[4] P. Kvitova b. G. Muguruza 6-2 6-1
Petra Kvitova è tornata a vincere un titolo nel circuito maggiore dopo quasi due anni dall’ultimo, a Stoccarda 2019, in quello che è anche il lasso di tempo più lungo della sua carriera da professionista. Aveva bisogno di riavere tra le mani un trofeo, dopo un anno non particolarmente brillante anche a causa dei vari problemi legati alla pandemia e per quello che si era visto a inizio settimana tutto sembrava tranne che potesse prendersi il successo con una partita così dominata nell’ultimo atto. Forse, alla fine, Garbine Muguruza ha pagato la giornata di riposo avuta ieri contro Victoria Azarenka perché fino al suo quarto di finale contro Maria Sakkari non aveva mai avuto il vento a infastidire le dinamiche di gioco. Ieri la ceca ha faticato parecchio, ma oggi (pur con una spinta inferiore del vento) è sembrata più pronta con le gambe.
Non è stata la finale che ci si attendeva, soprattutto ripensando al grande spettacolo che le due diedero nel 2018 quando Petra si impose 3-6 6-3 6-4, con tante emozioni e un lungo equilibrio che sembrava non volersi mai spezzare. Oggi è finita 6-2 6-1 e malgrado non sia sempre stato un tennis di alto livello lei, Petra, ha trovato le giuste contromisure per colpire e contrastare le due avversarie. Muguruza era partita abbastanza bene, avendo anche chance di break sull’1-1, ma da lì in avanti terrà soltanto un turno di battuta, sciogliendosi la prima volta sul 3-2 per la sua avversaria con un paio di gratuiti e poi cercando di forzare troppo nel momento in cui cercava di rimanere nel set.
Mancavano gli angoli, mancava l’energia e le vibrazioni da finale tra due pluri-campionesse Slam, e molto purtroppo si rifletteva sul morale della spagnola, sempre più affossata e incline all’errore. Ha cominciato il secondo set con un break per effetto dei primi gratuiti di Kvitova da diversi minuti, ma non ha saputo concretizzare e i due doppi falli consecutivi dal 30-30 sono sembrati una prima sentenza sulla partita, confermata poi dai cinque game consecutivi persi.
Alla fine, mancata pure la reazione d’orgoglio che l’aveva portata a palla break quando Petra serviva per il match e sciupava un 40-15, aveva una delusione addosso enorme manifestata in un discorso in cui ha usato tutta la maestria e la diplomazia ma qualche crepa, in fondo, c’era. Ed era enorme. È la sua seconda finale consecutiva persa quest anno, la terza considerando anche l’Australian Open del 2020, e stavolta non c’ha capito granché sentendosi però molta responsabilità. Così pur cercando di sdrammatizzare per aver perso per la seconda volta a Doha, sempre contro Kvitova, si sentiva che cercava di arrampicarsi alla ricerca di qualche parola che chiarisse la pochissima voglia di essere lì senza però risultare fastidiosa. Più che comprensibile, molto umano. Per lei adesso dovrebbe esserci il torneo di Dubai dove da testa di serie numero 9 ha la sfortuna di essere la prima a non sfruttare un bye e dunque lunedì dovrà essere di nuovo in campo contro una qualificata, finita anche nella zona di tabellone più dura con Iga Swiatek ed eventualmente di nuovo Aryna Sabalenka nell’ottavo.
Kvitova, invece, si gode il titolo numero 28 della carriera a livello WTA/Slam. Per lei un dato particolare: non ha mai perso una finale quando ha vinto il set d’apertura. 32 vittorie consecutive, con oggi, dal circuito junior (4), ITF (6), WTA (20, con questa) e Slam (2).
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