[2] B. Bencic b. [Q] C. Gauff 7-6(2) 6-7(4) 6-2
In questi casi generalmente si dice che “tutto è bene, quel che finisce bene” e il sorriso enorme sul volto di Belinda Bencic ai microfoni dopo la semifinale vinta contro Cori Gauff raccontava tanto della soddisfazione ma anche del sollievo per aver visto le scorie di un brutto secondo set quasi completamente cancellate. È stata una gran battaglia dal punto di vista sportivo, di intensità, di cambi di inerzia e momenti molto incerti, non sempre però supportata dalla qualità tecnica.
La svizzera alla fine si è imposta in due ore e tre quarti, spendendo probabilmente un’ora in più del previsto sul terreno di gioco dopo aver perso un secondo parziale in cui era molto avanti se non altro nella gestione dei propri turni di battuta fino al 4-1 e nel controllo del gioco. Poi però è subentrato il nervosismo, Gauff ha cominciato a giocare più propositiva e libera da negatività e tutto si è dannatamente complicato. La stessa statunitense, dal canto suo, può rimpiangere un primo set dove pur avendo buttato al vento un vantaggio di 4-1 sembrava comunque poterlo portare a casa perché fino al tie-break era lei quella in costante pressione in risposta.
In quelle fasi sul 4-4 aveva salvato un game con due doppi falli, ma sul 6-5 aveva a disposizione uno 0-30 buttato alle ortiche dai primi errori di una fase in cui si è fatta molto tesa e oltre a non reggere più gli scambi sbagliava di parecchio. Ha perso il tie-break 7-2 dopo una partenza sotto 0-3 e in cui Bencic ha meritato soprattutto per il bel colpo in lungolinea di dritto per il 4-2 che le ha ridato fiato, ma Gauff sapeva di aver sbagliato troppo e alla fine, dalla frustrazione, un raro gesto di stizza dove ha scagliato con forza la racchetta a terra. Entrambe all’inizio del secondo set avevano rendimenti al servizio non brillanti, ma Bencic usciva bene dal primo turno di battuta salvando un 15-40 e poi infilava un parziale di 13 punti a 1 per salire 3-0 e 0-15.
Gauff aveva smarrito compostezza e precisione: fioccavano errori gratuiti e lo scoramento di una partita che le stava sfuggendo. Con un’ottima reazione, però, ha reagito a livello caratteriale impostando i primi punti in modo semplice: servizio per non essere aggredita e cercare di avere la palla sul rovescio. A poco a poco ha colpito i primi due vincenti consecutivi, con buona spinta, e ha ripreso forza. Sul 4-2 Bencic ha perso un brutto turno di battuta perché distratta dalle tre non chiamate dei giudici di linea che hanno costretto l’arbitro a intervenire. Lei ha buttato due chiamate di hawkeye, si è deconcentrata e ha commesso due doppi falli. Gauff aveva ancora problemi alla battuta, e anche dal suo lato fioccavano soprattutto doppi falli, così Belinda ha di nuovo allungato e ha potuto servire per il match sul 5-3.
Gauff in risposta riusciva a esprimersi meglio e in quella fase lei era libera mentalmente, mentre Bencic era sotto pressione. Sul 30-40 la svizzera ha piazzato la seconda, depotenziata e con molto kick, all’incrocio delle righe centrali, poi però ha fallito il match point perché troppo timida, venendo aggredita dall’avversaria che si è poi gettata avanti chiudendo con lo smash e dal 40-40 ha buttato due dritti: uno sotto il nastro nel tentativo di contropiede, uno appena lungo in fase di palleggio.
Sul 5-4, con Gauff al servizio, altro momento delicato: sul 40-40 un dritto molto profondo della svizzera viene chiamato fuori e corretto dal giudice di sedia, che però non da il punto a una Bencic lì molto arrabbiata per la decisione. “Io ti capisco, ma devo dare il beneficio del dubbio perché non era chiaro”, diceva John Bloom. “Tu non capisci”, replicava stizzita Belinda, “siamo 5-4 40-40 e fai così? tu non capisci”. Da un eventuale match point a palla del 5-5 con un rovescio in rete, e 5-5 arrivato con una voleè messa lunga dopo un balzo difensivo ravvicinato dell’avversaria.
La svizzera se non altro si garantiva il tie-break, ma in quel momento tutto le stava girando contro. Dalle chiamate, ai suoi errori per colpi che fino a poco prima le rimanevano dentro, a un’avversaria riemersa a un passo dal baratro e che stava conducendo le operazioni. Così Gauff è salita 4-0 nel tie-break dopo un brutto inizio della numero 2 del seeding, e diversi non forzati. Il tenore non cambiava, ma gli errori sono fioccati poi dalla racchetta della statunitense che riusciva a mettere fine alla rimonta appena in tempo, sul 4-3, con un minibreak vitale seguito da un ace sul 5-4 che ha aperto le porte del set decisivo.
