianifico tutto così in anticipo. Roma è speciale e mi piace molto questo torneo, pertanto voglio continuare a giocare come ho fatto a Madrid.

Nadal può vincere a Parigi per la tredicesima volta, oppure adesso la pensa diversamente ora che l’ha sconfitto?
È ancora il favorito, la cosa non è cambiata. Bisogna batterlo, per lui ci sono molte possibilità di vincere ancora. Novak Djokovic, Dominic Thiem, io e alcuni altri siamo stati chiamati a farlo.


L’emergenza è appena stata prorogata a Tokyo, la popolazione è contro le Olimpiadi, crede che i Giochi si terranno?
Mi aspetto che ci saranno, non sono un politico, come ho già detto. Se
le Olimpiadi  avranno luogo, giocherò anch’io, a meno che non debba essere messo in quarantena per quattro settimane e non possa uscire dalla stanza. Se fosse così, sarebbe arduo mantenersi in forma.

Ha già parlato  con la sua partner di doppio misto, Angelique Kerber, cosa ne pensa?
Non ci vedevamo da un po’ di tempo, ma quando sono arrivato a Madrid era già purtroppo fuori. La domanda è se riusciremo ad entrare nel torneo olimpico, non è ancora del tutto chiaro.

A Madrid lei ha brillato nel doppio con Tim Pütz e ha annullato le semifinali solo perché è arrivato fin qui nel singolo. Sarebbe un partner per il futuro?
Soprattutto per le Olimpiadi sarebbe interessante con Tim. Con Kevin Krawietz, Tim e Jan-Lennard Struff abbiamo già parlato di chi gioca con chi. Ci sono due squadre in arrivo, ma Andreas Mies è purtroppo  fuori per la lesione al ginocchio, abbiamo pertanto dovuto riorganizzarci.

In tal caso si tratterebbe di un triplo impegno a Tokyo nel singolo,  doppio e doppio misto.
Il  triplo impegno non costituisce un problema, si tratta delle Olimpiadi. Si accetta di tutto per ottenere il massimo per il proprio Paese.

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