WTA: primo Barty Party del 2021, Muguruza sconfitta. Titolo anche per Mertens, battuta Kanepi

[1] A. Barty b. [6] G. Muguruza 7-6(3) 6-4

Al primo torneo dopo quasi un anno di stop, Ashleigh Barty è già col trofeo in mano. L’australiana si è imposta nel Yarra Valley Classic, torneo di categoria WTA 500, vincendo una finale molto bella contro Garbine Muguruza, apparsa comunque anche oggi in grande spolvero ma che è stata vittima dell’ottimo lavoro fatto dalla numero 1 del mondo per disinnescare i suoi punti di forza.

Una partita che purtroppo non è potuta prolungarsi oltre i due set, ma che mostrava due giocatrici entrambe tirate a lucido. È stato il leit motiv di tutta la settimana della spagnola, dominatrice assoluta nelle prime quattro partite disputate e con solo due game, al massimo, lasciati per strada a set e lo stesso valeva per una Barty che già ad Adelaide aveva dato segnali molto incoraggianti nell’esibizione contro Simona Halep e che qui ha dato prova del lavoro fatto negli ultimi mesi per essere di nuovo pronta ad affrontare le migliori.

Un 7-6(3) 6-4 di qualità, con l’aggressività da fondo di Muguruza contrastata dal tennis a tutto campo e molto intelligente di Barty, abile a mischiare le trame dei vari scambi e a piazzare i dritti in fase di chiusura del punto, ma soprattutto di provare a mandare fuori posizione l’avversaria col suo radente slice di rovescio che spesso ha pagato. Non c’è mai stata una vera padrona del gioco, però si esaltavano entrambe e Garbine è forse quella che ha qualche rimpianto per un primo set condotto prima 3-1, poi 5-4. Difficile parlare di occasione sprecata pur avendo servito per il set, perché non le stava dando un vero vantaggio e Barty è stata bravissima a rientrare in gara prendendo poi la guida con un gran tie-break chiuso 7-3.

Nel secondo ha sfruttato l’inerzia per prendere lei vantaggio e salire 3-1, ma è stata Muguruza a risalire e portarsi 4-3. Barty, chiuso il game del 4-4, ha poi trovato una marcia in più: perfetta tatticamente nel nono game, ha colto un nuovo break grazie prima a una risposta volutamente bloccata col rovescio che è rimasta bassissima e corta, poi sulla palla break ancora uno slice molto corto in risposta ha mandato fuori posizione Muguruza che si è consegnata, colpita da uno dei tanti dritti vincenti dell’australiana. Al servizio per il titolo, Barty ha dato spettacolo: ace, ace, servizio vincente e nuovo slice corto a chiamare Muguruza a rete, passata con un perfetto lob sulla riga.

Nel 2020 vinse l’unico trofeo ad Adelaide proprio nella settimana che precedeva l’Australian Open, dove poi raggiunse la semifinale. Quest anno è ripartita da qui, da Melbourne e dalla sua Australia, e da martedì andrà di nuovo a caccia di un risultato di prestigio nello Slam di casa sapendo che tra 2019 e 2020 ha sempre fatto almeno i quarti di finale e lo scorso anno si è spinta fino alla semifinale, quando perse una partita durissima (anche per i 42 gradi di quel giorno) contro Sofia Kenin che andò poi a vincere il titolo in finale contro Muguruza.

[7] E. Mertens b. K. Kanepi 6-4 6-1

Elise Mertens ha spezzato, finalmente, un tabù che durava da inizio 2019 e si è presa il sesto titolo WTA della carriera, il terzo in Australia. È abituata a una grande costanza di rendimento: questo era il sessantunesimo torneo giocato dopo la semifinale Slam colta a sorpresa proprio a Melbourne nel 2018 e raramente la belga ha deluso una volta capito che nel suo profilo c’erano tutti i segnali per una giocatrice dalla grande costanza, seppur ancora appena al di sotto delle migliori. L’unica cosa, semmai, è che finiva per raccogliere meno del previsto, e per “meno” parliamo di trofei o finali.

61 tornei, un terzo di questi dove è giunta almeno ai quarti di finale, con nove piazzamenti tra le migliori quattro e sei finali giocate. Tre anni dove il suo rendimento l’ha sempre tenuta tra 16 e 20 del ranking WTA, con picchi al numero 12 e “cali” fino al numero 26. Il punto veramente interessante, fin qui, è che quando ha uno spazio in un tabellone per far bene e arrivare in alto raramente fallisce l’opportunità. Così anche qui nel Gippsland Trophy, torneo di categoria WTA 500 e iniziato con giocatrici come Simona Halep, Naomi Osaka, Elina Svitolina e l’amica e compagna di doppio Aryna Sabalenka, è lei a uscire col trofeo in mano.

Il suo cammino è stato più che valido: primo successo in carriera contro Caroline Garcia, vittoria (seppur col fiatone per le occasioni che le stavano sfuggendo) contro Svitolina ai quarti. Ha beneficiato del bye di Osaka in semifinale, ma è la fortuna che gira dalla sua parte dopo che lo scorso agosto la stessa giapponese vinse contro di lei nel Western & Southern Open per poi dare forfait a un paio d’ore dalla finale contro Victoria Azarenka.

Oggi aveva di fronte Kaia Kanepi, alla prima finale WTA dopo 8 anni, e il risultato è stato un 6-4 6-1 che poteva anche essere più netto se non si fosse un attimo innervosita sul 5-3 e servizio, 30-0, e non avesse lasciato l’estone troppo libera di dominare con i colpi da fondo campo. Però per il resto è stata ineccepibile: solida in difesa, aggressiva ma bilanciata nei colpi quando voleva spingere, soprattutto un occhio sempre aperto su come far giocare male l’avversaria, mandandola fuori posizione e disinnescando la grande potenza che ha nel braccio. Kanepi sul 4-5 ha accelerato troppo, diminuendo di molto il margine e aprendosi a più errori, e Mertens ne ha subito approfittato per prendersi un nuovo break e chiudere il set in suo favore. Nel secondo parziale è partita meglio, con un’avversaria rimasta ancora ai punti sprecati quando doveva far suo il game del 5-5, ed è salita subito sul 5-0, chiudendo poco dopo con un ace sul match point.

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