Nel terzo, però, c’è stata poca storia. Gauff aveva poche energie anche perché era la quarta partita in quattro giorni che si allungava così, più una giocata nell’ultimo turno di qualificazioni. In tutto era a sei partite in altrettanti giorni e per lei perdere subito il servizio è stato purtroppo fatale perché le ha spezzato tutte le ambizioni e ha riportato il controllo dall’altra parte della rete. Bencic ha allungato e ha poi raddoppiato i break di vantaggio salendo 5-1. Sul 5-2, nuovamente al servizio per la partita, ha subito prima quel po’ di aggressività rimasta a Gauff ma dallo 0-15 ha evitato lo 0-30 e il servizio poi l’ha aiutata per arrivare alla fine.
“Sono contenta per voi, ragazzi, che vi siete visti un terzo set” diceva ridendo un po’ di se stessa, Bencic, che domani giocherà la sua finale numero 11 in carriera nel circuito WTA. Probabile che questo di oggi sia stato un test importante soprattutto dal punto di vista fisico perché Gauff è vero che aveva diverse fatiche sulle spalle ma come condizione sembrava ottima e Iga Swiatek, la sua avversaria di domani, è anche lei apparsa in grande spolvero.
[5] I. Swiatek b. J. Teichmann 6-3 6-2
Nuova finale, la terza nel circuito maggiore, per Iga Swiatek che era arrivata ad Adelaide dicendo come per la prima volta dopo uno Slam aveva deciso di non tornare a casa e fermarsi una settimana in più down under andando nel South Australia a giocare il WTA 500 sentendosi molto bene fisicamente. Verrà il momento, più avanti, per tirare il fiato ma fin qui la polacca è sembrata molto efficace e in crescendo, giocando oggi probabilmente la sua miglior partita.
Il 6-3 6-2 contro Jil Teichmann è maturato sulla sicurezza che la polacca propone in campo. Alle volte c’è la sensazione che pur di non farsi prendere dalla fretta del momento, di dover magari salvare una circostanza delicata o senta la pressione di un punto importante, riesca in questo momento a prendere qualche frazione di secondo in più, far perdere l’attimo all’avversaria e poi lasciar partire il colpo vincente.
Oggi ha fatto segnare i numeri migliori, con oltre il 70% di prime in campo nel set d’apertura, un break maturato nelle prime fasi e condotto in fondo senza grandi affanni. Teichmann di contro sembrava già col fiato corto, dopo le tre ore di ieri contro Anastasija Sevastova e una programmazione forse impietosa per lei, chiamata a essere di nuovo in campo nella giornata di venerdì mentre Cori Gauff, l’altra protagonista di tre set ieri, ha potuto godere di qualche ora di riposo in più. La svizzera sembrava già al limite, con cambi di dritto in lungolinea cercando di approfittare della traiettoria mancina ma anche errori, diversi, piuttosto netti. Nel secondo parziale ha fatto qualcosa di più soprattutto nelle prime fasi, cercando più precisione nel palleggio e qualche variazione in più dal suo lato destro verso il dritto dell’avversaria che sull’1-2 incappava nei primi veri gratuiti della sua partita.
Nel suo momento di maggior pressione, però, Iga ne è uscita fuori cambiando atteggiamento tra il nervosismo e un po’ di fretta che l’ha spinta sotto 30-40 ai punti giocati con grande calma e precisione per tirarsi fuori dalle sabbie mobili. Da lì non perderà più un punto, prendendo un nuovo break e venendo in qualche modo favorita da una decisione dell’arbitro che ha fatto molto arrabbiare Teichmann. Sul 3-2 30-30 il colpo in uscita dal servizio della numero 5 del seeding veniva chiamato ‘out’, lei chiamava hawkeye che mostrava una palla buona di pochissimo e il giudice di sedia non ha considerato l’azione come punto disturbato dalla chiamata assegnando il punto alla polacca. È una scelta su cui si può discutere, Teichmann sosteneva a gran voce che lei ha colpito la palla perché era lì e non poteva di fatto smaterializzarsi ma non ha completato il movimento della racchetta come farebbe se stesse colpendo normalmente perché ha sentito l’out del giudice di linea. Per l’arbitro la chiamata è stata invece troppo ravvicinata e il suo movimento era per un colpo fin troppo profondo della sua avversaria che non le aveva dato il tempo di giocare, con la palla colpita che è finita poi fuori dal campo. Per questo motivo, dunque, dal possibile 30-40 si è passati al 40-30, Swiatek ha tenuto il game e in pochi secondi era 15-40, trovando il secondo break del set con uno smash anche questo nei pressi della riga di fondo.
Sul 5-2 non ha avuto difficoltà a chiudere i conti, qualificandosi per la prima finale in un WTA 500, ex torneo Premier. Sarà anche best ranking per lei, al numero 16, ma soprattutto sta cominciando a mettere punti in cascina in vista di un periodo che sarà molto complicato mano a mano ci si avvicinerà al Roland Garros: la sua difesa del titolo arriverà dopo appena 6 mesi invece del tradizionale anno, o più, a disposizione di tanti in questo periodo.
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