Australian Open, Brady: “Proverò a godermela. Io in quarantena totale? C’è di peggio che rimanere in camera”

Jennifer Brady, finalista all’Australian Open. Settima diversa finalista negli Slam femminili dallo US Open 2018, nove Majors fa. Un approdo meritato, perché su cemento è da un anno che sta avendo grandi risultati, e arrivato appena dopo l’exploit dello US Open 2020, confermando e migliorando quella semifinale ancora oggi tanto chiacchierata contro Naomi Osaka.

Sabato sarà proprio di fronte alla giapponese, nel tentativo di completare una vera favola conquistando il primo titolo Slam, appena il secondo titolo WTA dopo quello International di Lexington dello scorso agosto.

In conferenza stampa la numero 22 del seeding ha commentato la giornata in campo: “Alla fine c’è voluto molto più del necessario (sorride, nda). Sentivo le braccia che tremavano, le gambe pesanti, ero veramente nervosa. Speravo lei sbagliasse, non lo faceva, ed era molto aggressiva. Avevo cominciato molto bene, poi a un certo punto ho come caricato il pubblico e da lì mi sono fatta un po’ i problemi perché è come se mi fossi messa pressione. Sì credo che sabato ci sarà tensione per me, 100%, inutile nasconderlo. Devo solo accettarla e godermela”.

Come anticipato in altre occasioni, Brady ha ripetuto che lo scorso anno ha fatto la differenza soprattutto a livello mentale: “All’inizio del 2020 sono stata in grado di prendere subito buone vittorie, ma soprattutto di allenarmi con ottime giocatrici. Lì ho visto che non c’era una differenza enorme tra il loro modo di colpire e il mio, non facevano cose straordinarie rispetto a me, allora mi sono detta di provarci”.

A proposito della finale: “Non ho proprio idea di come starò sabato. Penso che ti direi che cercherò di godermi il momento, e tutto, ma ci saranno fasi di partita, game, punti, dove penserò “wow, questo potrebbe essere il mio primo titolo Slam”. Proverò a contenere le emozioni. La semifinale che ho giocato contro Naomi allo US Open è stata straordinaria, purtroppo non c’erano fan quel giorno, se non altro quello sarà un valore in più sabato”.

A proposito invece di Osaka: “I miei primi ricordi di lei risalgono addirittura ai tornei locali, junior, in Florida. C’era anche sua sorella. Una volta giocai contro Naomi in un torneo del circuito minore, mi sembra che lei fosse tipo appena dentro la top-200. Quel giorno mi impressionò per come colpiva forte, mi dissi che questa aveva qualcosa di speciale (ride). Non credo di poterla paragonare a nessun altra con cui ho giocato fin qui. Ti mette una pressione enorme, è capace di tenere la battuta in 45 secondi e colpire verso di te con grande potenza e ti costringere a essere aggressiva, a prendere molti rischi: o prendi il comando dal primo colpo, o rischi di dover correre a lungo, e io non voglio (ride). “.

Infine, lei fu una dei 72 tennisti costretti all’isolamento totale appena arrivati in Australia. Ha finito per recuperare raggiungendo la finale: “In quel periodo le giornate erano abbastanza regolari. Sono una che ha molte abitudini. Pensavo più che altro ai pasti, a ordinare cibo da fuori… facevo esercizi, avevo una chat di tenniste con cui fare spesso dei Face Time di gruppo e tenerci compagnia… Cercavo più che altro di rimanere positiva, pensando anche che c’erano cose ben peggiori di rimanere chiusa in una stanza d’albergo”.

Karolina Muchova invece era, comprensibilmente, più amareggiata. È arrivata quasi subito in conferenza stampa e nella sua testa c’erano ancora le scorie dell’ultimo game e degli enormi sforzi non fruttati nelle palle break mancate: “Lei ha servito bene, ha giocato bene, io non sono riuscita ad approfittare delle occasioni. Purtroppo è andata così”.

Il fattore positivo della ceca, però, è un periodo che si conclude con il miglior risultato Slam in carriera, un inizio d’anno estremamente positivo e la consapevolezza che se lo scorso anno aveva perso qualche partita di troppo all’inizio e aveva qualche dubbio, la strada intrapresa è giusta: “Me ne vado da qui con una semifinale. Devo ancora accettarlo, ma è un bel traguardo. Farò passare una giornata o due e poi sicuramente me lo godrò. Ho battuto ottime giocatrici: la numero 1 Barty, prima Mertens… Ho avuto le conferme che me la gioco con queste ottime giocatrici e posso ancora lavorare e crescere tanto”.

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